Salernitana pareggia a Cosenza e perde vetta classifica

 Maurizio Grillo

Partiamo da una doverosa premessa: se l’arbitro non avesse regalato il rigore alla Casertana, avremmo archiviato due pareggi consecutivi in trasferta, su due campi ostici per antonomasia e senza subire gol con umore completamente diverso. Il calcio, però, è fatto di episodi e di numeri e limitandoci ad analizzare le statistiche riferite all’ultimo mese e mezzo, notiamo che la Salernitana super formato trasferta ha lasciato spazio ad una squadra timida, confusionaria ed incapace di creare occasioni da gol. Perdere contro Barletta e Casertana e pareggiare con il modesto Cosenza senza mai impensierire il portiere avversario è un elemento che non può non indurre ad un’attenta riflessione. Guai a passare per coloro che, alle prime difficoltà, si dilettano nella ricerca del capro espiatorio o per chi passa repentinamente dalle stelle alle stalle: chi ci legge sa che siamo e sempre saremo i primi sostenitori della Salernitana. Proprio per questo, come fatto martedì segnalando a chi di dovere la pessima direzione arbitrale, anche in questo caso ci preme tirar fuori la testa dalla sabbia e valutare obiettivamente quanto sta accadendo da un po’ di tempo a questa parte. Diciamocela tutta: i granata, sul piano del gioco, non hanno mai convinto appieno. Tante partite, soprattutto in avvio, sono state risolte per giocate dei singoli o in piena zona Cesarini, in altre è emerso un carattere d’acciaio che ha esaltato la piazza e permesso al gruppo di instaurare un rapporto di simbiosi con la tifoseria. E’ questa la prima domanda: che fine ha fatto quella cattiveria agonistica? Chi si aspettava calciatori “con il sangue agli occhi” – sportivamente parlando – dopo i fatti di Caserta è rimasto deluso ed anche a Barletta (senza dimenticare il pessimo primo tempo con la Juve Stabia ed una ripresa scialba con il modesto Messina) l’atteggiamento è stato meno arrembante del solito. Sul piano tattico, la squadra è apparsa oggi in confusione, subendo un’evidente involuzione. Calil vagava per il campo senza meta perdendo lucidità negli ultimi 16 metri, Nalini non è mai entrato nel vivo del gioco, è stato sostituito il calciatore più in forma (e che è reduce da una preparazione atletica con un altro club), è stato spostato un centrale sulla corsia sinistra e richiamato Franco in panchina, senza dimenticare l’ennesima prova opaca di Gabionetta che, per rendere al massimo, ha bisogno di partire largo sulla fascia per superare l’avversario in progressione e non nello stretto. Anche l’inserimento di un Negro evidentemente fuori forma (e che, quando ha colpito il pallone di testa, è apparso impaurito, cosa comprensibile dopo quanto accaduto un mese fa) ha destato qualche perplessità. Chi gode ancora di fiducia illimitata è il centrocampista Favasuli, a Pisa metronomo instancabile in grado di conferire qualità e quantità alla manovra, a Salerno “normale” centrocampista di Lega Pro che si limita al compitino, anche perché costretto da tempo a tirare la carretta. La sensazione, insomma, è che alla squadra serva uno scossone psicologico, fisico e tattico. Menichini, che sta comunque lavorando con grandissima professionalità, è stato spesso bravo ad adattare il modulo alle caratteristiche dell’avversario. Ma le troppe modifiche, a volte, creano confusione, ancor più perchè non tutti i calciatori sembrano schierati nel loro ruolo naturale. Alla vigilia di un mese, calendario alla mano, abbordabile (ma il Martina ha messo sotto Lecce e Foggia!), la Salernitana non può più permettersi passi falsi e, in attesa di ulteriori innesti sul mercato (che dipendono anche da un paio di partenze) deve sfruttare al massimo le potenzialità di una rosa che, pur rimaneggiata, oggi aveva tutte le carte in regola per battere un Cosenza che in passato ha perso con avversari sicuramente meno dotati della Salernitana. Per rendersene conto, bastava dare uno sguardo alla panchina granata sulla distinta. La vetta della classifica dista appena due punti ed il Benevento domenica prossima sarà di scena a Catanzaro, ma in un girone così difficile sotto ogni aspetto è fondamentale non trascurare qualche campanello d’allarme che suona. A Menichini il compito di mantenere ora la giusta lucidità per far rendere la Salernitana in base alle sue potenzialità. Anche se in Lega Pro conta vincere più che giocare bene, con quest’atteggiamento rinunciatario il cammino sarà indubbiamente più tortuoso.