Cava de’ Tirreni: Città Democratica, proposta per la Cultura

Città Democratica, associazione civica che candida Stefano Cicalese alla carica di Sindaco di Cava de’ Tirreni, lancia la sua proposta per la Cultura. Nella fattispecie Domenico Campeglia, animatore del gruppo Marketing Territoriale, e Luca Nannipieri, saggista, editorialista de “Il Giornale” e “Panorama” e membro del Centro Studi dell’Abbazia di San Savino, hanno tracciato delle linee guida per la gestione degli spazi deputati al “fare cultura”. <I piccoli musei di provincia, nello scenario attuale, rischiano di essere luoghi dove il momento più innovativo, più frequentato, più vissuto, è solo quello del giorno dell’inaugurazione, con il sindaco, con la giunta, con la cittadinanza coinvolta – sottolinea Campeglia – cioè rischiano di essere musei che, pur celebrando un passato o un’evidenza monumentale, non sono frequentati se non nel giorno dell’inaugurazione. Per il resto degli anni e dei decenni, finiscono o per essere tenuti aperti saltuariamente o per essere affidati ad associazioni di volontariato che ne garantiscono la cura e l’apertura su prenotazione. Insomma finiscono per essere spazi di spenta memoria, di memoria puramente giacente. Un simile museo, seppur costruito in buona fede, non ha futuro. Anche se una simile galleria o pinacoteca si trovasse in un luogo baciato dal turismo di massa, non troverebbe che qualche sparuto visitatore. Un museo per essere vivo, nel XXI secolo, non basta che esponga opere d’arte o manufatti d’interesse. Occorre che sia un luogo dove avvengono e sono offerte una pluralità di esperienze che non si riducono soltanto all’atto espositivo. Dal complesso museale di Santa Giulia a Brescia al museo civico su fascismo a Bolzano fino al Lucca Museum, questi luoghi sono rinati nel momento in cui è stata pensata, costruita e incentivata una polifonia di esperienze sensoriali, uditive, conoscitive, addirittura culinarie, attorno allo spazio musealizzato, tale da rendere il luogo stesso appetibile non solo dai turisti, ma anche dai cittadini, i quali regolarmente vengono coinvolti durante l’anno a seguire manifestazioni o eventi o attività che prima non erano presenti. In questo modo si incentiva una partecipazione non una tantum del cittadino, ma una frequentazione più assidua, come luogo di aggregazione cittadina, per bambini, adulti e anziani. Se dentro ad un museo, o nelle sue strutture limitrofe, oltre la parte espositiva permanente, vi avvengono o sono ospitatati regolarmente proiezioni, corsi di varia natura, mostre a rotazione, caffé letterari, bookshop, si attiva una senso di rigenerazione del luogo che è indispensabile affinché il museo rinnovi con costanza la sua attrattiva. Questa stratificazione di attività ha bisogno di un supporto economico che non può essere garantito solo dalle volenterose casse (sempre più magre) delle istituzioni pubbliche.  Per questo, sarebbe opportuno che la gestione degli spazi musealizzati e le loro relata attività venissero affidate ad una struttura esterna, che garantendo ovviamente l’uso pubblico e la destinazione culturale del luogo, fosse vincolata a ricevere soldi pubblici (comunali, regionali, ministeriali, europei) in diretta proporzione a quanto reperisce autonomamente. Tale struttura esterna non avrebbe un mandato a tempo illimitato, ma verrebbe giudicata, nei risultati in termini di qualità e di quantità, nell’arco di cinque-sei anni, così da garantire sia la possibilità del rinnovo (se il suo lavoro è ritenuto soddisfacente), sia la possibilità di una cessione ad una diversa struttura (se il risultato non è stato premiante). Un simile sviluppo gestionale – conclude Campeglia – è il solo in grado di garantire che avvengano sperimentazioni attorno al museo, che siano gradite dai cittadini e dalla cittadinanza, e che il museo non sia soltanto un luogo di spenta giacenza, ma uno spazio continuamente rivissuto e riqualificato dall’offerta culturale, esperienziale, formativa ed economica che vi sorge attorno>.