Il pugno in faccia
Aurelio Di Matteo
E d’un tratto ritorna il “medioevo”, quando le religioni decidevano i rapporti civili, quando le fedi politiche predicavano la loro intoccabilità, quando si alzavano roghi in Campo dei Fiori o le fiamme avvolgevano donne tacciate di essere streghe. Per fortuna che oggi ci si è limitati all’uso del pugno. E siamo passati dal pugno chiuso al pugno in faccia! Uno era il simbolo dell’intoccabilità di una fede politica, l’altro lo è oggi della fede religiosa. E chi glielo dice ora a Francesco, quello di Assisi non quello di Roma, che del “pugno in faccia” ha fatto la sua ultima Enciclica, il suo Manifesto, la sua condanna della più grande conquista – la libertà di pensiero e d’espressione – compiuta dall’Occidente attraverso secoli di lotte e di sacrifici da semplici uomini e da grandi eroi, lotte e sacrifici conclusi con il crollo dei più truci totalitarismi prodotti dalla fede politica diventata pur essa fede religiosa. Il passaggio dalla fede religiosa a quella politica – e viceversa – è facile e anche giustificato. La fede è fede, in ideali o in credenze, in valori o in un leader. E anche questo è libertà di pensiero e d’espressione! La libertà di pensiero e d’espressione o è totale o non è! Chiamatelo pure Illuminismo – o come volete – ma è su questo principio che si fonda la democraticità dei rapporti civili e sociali, e comincia proprio con il rifiuto della violenza e della forza fisica nel Dia-logo intersoggettivo. Sarà un pugno in faccia o una pallottola nel cuore, una bomba nascosta nella cintura di una bambina o lanciata da un bombardiere, cambia il mezzo ma non la sostanza. La libertà di pensiero e d’espressione è la libertà di credere e di dissacrare, di pregare e di deridere, in tutto e in tutti, di tutto e di tutti. E in questo rapporto intersoggettivo – Dialogo – le uniche armi consentite sono, appunto, la Parola, il Verbum, il Logos. Forse un colpo di jet-lag lo ha fatto dimenticare al Francesco di Roma, che per un attimo – spero – ha confuso la “carezza ai vostri bambini” di Papa Giovanni con un “pugno in faccia”.