Cava de’ Tirreni: depositate 400 firme contro Tares

Oltre 400 le firme raccolte tra gli imprenditori dall’Associazione “Cava Sviluppo” per protestare contro il “caro Tares” a Cava de’ Tirreni (Sa). Sott’accusa l’applicazione da parte del Comune metelliano di indici di valutazione molto alti, decisamente più elevati rispetto
a quelli adottati da tanti altri Comuni. Il Presidente Maurizio D’Antonio: «La situazione è diventata insostenibile. Chiediamo al Sindaco Galdi di abolire il pagamento dell’ultima rata, altrimenti scenderemo in piazza ed occuperemo il Palazzo di Città». Questa mattina la petizione è stata depositata presso l’Ufficio Protocollo del Comune. Sull’onda dell’Italia in protesta con i “forconi”, anche a Cava de’ Tirreni (Sa) si alzano cori contro il Palazzo della politica. A fare la voce grossa è l’Associazione “Cava Sviluppo”, che si è fatta promotrice della raccolta di oltre 400 firme tra gli imprenditori metelliani che protestano contro il “caro Tares”.  E questa mattina, mercoledì 11 dicembre 2013, con la consegna della petizione all’Ufficio Protocollo del Comune di Cava de’ Tirreni, l’Associazione presieduta da Maurizio D’Antonio ha dato ufficialmente il via alla protesta contro la nuova tassa sui rifiuti. Sott’accusa l’applicazione da parte dell’Ente di indici di valutazione molto alti, decisamente più elevati rispetto a quelli adottati da tanti altri Comuni d’Italia. «E’ impensabile – ha spiegato il Presidente D’Antonio – che mentre città come Verona, Monza, Treviso, Asti e molte altre, per venire incontro alle esigenze di tanti imprenditori, adottano una diminuzione dell’80% della Tares, il Comune di Cava de’ Tirreni applichi un ribasso pari solo al 40%». «Proprio per questo – ha continuato Maurizio D’Antonio – chiediamo al Comune di Cava de’ Tirreni, ed al Sindaco Marco Galdi in particolare, l’abolizione del pagamento dell’ultima rata della Tares, che è diventata vessatoria per le aziende, già oppresse dall’attuale congiuntura economica e quindi sempre meno competitive non solo sul mercato italiano, ma anche su quello europeo ed internazionale. Tali tasse, infatti, “costringono” sempre più le imprese ad esportare i propri prodotti ed in alcuni casi anche a rivolgersi alla manodopera estera, perché l’Italia, e Cava de’ Tirreni nello specifico, non risulta essere più un contesto interessante ed appetibile dal punto di vista imprenditoriale». «Il nostro augurio – ha aggiunto Giovanni Lamberti, socio di “Cava Sviluppo” – è che il Sindaco Galdi e l’intero apparato amministrativo metelliano possano accogliere il nostro appello, anche perché è in gioco tutta l’economia cavese. Oggi siamo in rappresentanza di oltre 400 aziende che operano sul territorio ed un eventuale riscontro negativo potrebbe avere serie conseguenze anche e soprattutto sull’aspetto occupazionale. Sono diversi anni, ormai, che stiamo lavorando solo ed esclusivamente per pagare le tasse e non più per produrre. Se le condizioni rimarranno queste, non vediamo come poter dare una svolta a tale empasse». Quello di stamani è stato, però, solo il primo passo mosso dall’Associazione “Cava Sviluppo”. Nel caso in cui, infatti, non venga accolto l’appello di abolire il pagamento dell’ultima rata della Tares (previsto per il corrente mese di dicembre), il Club che raggruppa buona parte degli imprenditori cavesi è intenzionato ad inscenare clamorose azioni di protesta. «Qualora questo nostro appello finisca nel dimenticatoio, il prossimo 15 gennaio tutte e 400 le aziende firmatarie della petizione saranno pronte a scendere in piazza ed a bloccare il Palazzo di Città», ha concluso il Presidente Maurizio D’Antonio.