Mercoledì 16 Aprile-Vangelo sec. 26: 14,25

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Parola del Signore.
Commento al VANGELO (Mt 26,14 – 25)
Come il Servo di DIO di cui parla Isaia nella 1a lettura, anche Gesù, al momento della sua Passione, “non ha posto resistenza e non s’è tirato indietro, (anzi) ha presentato lui stesso il dorso ai flagellatori e non ha sottratto la sua faccia agli insulti e agli sputi. ” Egli, ” si è offerto liberamente alla sua passione”, con quella libertà che gli deriva dalla fiducia totale in DIO, Padre suo, e che adesso rivela ai suoi discepoli riuniti nel Cenacolo, per celebrare con Lui la Pasqua. Oltre a ciò, Gesù vuole coinvolgerli, perché vivano profondamente quell’ultima Cena, anche perché essa è la prima Eucaristia della Chiesa. Perciò alla domanda che gli fanno i discepoli su dove voglia che essi preparino in modo, che Egli
“possa <mangiare> la Pasqua”, Gesù risponde che Egli non si limiterà a
“mangiare l’agnello” (in realtà Gesù non mangiò l’agnello), come prevede Mosè in ricordo della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, di più, ” Egli
<farà> la Pasqua con i suoi discepoli”, vivrà, cioè nella sua persona, ed in modo definitivo, ciò che il rito pasquale mosaico significa. Ecco perché, dando un significato nuovo al pane azzimo e all’ultima coppa del vino usati nel rito antico, parla di ” nuova (e definitiva) alleanza nel suo sangue”.
Sappiamo che, nel gesto eucaristico, Gesù anticipa la sua pasqua personale, il suo passaggio dalla vita alla morte e da questa alla vita da risorto. Ma questa “pasqua”, e la celebrazione della Cena che l’anticipa, Cristo vuole viverla “con i suoi discepoli”, sempre. Prendiamone coscienza in questa Settimana Santa e in ogni Messa cui partecipiamo: Ebbene, l’Eucaristia ha il suo culmine non nel “fare la comunione”, ma nel ” fare
comunione” con Gesù !