Amalfi: reperti subacquei e storia navigazione mediterranea

Nonostante gli inizi incerti alla metà del secolo XX, l’Archeologia marittima è attualmente praticata ovunque nel mondo e permette agli studiosi di compiere ricognizioni, mappare, documentare e scavare sott’acqua con gli stessi standard scientifici applicati sulla terra ferma. Inoltre, l’attuale tecnologia consente l’investigazione di materiali rinvenuti sott’acqua e risalenti dall’epoca preistorica, come nel sito israeliano di Athlit Yam, sino al Titanic, affondato nell’Atlantico nel 1912. Questa conferenza fornirà una visione sintetica della crescita della disciplina, dell’uso di differenti tecnologie di indagine – come le immersioni subacquee e i sommergibili, esaminando i loro vantaggi e svantaggi – e del modo in cui essa abbia contribuito alla conoscenza del passato. Matthew Harpster- Allo scopo di trovare una risposta al mito di “Amalfi sommersa” ed alla domanda circa le potenzialità portuali e cantieristiche della Repubblica marinara nel corso del Medioevo, sono state condotte varie esplorazioni subacquee davanti alla città ed in altri siti della Costa, corroborate anche da ricerche nelle fonti documentarie. L’area portuale della città medievale sprofondò inesorabilmente nel mare nella notte tra il 24 ed il 25 novembre del 1343 a causa di una frana sottomarina: le vestigia di queste imponenti opere d’ingegneria idraulica mutuate dal mondo arabo sono, per fortuna, tuttora ben visibili a poche decine di metri dall’attuale linea di costa. La loro salvaguardia contribuirà a conservare un raro e notevole esempio di tecnologia medievale mediterranea, patrimonio dell’umanità intera.