Salerno: nel 2015, 350.000€ annui tagli indennità sindaco e amministratori comunali

Vincenzo Carrella

La riforma delle Province avrà quale effetto indiretto anche quello di rimodulare  le indennità dei sindaci dei comuni capoluoghi, tra cui Salerno.  Ma  come funzionerà   la  nuova Provincia? La governance sarà completamente rivista. Addio elezione diretta, i nuovi vertici  saranno nominati da partiti e amministratori. Sparirà la giunta, i nuovi organi saranno il presidente, il consiglio provinciale e l’assemblea dei  sindaci. Il presidente durerà in carica 4 anni, dovrà essere un sindaco e verrà eletto dai consiglieri e dai primi cittadini dei comuni salernitani  Nel Consiglio siederanno  sindaci o consiglieri comunali e saranno eletti dagli stessi amministratori. Tutte la cariche saranno gratuite, senza indennità, gettoni o rimborsi spese. Un modo per tagliare i costi della politica, secondo le intenzioni del governo : a conti fatti   una “tribù “ di oltre 3000  politici smetterà  di ricevere l’ indennità dagli italiani  (usando un termine preso a prestito da quello tweetato da Renzi )  perché prevista l’abolizione dell’applicazione   di tutto quanto previsto e disciplinato dagli art 82 e seguenti del Tuel.   Tale  gratuità  nell’esercizio delle funzioni dei prossimi consiglieri, assessori e presidenti della province, avrà quale “naturale” effetto domino  anche quello di contaminare (riducendolo drasticamente)  non solo  le  indennità  dei sindaci dei comuni capoluoghi ( tra cui Salerno) ma anche quella di  buona  parte della  macchina  amministrativa politica ad essi agganciati. Perché?  Sveliamo l’arcano e i collegamenti L’attuale disciplina della  legge in vigore (regolamento di cui al  DM   nr  119/2000)  stabilisce all’articolo 1 comma 2  che  lo “stipendio” del  sindaco di un Comune non può e non deve risultare inferiore a quello del “collega” Presidente dell’Ente  Provincia di riferimento. Ad esempio, se  dallo sviluppo dei parametri di cui alla  tabella allegata al Dm 119   venisse fuori  un compenso da attribuire  al  sindaco di Salerno  di  8 euro e al  presidente della provincia € 10, automaticamente anche  il  primo cittadino di Salerno vedrebbe la sua indennità agganciata alla soglia minima dei 10 euro.  Le differenze?  Se non vi fosse stato questo “effetto premiale ”  di  equiparazione  “finanziaria” del  Sindaco di città capoluogo al Presidente della provincia, un  sindaco  come quello di Salerno  avrebbe dovuto  percepire una massima indennità  di  “soli e appena ”  € 4.733  mensili  (in luogo di quelli attuali  percepiti di  € 6.578 euro, pari a € 79.064 euro annui e pari all’indennità di funzione del Presidente della Provincia ).  Il taglio secco dal 2015  sarà  pertanto (per il solo sindaco)  di oltre 22 mila euro annui.  Ma non finisce qui!  Il compenso  “del sindaco ” bilancia a “cascata” sia quella prevista per  il vicesindaco ( fissando l’asticella al tetto massimo del  75 %  di    € 4.733  (e non  degli attuali   6.587 euro)  che quella per  gli assessori  (la legge, infatti,  pone il limite al  60% dell’importo massimo secondo il criterio di cui sopra)  e eventuali indennità (al posto dei gettoni  una tantum) corrisposti ai consiglieri  comunali (massimo il 20% dell’ammontare  prevista dal sindaco di  4733 euro  pari a € 946,60 mensili contro gli attuali 1583 € ).  In definitiva ( in termini semplici e esaustivi)  è sull’importo di   4.733 €  che saranno parametrizzati  dal 2015 “i nuovi  stipendi” a vicesindaco, assessori,  consiglieri  e rappresentanti delle partecipate  del Comune di Salerno. I tagli e le ristrettezze- come  già sopra anticipato-  riverberanno i propri effetti  anche sui compensi  degli amministratori delle società partecipate. Le leggi degli anni scorsi ( leggi  296/2006 e 133/2008) ha infatti stabilito che il compenso degli amministratori non può essere superiore al 70 % ( per presidente) e 60% ( per consiglieri) dell’indennità spettante al sindaco del suo ente socio ( comune, nda). A conti fatti –seguendo e applicando questo preciso parametro-  la  remunerazione della funzione di amministratore unico della partecipata non potrà essere superiore  a 39.757  euro annui . Su tale importo penderebbe anche la  “novellata”  decurtazione prevista dal dl 90/2014 : l’articolo 16, infatti,   prevede l’obbligo di ridurre “tout court”  dal 2015  del 20% la spesa rispetto al 2013 di dette “retribuzioni” e ciò  senza attenderne l’applicazione al  successivo  rinnovo dell’organo.  Sarà pertanto un taglio secco ( che si aggiungerebbe a quello del 10%  del  dl 78/2010) che abbasserebbe l’asticella del compenso massimo  spettante per funzione di amministratore di società sulla linea di demarcazione di  25 mila euro (a nulla varrebbe l’ipotesi di restringimento dell’organo amministrativo  da cda a amministratore unico, come evidenziato nelle delibere 84/2012 della Calabria e 11/2012 dell’Emilia Romagna della corte dei conti   e conseguente  presumibile contenimento  della spesa complessiva). Concludendo la nostra analisi e facendo due  veloci conti  , il   risparmio per il  “ languido forziere  ” del comune di Salerno  nel 2015 si  assesterebbe intorno ai 350 mila euro annui , così suddivisi: 23 mila euro  per sindaco , 146.000 euro per gli assessori ,  134 mila euro dei consiglieri e,  dulcis in fundo, 70 mila euro per i presidenti/amministratori unici della   partecipate del comune di salerno al 100% . C’è , infine, anche da aggiungere la nota “confusione” tra  i termini di indennità  “spettanti e  percepiti” perpetrata  da alcuni Comuni  che avrebbe  trasformato in  “regola” —per  diverse consiliature – l’eccezione dell’effetto  premiale di agganciare l’indennità del “primo cittadino”  al presidente della Provincia e riservata al  solo  sindaco  (esistono anche precisi pareri  sull’argomento da parte della stessa Corte dei conti ). Interrogativo – che nasce e si alimenta in pieno clima di spending review-  è d’obbligo: Perché non utilizzare tale risparmio  per  riduzione dei tributi   o  impegnarli in interventi a sostegno della popolazione bisognosa ?