Campania: elezioni, ruggiscono i motori. Gambino ritorna a Palazzo Santa Lucia

Rita Occidente Lupo

Elezioni primaverili, acceleranti i motori, dopo la pausa estiva. Sul fil di lana, anche rinserimenti, graziati dalla Giustizia non “biblica”, che anche se per pochi mesi, può ridare uno scanno a chi pervenuto con un bagno di consensi. Lasciando stare se poi, in corso d’opera, dalle file azzurre, l’ex sindaco di Pagani, Alberico Gambino, ha rinnegato il suo sodalizio pidiellino, mostrandosi più che mai della squadra ciriellana non solo alle ultime europee. Ma ora, checché se ne dica, lo scanno  a Palazzo Santa Lucia gli spetta di diritto: in quanto a quello nel Pdl, ultimamente in serio affanno, questione d’accordi interni. Le competizioni ridisegneranno nuovi scenari comunque. Anche  nei piccoli Comuni, fervide attese ed alleanze. Imbastite d’ inciuci, profilanti intese. In un quadro magmatico complesso, che registra non solo le insicurezze civiche, una volta crollate le impalcature bipolari, il singolo assenso, del rapporto diretto, vincente. Orientante il voto, che se un tempo rispecchiava un’ideologia, giammai tramontati i tempi della vecchia Balena Bianca e della Falce e Martello con Pugno, oggi rispolvera vecchie maniere di far politica: d’incassare assensi fino all’ultimo rintocco del silenzio elettorale. La Prima Repubblica, con l’asso vincente nella manica, puntuale a testa alta ad ogni competizione: gli strateghi, quelli capaci di tessere le sorti italiane senza batter ciglio, muovendo i fili di marchingegni a volte troppo sofisticati per i loro tempi, tra sorrisi e sicurezze. Con le rughe del tempo, ancora vincenti! Il gran visir di Nusco: dopo aver tessuto la storia del Paese, con le sue spiccate doti al Governo, ancora in sella, ad ottanta primavere suonate da un pezzo, sulla prima poltrona comunale avellinese. Salutato da un plebiscitario consenso! Stracciando un avversario conscio già dalla prime battute  di rimetterci la faccia, con scarse speranze di vittoria. Così è, quando si scende in campo: e quando certe alchimìe finiscono per tessere maglie  troppo strette, per esser decifrate da chi esterno al gioco! Ora, tra regionali e comunali, nomi, pronostici… peones! Desaparecidos, sepolti dal disinteresse latente, ripescati dal Caronte di fortuna. Pur di giungere alla vittoria, ingoiate tante…sottigliezze! Azzerando gossip e cestinando cambi di casacca. Tutto liquido, fluttuante…evanescente nel tentar di restare in sella anche da soli, senza fans d’opinione! Avendo già più di qualcuno, da mesi staccato il passo, iniziando una corsa solitaria nel mettere in campo la propria candidatura! Pur di apparire già promesso sposo alle urne, sperate non disertate! Specialmente nelle piccole realtà, laddove la politica appare più spicciola che mai, nell’imbastitura del lavoricchio personale, della lampadina da tenere in vita nella propria strada fuori mano. Con i proventi al lumicino, crocifissi dal Patto di Stabilità, in quarantena slogan che hanno fatto cavalcare una buona stagione  dei “parrucconi”, made Prima Repubblica, per dirla con le nuove truppe armate d’arrivismo. Come megafoni ed auto tappezzate da manifesti coi faccioni. Oggi, la politica del terzo millennio, va per il sottile: transita per rinfreschi e serate in discoteca, passa per convegni e mezzi telematici. Il porta a porta di un tempo, il pasticcino sul vassoio merlettato, accattivante il candidato in questua di consensi, appannaggio di realtà sempre meno fasciate dal progresso! Resistente in piccoli centri, laddove difficile azzardare anche la scelta del proprio voto, per le nomenclature familiari offrenti al pasto democratico, più parenti in corsa elettorale. Con l’imbarazzo della scelta. Mentre, nelle  realtà più “sofisticate”, dove i colletti bianchi vantano yesman, col cappello sull’uscio, pronti allo scatto gratificato ed orgoglioso, già pregustando favoritismi, la politica acchiappa consensi continua a ritoccarsi il maquillage pubblicitario: “Politica di servizio, non clientelare!”