Psicologia: Il Mestiere di Genitore

 dott.ssa Jole Stefani

Tra le aspirazioni di ogni genitore c’è che “le cose filino lisce” per i propri figli , che siano felici e che la vita non riservi loro troppi ostacoli. La realtà è che la vita di ognuno di noi è attraversata da momenti critici, un lutto, un fallimento, una delusione, che mettono a dura prova la nostra capacità di affrontare e superare gli ostacoli, ossia, con un termine tecnico, la nostra “resilienza”. Di una persona che è capace di reagire alle avversità si dice che “ha carattere”. In realtà le cose sono un po’ più complesse, perché i fattori che intervengono a renderci “resilienti” sono molteplici; non solo carattere e temperamento, concetti che rimandano ad un bagaglio innato di caratteristiche e che ci porterebbero a pensare che determinati e  tenaci  si nasce. Al contrario, contano molto l’esperienza, l’ambiente e la cultura, il modo in cui si viene allevati ed educati, gli esempi ricevuti. In altre parole, resilienti si diventa.  Non solo. Spesso restiamo sbalorditi della reazione che gli altri hanno di fronte ai problemi, a volte ci sembrano eccessivi, a volte quasi indifferenti. Questo ci può far comprendere che un fattore centrale non è l’oggettiva  gravità del problema, ma il modo del tutto personale con cui ciascuno di noi vive la situazione, sia da un punto di vista emotivo che cognitivo. La psicologia definisce “strategie di coping” le modalità con cui ciascuno di noi reagisce alle avversità, ad esempio facendo come se nulla fosse oppure lasciandosi andare allo sconforto, piangendo e disperandosi. Entrambe queste  strategie sono incentrate sulla regolazione delle emozioni: nel primo caso le emozioni sono evitate al fine di ridurne la dolorosa intensità, nel secondo caso emerge la tendenza a farsi sopraffare dai propri stati emotivi. Di  fronte alle avversità dei figli  (il litigio con un amico, la rottura con il fidanzatino, una frustrazione ) capita agli adulti di pensare “Sono cose da bambini…gli passerà”… finendo con il minimizzare e svalutare il dispiacere del proprio figlio oppure considerando lo sfogo emotivo (pianto, disperazione, rabbia, rottura di giocattoli ed altro) un buon sistema per “far sbollire la rabbia”. In realtà né l’uno né l’altro modo consentono al bambino di imparare a conoscere le proprie emozioni, la loro origine e soprattutto,  come gestirle e regolarle in modo adattivo ed efficace. Infatti, il minimizzare la preoccupazione o il dolore del bambino  provoca in lui l’idea che i propri sentimenti siano inappropriati, ingiusti o che non abbiano valore e a lungo andare ciò produce la scarsa fiducia nelle proprie emozioni, che al contrario rappresentano il primo segnale del significato che le situazioni hanno per noi.   Prestare ascolto alle emozioni dei propri figli, che siano emozioni positive o negative, consente loro di ascoltare se stessi e così accrescere e sviluppare la conoscenza di se stessi; le emozioni sono tante e quante più emozioni sappiamo nominare tanto più siamo in grado di comprendere noi stessi e gli altri, i nostri comportamenti, le nostre reazioni agli eventi della vita, imparando a gestire e regolare le emozioni senza sentircene sopraffatti.  Avviare con il proprio figlio un dialogo intorno alle emozioni è importante tanto quanto educarlo a considerare le difficoltà al pari di problemi di cui è necessario individuare la soluzione.  Alle strategie emotive si affiancano quelle che sono definite strategie cognitive, ossia strategie centrate sul problema. Queste strategie implicano che il bambino  sia guidato nel focalizzare l’attenzione sulle caratteristiche della situazione critica, sulla sua origine e sulle soluzioni concrete che possono essere adottate per risolverla. Strategie di questo tipo sollecitano lo spirito critico e di giudizio dei ragazzi, la loro creatività e, non ultimo, fanno si che aumenti la percezione di controllo degli eventi ed in ultima analisi, la sensazione di essere capaci di affrontare con successo le avversità, quella particolare caratteristica che Bandura chiamò “self efficacy”. Per aiutare i propri figli a superare i momenti di difficoltà è fondamentale, quindi, non cedere alla tentazione di sostituirci loro nella ricerca della soluzione (non gli fate la ricerca di storia che tanto detesta!!!) ma allenarli alle strategie più idonee a  risolvere da sé i propri problemi…da  grande sarà un adulto resiliente!