Profonda crisi dell’autostima italiana

 Giuseppe Lembo

L’Italia è veramente al capolinea. Vive in una condizione di profonda crisi; non si tratta di crisi che serpeggia solo tra la gente, ma anche a livello istituzionale. L’ultimo in ordine di tempo, ad esprimere il senso profondo della crisi italiana, è stato il Presidente degli italiani. Dalla bocca del nostro Presidente, parlando dei giovani e della crisi dell’Italia senza lavoro, è arrivato forte il messaggio che se non si cambia, se non si fa crescere il lavoro, soprattutto per i giovani, per l’Italia è finita. È veramente poco incoraggiante sentire queste cose terribili dal nostro Presidente.

Se il Presidente degli italiani è allarmato per l’Italia ormai sulla via del tramonto, come possono essere fiduciosi gli italiani, per troppo lungo tempo sedotti ed abbandonati? Anche se il pericolo italiano di una fine sempre più vicina è un pericolo assolutamente prevedibile, il Presidente degli italiani, nel dovuto rispetto al suo paese ed alla sua gente, non può annullarsi annullando la propria autostima per l’Italia; non può dire che se l’Italia non cambia è veramente finita.

Se questo modo del sentire italiano è presente anche nel pensiero di re Giorgio, chi e come dovrebbe sentirsi positivamente tranquillo pensando al futuro italiano, un futuro che, purtroppo, è sempre più pieno di insidie; un futuro sempre più negato soprattutto per i tanti giovani traditi dal sistema Italia che, partendo dalla famiglia alla scuola, alle istituzioni ed al mondo del lavoro, non ha voluto, né tanto meno saputo pensare al futuro delle nuove generazioni?

Un sistema maledettamente fallito per colpa di un’Italia maldestramente indifferente al mondo dei giovani abbandonati a se stessi, senza il lavoro, un diritto sempre più negato e come tale una chimera sempre più irraggiungibili con in sé la grave conseguenza di quell’Italia ormai prossima a fallire.

Un fallimento annunciato così come nelle parole preoccupate di Giorgio Napoletano che da buon comandante di una nave in avaria ed ormai prossima ad inabissarsi deve credere e far credere nella possibilità di salvezza, anche se trattasi di una disperata e forse irraggiungibile salvezza.

Non è assolutamente consentito al Presidente degli italiani di essere pessimista pensando al futuro italiano, senza possibilità alcuna di salvezza.

Altro che forte impegno in direzione di quell’autostima italiana che dovrebbe accompagnarci anche nei momenti estremi, così come da più tempo ed in modo fortemente aggravato, sta vivendo il nostro Paese, che sempre più in fretta corre veloce lungo il declino del tramonto italiano!

Come può il nostro Presidente parlare con tanta semplicità di parole di un’Italia finita se non si cambia? Se non si danno certezze e prima di tutto un lavoro sicuro ai giovani? Ma chi deve pensare a fare questo? Forse l’ultimo degli italiani? Forse i tanti italiani sedotti ed abbandonati a se stessi nella morsa mortale di una disumanità che uccide? E che dire dei giovani di cui sempre più spesso ci si riempie la bocca, considerati vittime innocenti di un infame sistema italiano che, così com’è, non riesce assolutamente a garantirne il loro futuro?

Ma per salvarsi e salvare il Paese da questa fine purtroppo sempre più vicina, sempre più annunciata, a chi prima di tutto competeva e compete fare il proprio dovere attivandosi ed attivando tutte le cose necessarie per evitare il disastro Italia? Il Presidente della Repubblica non aveva ne ha forse il ruolo di garante delle istituzioni e di attivo controllore delle cose italiane evitandone la fine per le tante gravi responsabilità umane? Non era ed è della classe politica e del Presidente della Repubblica garante, affrontare e quindi risolvere i problemi del Paese, oggi considerato al capolinea?

In un Paese normale, con alla base una democrazia matura, così si fa in modo del tutto naturale.

Il nostro Paese reale oggi è in grave sofferenza prima di tutto per colpa dei tanti che non hanno saputo fare il proprio dovere; non hanno saputo garantire alla gente ed al futuro italiano una propria capacità di governo, evitando di portare, così come sta succedendo, il Paese allo sfascio.

Molto si è parlato; per troppo lungo tempo si è solo parlato; un parlare al vento che non ha mai prodotto i risultati utili al bene del Paese e della sua gente.

Non si è mai detto che cosa concretamente fare; tanto, nell’indifferenza di chi doveva impegnarsi al massimo per il pieno rispetto dell’Italia e degli italiani; questo non è stato mai fatto.

L’Italia, terra di nessuno, non ha mai avuto quella forte volontà di tradurre le idee in fatti e di impegnarsi attivamente pensando al bene comune e prima di tutto al bene delle nuove generazioni da cui dipende il futuro del Paese; un futuro, purtroppo, sempre più incerto, con un populismo di comodo che gira attorno ai problemi senza mai risolverli, perché non sa come risolverli, perché non vuole assolutamente risolverli, in difesa ed a garanzia di quelle intoccabili posizioni di privilegi e di potere che ha da noi le caratteristiche di una illimitata sovranità oltre l’umano; è sempre più vicina alla sfera del divino terreno.

Purtroppo in tutto questo guazzabuglio italiano prevale la logica di sempre; una logica dal nome inconfondibile che si chiama potere.

Ci viene in proposito una battuta di De Niro – Al Capone, a proposito della classe politica che oggi ci sta portando, diritta diritta, al disastro annunciato. Il mondo dorato della politica italiana, così come detto nel film “Gli intoccabili”, è tutto “chiacchiere ed auto blu”.

È un mondo con alla base la logica di sempre “molte parole; pochi fatti”.

A sostegno di questa Italietta che oggi, come nelle preoccupazioni del presidente Napolitano, sta affondando, c’è il solo servile coro dei media, sempre più inopportunamente ridotti ad organi di regime.

Per loro e solo per loro l’autostima italiana è alle stelle; per loro e solo per loro viviamo in un Paese da favola, in un Paese Bengodi, che ha le caratteristiche di vero e proprio paradiso terrestre, in cui tutti vivono felici e contenti ed in cui sono solo in pochi a fare i dispettosi dicendo quotidianamente falsità; dicendo bugie, per cui il paradiso Italia diventa inferno Italia.

Questo mio grido di dolore per l’Italia morente non trova la sua ragione d’essere in un comportamento capriccioso inventandosi situazioni che esprimono una realtà diversa da quella che realmente è; è, purtroppo, un amaro grido di dolore per quella fine prossima dell’Italia; fine che tutti considerano sempre più imminente.

Io dico che è necessario evitarla; tanto, per evitare, tra l’altro, imprevedibili situazioni di scontro sociale in una società ormai allo stremo delle forze.

Che fare? Che pensare insieme per salvare l’Italia  dalla sua fine? Pensare a rigenerarla; pensare a cambiarla; pensare a dare segnali forti di un cambiamento possibile.

Il primo di questi è l’augurio di lunga vita da pensionato eccellente al presidente Giorgio napoletano; è assolutamente necessario rinnovare; occorre un successore più giovane per età e soprattutto per mentalità ed impegno verso il futuro.

Tanto è assolutamente necessario; occorre cambiare anche il corso della politica, rendendola opportunamente protagonista di un’azione di democrazia partecipata a favore della gente e non più per i soli interessi di potere e dei privilegi personali.

Occorre, pensando di fare questo, dare all’Italia smarrita, un nuovo modello di vita; un modello fortemente culturale con un fare politico espressione viva della società attivamente partecipe alle decisioni importanti, nel pieno coinvolgimento di un protagonismo del sapere e della conoscenza che scacci e per sempre il populismo della conservazione e dell’immobilismo, rendendosi vivamente interprete del nuovo che avanza e che deve avere alla base sempre e solo lo Stato di diritto, annullando gli attuali privilegi ed il potere dei poteri forti dei tanti illegittimi santi predicatori, i veri padroni d’Italia, un Paese in agonia; un Paese diverso, fortemente ammalato di potere.