Padre Candido Amantini esorcista passionista alla Scala Santa

don Marcello Stanzione

Eraldo Ulisse Amantini era nato nel1914 aBagnolo sul Monte Amiata un piccolo centro in provincia di Grosseto. A otto giorni dalla nascita viene battezzato il 7 febbraio. Riceve la cresima a sei anni lì8 settembre 1920. Aveva intrapreso la via verso il sacerdozio ad appena 12 anni, entrando in seminario presso i padri passionisti di Nettuno il 26 ottobre 1926. Nel 1929, ricevette l’abito religioso e il nuovo nome di Candido dell’Immacolata. Nel 1936, divenne un religioso passionista a tutti gli effetti e si trasferì a Roma per studiare teologia all’Università Pontifica Angelicum.  Nel 1937, fu ordinato sacerdote proprio nella Capitale, dove cominciò a insegnare in seminario. Per capire il suo incontro con satana e l’improvvisa rivelazione di che cos’è l’inferno, bisogna seguire ancora per un po’ la vita di Padre Candido. Il destino lo allontanò quasi subito dalla cattedra e dagli allievi e gli offrì invece un’opportunità diversa, per la quale il sacerdote aveva un carisma straordinario. Cominciò infatti a collaborare, quasi per caso, con un suo ex allievo, Alessandro Coletti, che era divenuto l’esorcista della diocesi di Arezzo. E, dal suo primo esorcismo, nel 1961, Padre Candido  non smise più di dedicarsi alla lotta contro il Maligno, fino a due anni prima della sua morte, quando passò il testimone a Gabriele Amorth. Padre Candido era in grado di capire se una persona aveva bisogna di un esorcismo guardando una semplice fotografia. In questo modo, in poche ore, poteva ricevere decine di persone che si sentivano in difficoltà e poteva con una semplice occhiata. Indirizzarle verso la cura di cui aveva bisogno. Qualcuno doveva andare da uno psichiatra e qualcuno, magari, doveva fermarsi da lui per una preghiera di liberazione. Questa dote spirituale innata, lo rendeva capace di far raccontare a chiunque la verità che si portava dentro, perfino a Satana. E sentire ora il racconto di Padre Amorth. “Padre Candido – afferma il grande esorcista – stava liberando un fedele posseduto e stava faticando molto. Dopo tanti incontri, con la sua solita vena ironica, disse al diavolo: “Vai via che il Signore te l’ha creata una cava ben riscaldata, te l’ha preparata una casetta dove non soffrirai il freddo”. Era evidente che Satana stava cedendo, che prima o poi avrebbe dovuto liberare il corpo che aveva invaso. E infatti, subì quella frase apparentemente leggera e fu costretto ad ammettere: “Tu non sai niente. Non è stato Lui, Dio, a creare l’inferno!”. “E chi è stato allora?”, incalzò l’esorcista. “Siamo stati noi. Lui non ci aveva nemmeno pensato!”, spiegò il diavolo, parlando di sé e delle legioni di angeli caduti che lo circondano. Padre Candido aveva affrontato il diavolo ed era riuscito a strappargli una sconcertante verità: l’inferno è stato costruito dal demoni. Il luogo dell’eterna punizione non avrebbe fatto parte, dunque, del piano originale del Creatore, ma è il frutto dell’azione del Maligno. E’ questa la risposta alla domanda: perché esiste il male nel mondo? Nessuno può dirlo, ma è almeno un’ipotesi che viene direttamente da chi quel male lo produce continuamente.

Per moltissimi anni svolse il ministero di esorcista con zelo e devozione fino a pochi giorni prima della sua morte. Mediante questo particolare apostolato, Padre Candido, senza smarrirsi, si  avvicinò alle realtà più sofferenti ed umiliate della vita umana. Per ciascuno ebbe una carezza e una benedizione, nel nome di quel Dio, Carità , Padre di tutti senza distinzione. Il suo cuore Passionista ha riportato alla libertà dei figli di Dio quei cuori spezzati e annichiliti dalla ferocia del Male. Padre Candido per lungo periodo fu l’unico esorcista di Roma; a lui ricorrevano  un gran numero di persone che facevano la coda per essere accolte, fin dalle prime ore dell’alba. Durante gli esorcismi seguiva il Rituale Romano con qualche aggiunta personale. Oltre all’acqua benedetta ungeva l’infermo con l’olio dei catecumeni. Il sorriso e la serenità che manteneva anche mentre esorcizzava e la inalterabile pazienza erano le sue caratteristiche! Nel 1986, su insistenza del Cardinal Ugo Poletti, Padre Gabriele Amorth si mise alla scuola di padre Candido per apprendere ed esercitare il ministero dell’esorcistato. L’Amantini trasmise a Padre  Amorth la sua lunga esperienza e lo rese idoneo a quel delicato e difficile ministero; lui stesso definì Padre Amorth “un valido aiuto nel ministero di esorcista”. La missione di esorcista lo portò ad essere esperto di possessione diabolica e di esorcismo e fu chiamato per conferenze e dibattiti sull’argomento all’Università di Roma e ad interviste radiofoniche e televisive. Alcune volte, su richiesta esplicita della Santa Sede, dovette anche recarsi all’estero per alcuni casi molto difficili. Grande è stata la sua carità e pazienza verso le persone in difficoltà che ricorrevano al suo ministero sacerdotale. Fu in stretto rapporto spirituale con il Servo di Dio Padre Felice Cappello, gesuita. Un giorno – racconta Padre Amorth – Padre Candido era intento a scacciare un demonio. Verso la conclusione dell’esorcismo egli si rivolse a quello spirito immondo con ironia: “Vattene da qui; tanto, il Signore te l’ha preparata una bella casa, ben riscaldata!”. Al che il demonio rispose: “Tu non sai niente. Non è Lui [Dio[] che ha fatto l’inferno. Siamo stati noi, lui non ci aveva neppure pensato”. Ancora Padre Gabriele Amorth racconta che un giorno il Servo di Dio stava esorcizzando un indemoniato. Il sagrestano gli si è avvicinato con l’aspersione e il secchiello dell’acqua. Subito il demonio si è rivolto a lui ironizzando: “Con quell’acqua lavati il muso!”. Solo allora il sagrestano si ricordò che aveva dimenticato di far benedire l’acqua. Padre Candido era molto attento: usava tutte le preghiere contenute nel Rituale e spesso dopo  aver compiuto un esorcismo si recava nella casa della persona per celebrarvi la Santa Messa e benedirla con acqua e incenso benedetto. Per poter palare della lotta impari che sosteneva contro le forze diaboliche è necessario ricorrere al suo libro “Il mistero di Maria”, Dehoniane, Napoli, 1971, quando si parla dell’opera diabolica sull’umanità. Sono passi teologici, che lui, però, ha spesso sperimentato dolorosamente, e che qui di seguito si riportano: “le tentazioni, come spiega s. Tommaso, passano attraverso la corporeità. Sono possibili per quel connubio che c’è tra il corpo e l’anima dell’uomo. Forse neanche il demonio comprende fino in fondo questo mistero ma, conoscendo la struttura dell’uomo assai meglio del migliore antropologo di questo mondo, può suggestionare l’uomo in molte maniere, muovendo appunto dal corpo. Ma se tali tentazioni sono a volte assai pericolose, certamente più gravi sono quelle che egli suscita direttamente nel’anima. La comunicazione che gli spiriti puri hanno tra loro non può verificarsi che attraverso una specie di immedesimazione, per cui uno spirito entra nell’altro con un contatto diretto. In tal modo essi si sentono, si esprimono a vicenda e l’uno trasmette nell’altro, come per un’induzione vitale, i propri sentimenti interiori. E’ per questa via superiore appunto che Satana può entrare in comunicazione immediatamente con lo spirito umano, immedesimandoglisi con una specie di copula spirituale e serrandolo intimamente a sé come per violarlo nel suo abbraccio dannato. Gli propina allora tutti i suoi umori tossici, gli alita dentro il suo stesso respiro ammorbante, per farlo vibrare in sintonia col suo essere maledetto. L’anima umana si trova allora come accecata e quasi paralizzata in se stessa. Imbevuta dei sentimenti di Satana, sperimenta al vivo la sua ribellione contro Dio ed ode gli echi delle sue bestemmie. Assapora la disperazione infinitamente amara ed al tempo stesso sente ripercuotersi nell’intimo l’odio che il demonio cova in sé contro tutto ciò che è sacro. Certamente anche in simili frangenti l’anima rimane libera ed arbitra dei suoi atti, ma il rischio che le fanno correre tali suggestioni del maligno è in ogni modo enorme ed essa abbisogna di straordinari aiuti dal cielo per superare tali pericoli”.(pp 317-318). Padre Candido muore il 22 settembre 1992. Il 21 marzo 2012 le sue spoglie mortali vengono traslate dal Verano e ritornano alla Scala Santa. Il 13 Luglio 2012 si apre l’Inchiesta Diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità di padre Candido.