Campania: terremoto 1980… 90” interminabili!

di Rita Occidente Lupo

Il sisma del 23 novembre 1980, che mise in ginocchio Campania e Basilicata, vergò una pagina luttuosa del dissesto idro-geologico nel Paese. Che continua a “ballare” per la dorsale appenninica. In una manciata di tempo, 90 secondi appena, la fine del mondo per chi sopravvisse, avendo perso familiari e beni materiali. Le stime, in quella fatidica conta dei danni, in un’apparente domenica di pieno autunno, 19,30 circa, anno bisestile, tanti chiusero gli occhi definitivamente, sotto macerie o in preda al panico. Castelnuovo di ConzaConza della CampaniaLavianoLioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Calabritto e Santomenna, atterriti dalla scossa del 10° Scala Richter, Comuni quasi rasi al suolo. La Chiesa di Balvano, il soffitto precipitò interamente,  uno dei tanti edifici del quale non restò, direbbe Ungaretti “Che qualche brandello di muro!”. Le stime, enormi per i soccorsi che, tempestivamente, misero in moto la solidarietà:  2.914 morti, 280.000 sfollati e circa 8.900 feriti, con un’esistenza compromessa inesorabilmente. I sopravvissuti ad interi nuclei familiari, disperati nell’esser scampati da soli all’ecatombe. Tra sciacalli alacri, fino a notte fonda, senza temere repliche sismiche, una cordata internazionale e straniera, per soccorrere con vestiario ed alimentari, la mole senza tetto all’addiaccio. Sotto una pioggia insistente che, nei giorni seguenti, tramutò il cielo rossastro, in “pianto”! Falò di fortuna, a riscaldare gli attrezzati su piazze o al Campo Sportivo Vestuti, schivando pericoli di crollo. Fotogrammi concitati, brandelli esperienziali: scene raccapriccianti, lacrime, disperazione per la letale inversione di rotta esistenziale! In un batter di ciglia, con un sussulto terrestre, in bilico certezze    accumulate per la vita.  Ad una volata di smarrimento! Tra le talpe ed il volontariato, i sopravvissuti ed i morti, la ricostruzione! Proprietari di catapecchie, graziati dalla legge sulla ricostruzione, una 219 che “donava” confortevoli residenze. Contrariamente a chi, non fruitore, chiuso nel suo cuore listato a lutto, dal quale non si sarebbe più disfatto, fuori anche dai marchingegni di una certa burocrazia. Oggi, quel terremoto  del 1980, interroga ancora sulle responsabilità civili di un Governo che, ben conscio dell’attuale emergenza, che lo Stivale vive in ogni tempo,  non riesce a saperla gestire preventivamente. La tragedia campana, non unica italiana, echeggiano Abruzzo e Liguria, dopo Sicilia ed Umbria,  interroga un presente, orfano di sicurezze. Ogni volta che la natura si ribella, che la terra trema, che il cielo allaga, che i vulcani dirompono…sempre la stessa storia!