Salerno: Mediterranean Sax Quartet chiude anno musicale

La Chiesa di Santa Apollonia ospiterà l’ultimo appuntamento della rassegna natalizia offerta dagli studenti del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno, Dipartimento di Musica d’Insieme, coordinati dalle docenti Francesca Taviani e Anna Bellagamba, ospiti dell’Associazione Bottega San Lazzaro di Giuseppe Natella. Il 2014 dello Studio Apollonia sarà sigillato, il 30 dicembre dal Mediterranean Sax Quartet, con Michele D’Auria al sax soprano, Gerardo Mautone all’alto, Vincenzo Varriale al tenore e Felice Trotta al baritono, ragazzi che hanno scelto uno strumento giovane, che sin dalla sua apparizione ha indovinato la metamorfosi del segno musicale. La formazione proporrà uno dei primi brani composti per sassofono i tre movimenti del Petit Quatuor di Jean Françaix, opera giovanile del 1935 che mette in luce il sagace umorismo di stampo neoclassico del compositore e pianista francese. A seguire un particolare arrangiamento de’ Il Vecchio Castello dai “Quadri di un’esposizione” di Modest Musorsgkij, un Andante che Maurice Ravel nella trascrizione orchestrale affidò al sax alto, caratterizzato dalla presenza costante di una nota di pedale, la ripetitività incantatoria delle figure ritmiche e melodiche, l’uniformità espressiva che offrono a questa pagina una dimensione onirica, sfumata e distante. Il Mediterranean Sax Quartet proporrà l’Histoire du Tango, suite composta nel 1986 (originariamente per flauto e chitarra) da Astor Piazzolla, che nei suoi quattro capitoli, il malizioso “Bordel 1900”, l’intimista “Café 1930”, l’avvolgente “Night-club 1960”, il brioso “Concert d’aujourd’hui”, scandisce con accenti sempre nuovi l’ascesa del ballo argentino dai bassifondi di Buenos Aires alla più raffinata scena internazionale. Un ideale momento di sintesi tra i molteplici rimandi che il musicista intende riecheggiare nel suo stile. Stile, quello di Piazzolla, alla cui riuscita non sono ovviamente estranei uno spiccato senso della tradizione jazzistica, simbolo del suo personale viaggio, alla scoperta di due fortissimi radici popolari, quella argentina e quella nero-americana, di cui il suo tango si nutre e trae quel profilo così marcato. L’elemento vincente del portrait, sarà certamente la ricchezza dell’apparato tematico delle opere di Piazzolla, vivificato dal cimento e dall’invenzione degli strumentisti, nonché dalla propensione trasparente per un eloquio diretto e la forza propulsiva del sentire argentino, quella ripetizione ossessiva in progressione, di alcuni temi, quasi a voler significare che il normale spettatore deve ascoltare più volte quella particolare espressione musicale prima di poterla gustare, divenuta simbolo di quel popolo che si è messo finalmente in moto, in “Viaggio”, con la sua musica, il suo simbolo, il “Mito” del tango, che allora nasceva. Finale dedicato ad una breve ed esaltante incursione nel mondo delle danze popolari con due opere di Petro Iturralde, che mette in campo una serie di allusioni a diverse tradizioni, impreziosita dal suono, che imita la ciaramella pastorale, del soprano dal piglio tagliente e nitido Si inizierà con Pequeña Czarda brano di forte libertà interpretativa, che si contraddistingue per il suo virtuosismo per chiudere, poi, con la Suite Hellenique in cui i quattro sax dovranno distillare timbri popolari e classici, dando corpo al sincretismo dell’autore con infinita energia, schizzando un brano in cui è già superata ogni barriera di separazione tra i diversi generi, spaziante tra antiche danze e canti popolari che rivivono in una incalzante antitesi di ritmi e armonie.