Lourdes: Suor Rita Mantovanelli apostola dei clochard

 Rita Occidente Lupo

Camminando per le strade di Lourdes, una presenza fuori dell’ordinario attira l’attenzione: saio di iuta, cingolo ai fianchi, foulard marrone e sandali consumati. Decisamente stranisce  il suo inginocchiarsi frequentemente dinanzi alle immagini sacre. E la statura alta, portamento distinto e schivo, solarità del volto mediterraneo. Rita Mantovanelli, una vita intensa, votata alla nudità francescana ed alla carità di Madre Teresa di Calcutta. Alla stazione attende treni,  guardando i volti protesi ai finestrini, nella speranza d’incrociare sguardi amici: di strada, ne ha fatta tanta! E continua a vivere nella strada, a prendersi cura del popolo dell’asfalto, di qualsiasi nazionalità, offrendo pasti caldi e cibo di sopravvivenza. Colpisce che prima dell’ingresso nel recinto sacro, sul ponte del Gave vagabondi questuanti a tendere il cavo della mano, ai passanti frettolosi. E lei, Rita, un tempo Giuliana, la suora francescana libera, cosi’ come si professa avendo rifiutato una vita comunitaria, dopo l’emissione dei voti di povertà e castità ed il taglio di capelli, spalle voltate al mondo di un tempo, intenta solo a pregare e soccorrere derelitti. “La mia condizione precedente – rivela con estrema naturalezza- di bellezza, moda ed altro. Luci, successo, divismo. Confesso che sfilare mi piaceva ed inorgogliva. Poi, una voce invitante ad andare in giro, ad amare. Momenti di crisi: il mondo sembrò capovolgersi, le mie certezze frantumarsi e tutto ribaltarsi tra mille paure. Dopo un dolore intenso, la ricerca di quanto si stesse verificando nella mia esistenza e la conversione. La consapevolezza di un’altra dimensione di vita, che non lasciava in bocca l’amaro insoddisfatto. Così, col solo sostegno d’un bastone, quello dei pellegrini verso Santiago di Campostella, una bisaccia per tascapane, sandali ed un saio creato direttamente da un sacco, sostenuto a malapena in vita da una corda: una maratona di fede. A piedi, da Pisa, due anni fa, dopo un mese di autostop e cammino, a Lourdes. 18 giugno 2012: ero partita dalla città della Torre il 22 maggio, in omaggio alla mia Santa protettrice stigmatizzata, Santa Rita delle grazie impossibili. Per strada, diverse soste, visitando varie realtà e portando ovunque testimonianza evangelica. Anche nel mondo dei big, a Sanremo. Da allora, qui per rispondere solo a quello che Iddio mi detta in cuore. Vivo di carità per strada e cerco di farne a chi incontro  a tutte le ore. I miei 60 anni, in giro insieme alla Parola ed alla carità che sperimento costantemente: mia benefattrice, a Licola, Maria Di Mare. Fedele compagnia, il cagnolino pisano: nei miei progetti, una casa “Ho sete” per i clochards. Mio scopo, l’amore universale, come donazione caritatevole all’altro.” Quella di Rita sembra una storia irreale. Le sue genuflessioni, a baciar la terra benedetta, la sua disponibilità all’ascolto, nel tratto distinto, fanno trapelare una presenza divina, in quell’andare senza meta. “Un carrello per i poveri- conclude- sempre a portata di chi crede d’esser giunto alla fine della sua sopravvivenza. A volte la generosità di esercizi commerciali, mi regala generi alimentari che dispenso agli affamati”. Oltre 1200 km. alle sue spalle: le corse per procurar da mangiare a chi muore per strada. Anche a Lourdes, mentre in migliaia gareggiano in generosità verso gl’infermi, mendicanti sul Gave, a protender la mano a pellegrini frettolosi. Le contraddizioni di una terra benedetta dalla Vergine, visitata con ben 18 apparizioni alla piccola Bernardette. “Chiedo anche agli alberghi di Lourdes, avanzi per i miei poveri-conclude serafica -giacchè spesso il cibo si getta perché sproporzionato al consumo. I viveri che raccolgo, anche a breve scadenza, soddisfano comunque l’obiettivo: la Mamma celeste provvede a tutti. La mia vita ieri, la mia nuova realtà oggi: in passato non avevo quella gioia che oggi mi fa muovere senza sosta, sapendo che l’ amore divino, anima la mia esistenza!”