Il complotto c’è ma non si dice

Angelo Cennamo

Prendo spunto da un articolo di Piero Ostellino – pubblicato sul Corriere della sera domenica scorsa – per rimarcare il trattamento sommario, talvolta ironico, che la stampa italiana sta riservando a una vicenda che in altri paesi – forse più avvezzi del nostro alla democrazia – riscuote il giusto interesse e un’adeguata considerazione. Mi riferisco al complotto, o golpe che dir si voglia, ordito ai danni di un governo, scelto legittimamente dal popolo italiano nel 2008 attraverso libere elezioni, ma costretto alle dimissioni a seguito di oscure trame nazionali ed estere che con un semplice eufemismo definiremo : anomale. Ci era già capitato di leggere nell’ultimo libro di Alan Friedman : “Ammazziamo il gattopardo” di una serie di incontri che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, aveva avuto con Corrado Passera e Mario Monti, nel giugno del 2011, finalizzati alla possibile nomina di un nuovo esecutivo – tecnico – che sostituisse in corsa quello in carica. La scoop di Friedman, che in altri paesi ha suscitato molto clamore ed alimentato numerosi dibattiti, in Italia – ad eccezione degli ambienti del centrodestra – è stato invece liquidato come un aneddoto di scarsa rilevanza e la vicenda raccontata come una naturale, quasi dovuta, cautela, adottata dal presidente della Repubblica per rimediare alla probabile caduta di un governo sopraffatto da mille problematiche e per questo vicino all’implosione. Falso. Ricorderete, infatti, che il governo Berlusconi IV – stiamo parlando del mese di giugno del 2011 – non aveva particolari problemi di stabilità né era – almeno in quella fase – finito in un turbolenza finanziaria tale che ne giustificasse una crisi irreversibile. Lo scoop di Friedman, già di per sé appetibile dal punto di vista giornalistico e politico, nonostante il silenziatore applicato dai media italiani – come se non bastasse, si è arricchito di nuovi particolari – e che particolari – a seguito della pubblicazione di un altro libro ( il quarto sul tema, se a questi due aggiungiamo anche “Il Dilemma” scritto dall’ex premier spagnolo Zapatero e ”Morire di austerità” di Lorenzo Bini Smaghi ) mandato alle stampe da Timothy Geithner, già ministro del bilancio Usa nel primo governo Obama, il quale, tornando su quell’argomento così scabroso, rivela un interessante retroscena. Geithner scrive, infatti, che nell’autunno del 2011 degli “Officials” dell’Unione europea lo avvicinarono affinché il Presidente degli Stati Uniti impedisse al FMI di concedere prestiti allo Stato italiano fino a quando al vertice di quel governo ci fosse stato Silvio Berlusconi. Shakespeariana la risposta di Obama : “Non possiamo sporcarci le mani con il suo sangue”. Pilatesco, invece, il commento di Napolitano : “Berlusconi si dimise volontariamente”. Ora, fermo restando che le dimissioni di un leader politico sono sempre  – almeno dal punto di vista formale – un atto spontaneo e unilaterale, è lecito attendersi qualche spiegazione in più per capire cosa sia davvero accaduto in quei mesi così turbolenti, senza per questo essere additati come degli speculatori politici? O per fare chiarezza dobbiamo ricorrere all’ennesimo libro di Brunetta o editoriale di Sallusti? Attendiamo risposta. (Angelo Cennamo) Prendo spunto da un articolo di Piero Ostellino – pubblicato sul Corriere della sera domenica scorsa – per rimarcare il trattamento sommario, talvolta ironico, che la stampa italiana sta riservando a una vicenda che in altri paesi – forse più avvezzi del nostro alla democrazia – riscuote il giusto interesse e un’adeguata considerazione. Mi riferisco al complotto, o golpe che dir si voglia, ordito ai danni di un governo, scelto legittimamente dal popolo italiano nel 2008 attraverso libere elezioni, ma costretto alle dimissioni a seguito di oscure trame nazionali ed estere che con un semplice eufemismo definiremo : anomale. Ci era già capitato di leggere nell’ultimo libro di Alan Friedman : “Ammazziamo il gattopardo” di una serie di incontri che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, aveva avuto con Corrado Passera e Mario Monti, nel giugno del 2011, finalizzati alla possibile nomina di un nuovo esecutivo – tecnico – che sostituisse in corsa quello in carica. La scoop di Friedman, che in altri paesi ha suscitato molto clamore ed alimentato numerosi dibattiti, in Italia – ad eccezione degli ambienti del centrodestra – è stato invece liquidato come un aneddoto di scarsa rilevanza e la vicenda raccontata come una naturale, quasi dovuta, cautela, adottata dal presidente della Repubblica per rimediare alla probabile caduta di un governo sopraffatto da mille problematiche e per questo vicino all’implosione. Falso. Ricorderete, infatti, che il governo Berlusconi IV – stiamo parlando del mese di giugno del 2011 – non aveva particolari problemi di stabilità né era – almeno in quella fase – finito in un turbolenza finanziaria tale che ne giustificasse una crisi irreversibile. Lo scoop di Friedman, già di per sé appetibile dal punto di vista giornalistico e politico, nonostante il silenziatore applicato dai media italiani – come se non bastasse, si è arricchito di nuovi particolari – e che particolari – a seguito della pubblicazione di un altro libro ( il quarto sul tema, se a questi due aggiungiamo anche “Il Dilemma” scritto dall’ex premier spagnolo Zapatero e ”Morire di austerità” di Lorenzo Bini Smaghi ) mandato alle stampe da Timothy Geithner, già ministro del bilancio Usa nel primo governo Obama, il quale, tornando su quell’argomento così scabroso, rivela un interessante retroscena. Geithner scrive, infatti, che nell’autunno del 2011 degli “Officials” dell’Unione europea lo avvicinarono affinché il Presidente degli Stati Uniti impedisse al FMI di concedere prestiti allo Stato italiano fino a quando al vertice di quel governo ci fosse stato Silvio Berlusconi. Shakespeariana la risposta di Obama : “Non possiamo sporcarci le mani con il suo sangue”. Pilatesco, invece, il commento di Napolitano : “Berlusconi si dimise volontariamente”. Ora, fermo restando che le dimissioni di un leader politico sono sempre  – almeno dal punto di vista formale – un atto spontaneo e unilaterale, è lecito attendersi qualche spiegazione in più per capire cosa sia davvero accaduto in quei mesi così turbolenti, senza per questo essere additati come degli speculatori politici? O per fare chiarezza dobbiamo ricorrere all’ennesimo libro di Brunetta o editoriale di Sallusti? Attendiamo risposta.  

2 pensieri su “Il complotto c’è ma non si dice

  1. ricordo che i quei mesi, prima del prescelto monti (che solo dopo essere stato nominato senatore a vita accetto l’incarico) vi era una turbolenza interna al governo berlusconi IV veramente notevole. litigavano su tutto e probabilemnte se non si dimetteva (lo stesso caimano nano prefeì non andare alla verifica delle camere forse perchè sapeva già di essere sfiduciato) lo avrebbero dimesso i suoi alleati.
    poi che il nostro piccolo faolotico non sia amato dall’establishment politico e finanziario mondiale (ovviamente ci sono le eccezioni: l’amico putin, l’amico gheddaffi ora buonanima e l’amico bush ora in pensione)e risaputo pubblicamente.
    però devo dirti che la tua indignazione e giusta perchè a prescindere (come diceva totò)uno a casa sua dovrebbe essere libero di mettere al governo un cavallo o una capra.
    mi dipiace un pochino che non ti viene altrettanta indignazione delle azioni veramente brutte e golpiste fatte dallo stesso piccolo falotico quando a colpi di milionate di euro si è comprato il consenso dei senatori necessari a far cadere un governo leggittimamente eletto ma appartenente ad un’altra fazione politica. e qua non sono libri ma processi in corso.
    e solo per questo che ti dico che esprimi un punto di vista, sempre lo stesso, fedele ad una parte e questo non giova alle tue tesi che cercano alla fine solidarietà e consenso.
    poi se di complotto si è trattato beh, per me, meno male che hanno complottato altrimenti forse saremo andati veramente male con quel gruppo di politici che ha avuto per ben quattro volte la maggioranza, e lo stesso presidente del consiglio, che ci stavano scavando una fossa e non se ne accorgevano così presi dai festini travestiti da porci, minorenni pagate per sesso, lauree finte in romania etc…, mentre il paese veniva fatto precipitare in una crisi di cui ancora non si sa se ne usciremo e quando.

  2. Nessun tribunale ha accertato che Berlusconi abbia fatto compravendita di voti.

I commenti sono chiusi.