Il mondo di oggi vive una sorte di umiliazione collettiva

Giuseppe Lembo

Dove va il mondo? È un interrogativo per tanti continuo e sconvolgente, pensando agli scenari possibili, non sempre umanamente utili e positivi per l’uomo. Dove va il mondo è un interrogativo che, come una tarme in azione continua, mi rode dentro, per cui riordinando il mio pensiero, vado riflettendo a voce alta, con la speranza di contribuire ad alimentare le attese di futuro per i tanti che ormai, disperatamente soli con se stessi, la vanno sempre più perdendo.

Dove va il mondo, è oggi il primo vero, grande problema del mondo; un problema, per come l’umanità si posiziona sugli scenari del mondo in condizione assolutamente di non facili soluzioni.

Il grande palcoscenico del mondo ha il suo attore protagonista nell’uomo; un uomo fortemente problematico; un uomo dalla complessità crescente verso se stesso e verso gli altri che, avendo rotto i confini del proibito (le colonne d’Ercole da non valicare), va alla ricerca continua ed anche disperata di scoprire il nuovo, pensando a regole e comportamenti assolutamente sconosciuti.

Al centro di tutto c’è l’uomo pensante, fortemente conflittuale con se stesso, con gli altri e non poco e da ultimo, con i mondi naturali circostanti.

La risposta all’essenzialità dell’interrogativo su dove va il mondo, è tutta qui; è nell’uomo, freneticamente desideroso di scoprire mondi nuovi e sconosciuti; è nell’uomo dall’universalità in cammino per cercarsi quella dignità umana da sempre tradita; è nel pensare ad un mondo nuovo nel rapporto sempre più equilibrato uomo/uomo ed uomo/natura.

È qui il nuovo mondo.

Sono in tanti a cercarlo ed a dare una complessa diversità di risposte per molti aspetti condizionata da una globalizzazione umana dualmente intesa, con la speranza di diventare un giorno anche attesa di vita di un insieme umano che parte dall’uomo per poi tornare all’uomo protagonista del mondo.

La dualità del mondo è dentro l’uomo; dentro l’uomo che in sé rappresenta il bene ed il male; l’uomo si carica di un inopportuno egoismo a tutto danno degli altri che dovrebbero essere invece destinatari di un solidale altruismo per quella necessaria forza d’insieme che parte dal pensiero umano, sempre più ed è assolutamente centrale per pensare al futuro del mondo.

Purtroppo non è così; non è sempre così.

La dualità è purtroppo, opponente dell’uno contro l’altro; in senso umanamente allargata degli uni contro gli altri.

E così violentemente opponente da trasformare il mondo in un vero e proprio campo di battaglia dove il pensiero ed il fare umano dell’uno è sempre più motivo di sofferenza e di morte per l’altro; oltre al pensiero, è questa la strada maestra, c’è anche il fare umano, un fare purtroppo sempre più egoisticamente avvitato su se stesso.

Che succederà al mondo così facendo? Si andrà a sbattere contro un muro impenetrabile; ci sarà davanti una direzione da vero e proprio disastro umano in cui tutti, ma proprio tutti, volendo o nolendo si faranno male; si faranno tanto male non solo dentro l’umanità presente, ma anche per il futuro dell’umanità.

Il mondo, soprattutto il mondo umanamente sviluppato, ha ormai perso il radicamento solidale verso l’altro; è sempre più un mondo che in modo assordante gira intorno all’universalità del proprio ego.

Quali le inevitabili conseguenze? Una sorta di umiliazione collettiva che fa tanto male a tutti.

 

 

Alla base del profondo malessere del mondo di oggi c’è l’inevitabile presenza di troppi furbi; di troppa gente assolutamente sleale che, chiusa nel proprio egoismo, pensa unicamente a se stessa; c’è, purtroppo, la presenza di troppa gente sleale che si crede importante, soprattutto per la disumana slealtà verso gli altri, in quanto agendo immoralmente, riesce a fregarli.

Tutto questo non determina assolutamente valori condivisibili, ma solo un profondo e disumano malessere, il frutto di un grave tradimento umano che, pensando ad un’umanità nuova, andrebbe assolutamente  cancellato.

Nel mondo di oggi vive una società sempre più senza orizzonti; quel che è peggio sta nel fatto che si va perdendo in un mondo di nuvole sempre più offuscanti anche l’anima.

Purtroppo in questa società sempre più fluida, la mancanza di orizzonti ed il senso della vita sono due veri e propri grattacapi che cercano le risposte possibili e sono all’attenzione soprattutto delle scienze sociali e dei sociologi che opportunamente si interrogano sui profondi cambiamenti dell’uomo e sul ruolo della società del Terzo Millennio in ciascuno di noi.

Si tratta di cambiamenti sempre più sconvolgenti ed assolutamente estranei all’uomo che è costretto a ricominciare per trovare un rapporto umanamente possibile con la società che, sempre più senza regole, ha quasi del tutto smarrito quello che è il senso profondo della vita umana e che, come tale, dovrebbe valere in ogni luogo e con gli opportuni adeguamenti, in ogni tempo umano, data la sua universalità e la sua temporalità infinita.

È un tempo difficile; è un tempo problematico e fortemente conflittuale; credo che riguardi tutti, ma veramente tutti gli uomini del mondo, sempre più spesso in vere e proprie condizioni di un cambiamento da profondo sconvolgimento umano.

Anch’io nel ruolo non facile di sociologo, di scrittore, di giornalista attento alla comunicazione autentica e soprattutto di uomo di questo nostro tempo fluido e senza confini definiti, mi guardo sempre più spesso attorno, per ritrovarmi prima di tutto come uomo, per quelle certezze umane, senza le quali è sempre più difficile vivere.

Mi guardo attorno e senza smarrirmi nell’infinito del nulla, facendo appello ai miei valori di uomo, cerco comunque di capire che sta succedendo a noi uomini del pianeta Terra vaganti come ombre sempre più incapaci perché non lo si vuole, di scoprire l’anima delle cose; la vera conoscenza delle cose che, come ci è stato tramandato dal pensiero antico di Platone, è dentro di noi ed in quanto tale ci appartiene.

Questo nostro mondo vive in una condizione emergenziale da profondo rosso; purtroppo avendo messo da parte il nobile ed insostituibile principio universale dell’essere solidale, i potenti della Terra, avidamente impegnati ad accumulare tutte le ricchezze solo per sé, continuano oltre che a chiedere, a condurre la loro azione di disumana sottrazione anche delle sole briciole della sopravvivenza addirittura a chi non ha niente, a chi più, che vivere, sopravvive, soffrendo condizioni da inferno terreno.

Il pianeta Terra è ammalato di uomo; è, in questo inizio del Terzo Millennio, gravemente ammalato di uomo.

Per non morire, ma soprattutto per non mandare in rovina la razza umana gravemente ammalata di uomo, bisogna necessariamente e con saggezza correre ai ripari; tanto, parlando al mondo e soprattutto alla parte ricca del mondo, dove si fa sfoggio di ricchezza e si spreca, nell’assoluta indifferenza di chi non ha niente, di chi muore mentre sto scrivendo, in qualche angolo della Terra, per fame; per la mancanza criminale di cibo, di quel cibo necessario alla vita che, in tante parti del mondo dei ricchi, si spreca o addirittura si butta con disumana indifferenza e che porta nella vita di tanti alla sola centralità dello stomaco, nell’assoluta indifferenza per l’essere, per l’umanità superiore dell’essere e per i veri valori del vivere umano.

Tutto questo ci porta a quel profondo senso di umiliazione collettiva in cui vive il mondo di oggi.

Che fare? Fermarsi a riflettere; fermarsi a considerare dentro di noi, la nudità della nostra condizione umana ed il nostro senso di egoismo diffuso, un comodo paravento per i poteri forti del mondo, per i potenti della politica e della finanza, per i tecnocrati ed i boiardi senz’anima, pronti a dire sempre più spesso anzi a gridare, a discolpa delle loro criminali malefatte, così fan tutti, dal primo all’ultimo uomo della Terra che, con il suo egoismo del fare, può rivalersi sull’altro, assolutamente indifferente delle conseguenze provocate dal suo agire egoisticamente disumano.

Il mondo degli uomini che vive in una sorta di umiliazione collettiva, non sa guardare oltre la siepe; non sa assolutamente rivolgere lo sguardo di liberazione oltre le macerie umane.

Avvitato com’è su se stesso, pur mettendo a nudo la condizione umana in cui ciascuno vive ed in cui tutti insieme viviamo, rimanendo prigioniero incatenato al proprio disumano egoismo diffuso, resta del tutto indifferente al resto del mondo; mettendosi i paraocchi finge di non vedere la vera condizione umana, appagando così quel senso di egoismo diffuso, con atteggiamento di disumana indifferenza per quel resto del mondo e per tutti quei tanti uomini che soffrono la fame e la sete e per quei tanti bambini che nascono per poi morire nell’indifferenza degli uomini uccisi dai morsi di un killer infame che si chiama fame e che i potenti del mondo con indifferenza verso la vita umana, usano per ridurre l’eccessivo peso demografico nelle sovraffollate aree della Terra, dove la vita di un uomo o di un bambino non conta niente; assolutamente niente.

Che dire? In tutto questo c’è una profonda disumanità, condita dall’indifferenza o peggio ancora di violenza umana.

C’è da gridare basta! Basta con la disumana morte per mano del killer fame!

Ma non basta, per mettersi a posto con la propria coscienza gridare forte la propria indignazione. Non basta perché il genocidio umano continuerebbe, alimentando sempre e solo, rabbia e/o indifferenza.

Oltre al biasimo, bisogna far crescere, attraverso il comunicare autentico, la consapevolezza che è assolutamente necessario fermare i tanti impuniti boia del mondo.

Bisogna fare rete e costruire un laboratorio di grande umanità per tutti gli uomini della Terra alla ricerca di un mondo nuovo.

Bisogna agire e reagire, cancellando come si conviene, la feroce criminalità e disumanità presente nei tanti crimini dimenticati del mondo (da più parti definiti crimini di pace, in quanto voluti da uomini del mondo assolutamente in pace con chi subisce per colpa delle loro mani insanguinate un olocausto senza fine), nel silenzio assordante del mondo e quindi anche della storia che registra la loro fine, come una fine quasi naturale, per causa di condizioni territorialmente svantaggiate e quindi contro l’uomo, fino alle estreme conseguenze della morte violenta per fame.

Come si può essere indifferenti di fronte a tanta disumanità!

Come si può far passare per normalità antropologica, una condizione umana dagli orizzonti fortemente insanguinati, il frutto di un ingiustificato egoismo umano, il frutto di un’imbecillità umana che fa rabbrividire e/o dovrebbe farci trovare tutti insieme per liberarcene, cancellandone per sempre le sue tante nefandezze?

Occorre, per la società del mondo, cambiare regole; occorre, per questo, appellarsi ad una forte e convinta costituente rigeneratrice dell’umanità, riequilibrando l’attuale, squilibrato rapporto della realtà umana che lega una generazione all’altra.

Occorre, per cambiare e per liberarci del pesante fardello dell’umiliazione collettiva, oltre ad un nuovo rapporto generazionale, la ripresa del dialogo e del confronto umano.

L’uomo che non parla con gli altri uomini, promuovendo il confronto, è ormai parte di un mondo silenzioso indifferente all’umanità vita, in quanto attento protagonista di soli sepolcri imbiancati.

Se ancora abbiamo a cuore il futuro dell’umanità, dobbiamo attivarci a fermare la rottura sempre più senza ritorno dell’umanità e delle generazioni che vivono da separate in casa e sono sempre più impenetrabili; sempre più indifferenti al dialogo ed al confronto; sempre più lontane l’una dall’altra.

Questo mondo separato, di fatto, è sempre più un mondo contrapposto; un mondo nemico, sempre più indifferente al senso della vita ed a quei percorsi virtuosi e di felicità possibile che non possono assolutamente crescere come il frutto proibito sull’albero a danno dell’infelicità altrui.

 

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