Napoli: Anida, Città negata ai disabili

Oggi 03-10-2014 alle ore 9:00 mi sono recato accompagnato da mio figlio, presso il Tribunale di Napoli Sezione Lavoro e Previdenza sito nel C. D. della città, ovviamente visto la giornata che prevedeva pioggia con la mia autovettura (quindi niente carrozzina elettrica), ho parcheggiato all’entrata del Tribunale ho preso le mie crucce e mi sono avviato verso l’aula. Il motivo della mia presenza fisica in Tribunale, per chi non lo sapesse, è dovuta al fatto che devo difendermi contro la “persecuzione”, la “denigrazione”, che dal 2008 subisco dall’INPS. Oggi per trasmettere le emozioni e le sensazioni che ho provato “Prigioniero nella mia città” avrei bisogno dell’assistenza di uno dei migliori romanzieri italiani, ma proverò lo stesso a farvi capire cosa è successo. Quando sono arrivato al decimo piano dell’edificio, nel corridoio che portava all’aula di tribunale ho incrociato i miei avvocati e quello della controparte, che non ha risposto al mio saluto (stendiamo un velo pietoso..), comunque in un “battibaleno” ho visto entrare e uscire gli avvocati dalla stanza del giudice, ho chiesto cosa era successo, mi hanno risposto che il giudice aveva deciso di nominare il terzo CTU (i primi due avevano dato ragione al sottoscritto) a me sembrava incredibile!!Quindi sono entrato nell’ufficio del Giudice e ho chiesto spiegazioni sul perché si continuavano a nominare ulteriori CTU, il giudice ha ascoltato le mie doglianze, ma non è servito a niente, la legge permette all’INPS di chiedere ulteriori verifiche: cosa sta aspettando l’INPS che prima o poi, trovi un CTU che gli darà ragione sconfessando tutti i precedenti ? o che io passi a miglior vita ? Sono uscito dal tribunale e come potete immaginare la mia nevrosi d’ansia era alle stelle, mi metto in macchina e l’auto non va in moto, batteria scarica. L’unica soluzione è utilizzare i cavi che ho sempre in macchina, visto che l’auto è predisposta per la guida di un disabile e non può essere avviata con la classica spinta. Il tempo minacciava pioggia, la tensione è salita, (ma fortunatamente lassù qualcuno mi ama), ho visto arrivare un camion che gira all’interno del Centro Direzionale e gli autisti mi hanno dato una mano a far partire la macchina con i cavi. In considerazione che la macchina rappresenta il mio ausilio protesico speciale (carrozzina) ho subito contattato la mia officina di fiducia per fargli acquistare una batteria (anche perché non avevo con me soldi sufficienti per un eventuale cambio della batteria in un’altra officina) l’officina si trova all’inizio dei Colli Aminei. Mentre mi recavo presso l’officina all’altezza della rotonda di Capodimonte sono stato bloccato dalla polizia che non faceva accedere nessuno a causa della Presenza dei vertici della BCE al museo di Capodimonte. Ho provato a spiegare ad un capitano presente al posto di blocco la situazione, ma pur comprendendo il “drammatico” contesto in cui mi trovavo, non mi ha fatto passare. Quindi gli ho chiesto quando si sarebbe sbloccato, ma mi ha riferito che non lo sapeva, nel frattempo l’intensità della pioggia aumentava. Allora non ho potuto fare altro che tornare a casa, durante il tragitto la mia ansia aumentava, perché se si fosse spenta la macchina erano guai. Per di più sapevo che una volta tornato a casa e fermata la macchina, sarebbe continuata la mia “prigionia”. Ironia della sorte, proprio questa mattina sul Giornale di Napoli- Il Roma – è uscito il mio articolo dal titolo “Città negata ai Disabili” Casoria. Ho deciso di raccontare tale avvenimento perché è paradossale che dal 2008 mi devo difendere per dimostrare, A CHI , non l’ho ancora capito, di essere un VERO DISABILE al 100% con accompagno. Se Istituzioni e Politici continuano a rimanere indifferenti a tali situazioni o a esprimere la solita solidarietà fine a se stessa, e se i Mass-Media Nazionali continuano ad affrontare tali situazioni in un unico modo : Il cieco che guida, lo zoppo che corre etc. etc., ho paura che prima o poi racconteremo che un altro disabile si è tolto la vita.       Il Presidente

Giuseppe Sannino