L’Europa ed il suo futuro: quale destino possibile dei suoi 28 Stati?

Giuseppe Lembo

L’Europa unita ha la sua nuova Commissione; ne è Presidente Jean – Claude Juncker, scelto per questa carica dal partito popolare europeo, il PPE, di cui fanno parte i partiti di destra e di centrodestra che hanno vinto in Europa l’ultima tornata elettorale. A presiedere la squadra è l’ex primo ministro lussemburghese Juncker che ha fatto una scelta di alto livello (cinque ex primi ministri e diciannove ex ministri); tutti i designati non avranno compiti tecnici; non saranno per questo tecnocrati, ma politici; politici un ruolo importante che serve e non poco all’Europa a partire dal prossimo futuro, purtroppo da sempre assolutamente assente nel governo UE. Le priorità indicate da Juncker sono il lavoro (la crescita dei posti di lavoro prima di tutto per salvare l’Europa dalla crisi che incombe su quasi tutti i Paesi dell’Unione). Oltre al lavoro, nell’agenda del promesso nuovo fare europeo, c’è anche la sfida del digitale; c’è, tra l’altro, l’impegno prioritario di dare un assetto credibile al settore energetico dove regna sovrano un grande disordine; e c’è, tra l’altro, una lotta ferma e convinta per contenere i guasti del riscaldamento globale, un nemico killer per il futuro della Terra, verso cui l’uomo che l’ha prodotto, non sapendo cosa fare, manifesta una grande ed irresponsabile indifferenza, con danni gravissimi per l’umanità futura, in un futuro anche prossimo. Sono questi gli impegni che attendono la Commissione Europea a cui Juncker ha pensato di dare un ruolo prevalentemente politico, caratterizzato, tra l’altro, dalla necessità di parlare il più possibile, una sola voce, senza la confusione, di inopportune contraddizioni o equivoche sovrapposizioni. Tutti i commissari, questo è quanto si auspica Juncker, sono unicamente al servizio dell’Europa, in un ruolo unico di un insieme prevalente rispetto a quello particolare del proprio Paese di provenienza. Sono tante, veramente tante, le buone intenzioni della vigilia da nuovo corso con a capo Jean – Claude Juncker, ex primo ministro lussemburghese. Il primo e grave rischio è che, tanti di loro non credono e tanto meno condividono la politica; non credono al nuovo corso della politica auspicato dalla falsa unione europea. Gli scenari, ancora una volta, non promettono purtroppo quel sereno di un’Europa in un cammino d’insieme finalizzato alla vera Unione dei popoli d’Europa. Un’Europa per niente interessata al destino della sua gente unita, purtroppo, continuerà con i suoi veti incrociati; continuerà con le regolamentazioni così come volute da questo a quel dispettoso paese che non sa essere rispettoso degli altri d’Europa e tanto meno sa pensare al bene comune. Juncker vuole cambiare; Juncker vuole finalmente porre la parola fine alle regolamentazioni imposte, così come nella volontà di questo o quel paese che, così facendo, è di fatto sempre meno europeo; sempre meno attento ad un percorso d’insieme europeo che può, anzi deve, rappresentare il futuro cammino per l’Europa dei popoli. Un segnale importante viene da Juncker nel dirsi Presidente di una Commissione veramente europea. Con molta sensibilità e disponibilità d’insieme, per la crisi del lavoro, un grave problema di cui soffre l’Europa dei 28 Stati, Juncker ha detto che i 25 milioni di disoccupati dell’Unione, in sé segnano di fatto il destino di un ventinovesimo Stato membro. Con tanta comune sensibile disponibilità, bisogna sostenere Juncker ed il suo ruolo per il forte impegno a favore dei disoccupati d’Europa. Partire dal lavoro, pensare a come risolvere i drammatici problemi dell’occupazione per quei 25 milioni di europei disoccupati e senza prospettive di futuro, è un buon segnale; è la strada giusta per quel giusto cambiamento attraverso il quale si può costruire insieme la tanto attesa Europa dei popoli d’Europa.Foto panorama.it