“Caro ufficio, addio”

Vincenzo Carrella

C’è ora, infatti, in agguato lo “smart working” ( Lavoro Agile) che – c’è da giurarci – a breve rimpiazzerà  la vita da ufficio con orari elastici e device digitali.( pc portatili, tablet, cellulare ecc)   L’esperimento, già in fase avanzata   in Lombardia , sembra – dai  riscontri sulle prime stime degli analisti – funzionare: le note ufficiali parlano di «centinaia di adesioni»  tra  il centro  delle città lombarde e il suo “attrezzato” hinterland , a recepire tale nuova concezione di “modus operandi” del lavoro c’è un esercito di professionisti appostati in luoghi decisamente tranquilli quali bar,  biblioteche, abitazioni private e aree a uso e consumo del ccdd co-working, il nuovo modo di concepire e condividere il “naturale” ambiente di lavoro. Questo “salto fuori dalle rigidità aziendali”  si tradurrebbe  in «più tempo per sé, più qualità della vita, più produttività, meno stress e meno inquinamento»: svegliarsi e avere quale prima timida reazione  istintiva quella di  accendere  il proprio  pc  per proseguire – ripristinando il sacro rito della colazione mattutina –  sorseggiando il caffè e   “approcciarsi “ con  il programma da lavoro già stabilmente radicato  nella  propria  “testa”  renderebbe  tutto più semplice e allo stesso tempo,  incisivo  e efficace  in termini di  produttività . Scrivere, infatti,  relazioni dal bar sotto casa o in piazza centrale avrebbe un impatto sulla vita rendendola più rilassata e briosa. La marcia in più dello smart working  resta, comunque, il risparmio. Una ricerca della School of Managament del Politecnico di Milano ha  già evidenziato come il salto al telelavoro salverebbe 37 miliardi di euro all’anno di spese improduttive, nel mix tra aumento di produttività (+27 miliardi)  per le imprese/committenti/datrici di lavoro e un correlato taglio dei costi diretti o indiretti  per ben 10 miliardi.  Non si può , in questa approcciata analisi  di costi, non pensare anche al vantaggio  in termini  ambientali e i naturali  riflessi sul bilancio pubblico/statale:  4 milioni di euro in meno a carico dei cittadini ed emissioni di CO2 ridotte di 1,5 milioni di tonnellate. Insomma numeri e dati che parlano da soli sulle potenzialità di innovazione   che lo smart working può rendere  alla filiera imprese/ lavoratori: non conterà  più stare in ufficio. Il dipendente sarà  libero di scegliere quando e se lavorare da casa usando il Web per restare in contatto con i colleghi. I livelli di produttività vengono mantenuti e incrementati attraverso  una naturale e conseguente  responsabilizzazione. A Tutti sarà attribuita  una meta  e  un preciso  compito:   gli stessi dovranno quindi  usare la testa e nessuno – mancandone  il contatto fisico- può più fare a scaricabarile su pignoli e /o antipatici colleghi di “stanza”. Lo smart working sta  diventando quindi un autentico  modello organizzativo cui le organizzazioni di successo stanno sempre più guardando e, naturalmente, investendo purtroppo in Italia, specie nel nostro   Mezzogiorno,  non c’è stata – e c’era da aspettarselo – una partenza sprint: probabilmente  perchè   il concetto “lavoro” è ancora legato  ai soliti ( e obsoleti)  vecchi schemi tradizionali. La   cultura & regole  innovative  vengono spesso scambiate per soprusi e/o elusive ai rigidi cliché normativi  anche quando  tutto è chiaro e riflesso  in un mercato dinamico e favorevole a “nuove logiche” di pensieri e azioni applicative. Oggi abbiamo percentuali ancora  molto basse per il “gemello telelavoro tradizionale “ rispetto ad altri paesi, siamo tra il 4 e il 5%, mentre la Danimarca è oltre il 15%. Ma a livello culturale, di sensibilizzazione e di diffusione di conoscenza ci stiamo muovendo, basti pensare al successo della giornata del Lavoro Agile tenuta nei giorni scorsi a Milano. Sarà, quindi, un cambiamento soprattutto  culturale  questo  dello smart woking   che vede coinvolto e  gradito alleato  proprio il supporto delle nuove tecnologie. Forse non a caso anche il legislatore proprio nei giorni scorsi ha fatto “l’occhiolino” a tale nuovo concetto di lavorare:  E’ stata depositata, infatti, il 29 gennaio la proposta di legge che regolamenta lo Smart Working (“Norme finalizzate alla promozione di forme flessibili e semplificate di telelavoro”,) nei CCNL (contratti collettivi di lavoro di qualsiasi livello), con specifico accordo economico, strumenti informatici e obblighi di sicurezza su misura.. C’è  in agguato comunque l’incognita della prossima  giurisprudenza con  un ruolo quasi certamente determinante   nei prossimi anni: anche questo nuovo disegno di legge, infatti, non tende a disciplinare la materia del lavoro in termini unitari, ma guardano a singole fattispecie come quelle del telelavoro subordinato e parasubordinato e non professionale- come  dovrebbe essere visti i suoi connotati, nda -e ciò a discapito della  tutela e salvaguardia delle giovani   potenziali  leve , autentici “primi attori” nel futuro. Al di là delle prospettive di  un  ingarbugliato  “naturale contenzioso” che potrà generarsi , ciò che conta è  che il  “dio lavoro” – visti i tempi- si smuova  dall’attuale perimetro/pantano delle rigide norme che lo irretiscono e si adegui con tutta fretta  ai tempi : mai come ora è necessario  aprirsi  a  nuovi concetti , quali la collaborazione, l’autonomia e la flessibilità nella scelta degli spazi e degli stili di lavoro, la valorizzazione dei talenti, la responsabilità e l’innovazione diffusa: tutti elementi questi che  nolente o dolente  dovranno prendere sempre  più piede nelle aziende indipendentemente dalla loro dimensione

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