Salerno: A.A.A. intellettuali cercasi per caos istituzionale
Le reazioni alla dichiarata decadenza del sindaco di Salerno del Tribunale di Salerno lasciano basiti e senza parole. Come avrebbe detto la buon’anima del mio maestro elementare , tali reazioni sarebbero dettate solo ed esclusivamente da “ tradizionali e irrrituali posizoni politiche” frutto di chi è solo “ bullo e presuntuoso ”. Detto in termini più eleganti, citando Einstein, “l’unica cosa più pericolosa dell’ignoranza è l’arroganza”. La spocchia di chi ha scritto il comunicato stampa del Comune di Salerno per confutare le puntuali eccezioni di illegittimità sollevate da un autonomo organo di giustizia- quale la sezione civile del tribunale di Salerno- sulla decadenza della carica di sindaco di De Luca perché palesemente in contrasto con vigente normativa la doppia funzione di sindaco e sottosegretario/viceministro della Repubblica, è pari – a detta di tecnici – solo all’incompetenza tecnica ed all’analfabetismo giuridico che trasuda da ogni riga. Viene naturale osservare che se si compiano marchiani errori è disdicevole, ma che ci si vanti che tali macroscopici sbagli siano pure inesistenti è troppo. Al di là dei suoi obiettivi contenuti giuridici la ordinanza del Tribunale di Salerno dovrebbe rappresentare – per i destinatari- il giusto segnale di porre “rimedio” ad una grottesca e fantozziana vicenda i cui contenuti spigolosi potrebbero riverberarsi- nel breve periodo – in molti atti amministrativi determinandone non solo l’inefficacia ma anche e soprattutto la nullità. Quali? Basta fare un rapido exursus di tutto quello registrato e ufficializzato nella vita amministrativa all’indomani del 3 maggio 2013 sino ai giorni scorsi di atti e o documenti di esclusiva competenza del sindaco: su tante spiccherebbero le nomine degli amministratori società partecipate del giugno scorso e i compensi puntualmente erogati ai dipendenti dello staff ex art 90 del tuel , la cui permanenza di questi ultimi nel libro “paga del comune” è legato esclusivamente alla durata del mandato del sindaco e il cui rapporto di subordinazione si scioglie automaticamente con la cessazione del suo mandato, per dimissioni e/o decadenza che siano facendo attenzione agli effetti “ ex tunc o nunc “applicabili . Dal canto dell’entorurage “deluchiano” , però, si sono notate per l’ennesima volta parole sferzanti che continuano a confondere non solo l’azione politica locale ma quella di un’intera comunità spettatrice – suo malgrado- dei “frullati e riproposti attacchi” ai “potere giudiziario ”, responsabile “solo” di applicare e adeguare la vigente normative sulle intervenute richieste delle controparti. Reazioni che non solo confermano l’unilaterale demagogia sviluppatesi immediatamente dopo l’avvenuta conoscenza dell’ordinanza del tribunale della sezione civile di Salerno ma che conferma tristemente una oggettiva mancanza in città ovvero – per meglio dire- di una sua latitanza di un serio e animato dibattito degli “ intellettuali”, quelli di spicco ( che ci sono) e cultori della vocazione critica e metodologica della realtà in tutte le sue sfaccettature. Fare l’intellettuale non sembra più un “mestiere” per salernitani : quasi nessuno lo vuole ancora questo titolo perché , probabilmente, nel parlare comune il concetto ha preso tanti e tali sfumature del suo “puro” significato che – specie negli ultimi anni – spesso lo avvicinano all’insulto. A Salerno chi pretenda di fare riflessione sul reale da un punto di vista socio/ economico/culturale è oggi additato come figura distante dalla realtà, che vive in luoghi privilegiati dove della quotidiana dinamicità gli arriva solo l’eco. La cosiddetta «ideologia del fare a tutti i costi » ama presentare la cultura (specie quella professionale) come luogo dell’inutile, e in questa lettura l’intellettuale è un incompetente del reale per definizione: se parla, lo fa dal suo privilegiato salotto e dunque non sa quel che dice. Ma se l’intellettuale tace? In questo caso resta gradito a sinistra non meno che a destra : la sua surreale posizione in “ stand-by” potrebbe avere quale prospettiva quella di “prendere posto” nella “scacchiera di potere” di nuovi organismi politici pronti ad accoglierli e affiancarli solo nella misura in cui la sua probabile “ostensione” può creare o consolidare consenso elettorale. C’è- ed appare in tutte le sue sfaccettature- una responsabilità oggettiva degli intellettuali salernitani in questa situazione. In troppi hanno abdicato al ruolo di elaborazione, controllo e verifica della realtà in cambio di una collocazione meno problematica comunque collaterale al potere politico cittadino. E’ notorio che una cultura che è critica e metodologia, generatrice popolare non di consenso ma di consapevolezza (e quindi soprattutto di dissenso), pochi hanno voglia di portare il peso, meno che mai pagarne un “salato prezzo”. Per uscire da questa empasse è richiesto e necessario un “raddrizzamento di schiena”, uno sforzo di creatività e di libertà che intercetti i nascenti spazi di confronto (soprattutto dalle nuove e promettenti generazioni ) e sappia farne luogo civico, perché le poche voci controcorrente non continuino a trovarsi sole: a loro il compito di sbrogliare la matassa dell’attuale stato di caos istituzionale in atto in città.
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