Il nostro Paese soffre mancanza scuola di cultura

Giuseppe Lembo

Il nostro Paese non smette mai di sorprenderci. Ancora una volta, come si evince dai dati a disposizione, al crescente disagio umano e sociale, corrisponde un altrettanto forte indice di totale disagio espresso da una condizione diffusa di indifferenza per la cultura e la comunicazione autentica. La cultura e la comunicazione devono rappresentare un forte deterrente per combattere la crisi in atto e per rilanciare in modo convincentemente forte un nuovo modello di Paese e di società, facendo recuperare a ciascuno il proprio ruolo utilmente dinamico e fortemente positivo da far nascere dalle ceneri di una società sburocratizzata, finalmente libera dal peso opprimente di lacci e lacciuoli che hanno da sempre condizionato il futuro di questo nostro malcapitato Paese. Oggi è ancora peggio di ieri; la crisi che morde e che sta producendo danni devastanti non funziona per niente come deterrente e come opportunità per far crescere individualmente e quindi per cambiare. L’Italia, purtroppo, con assoluta superficialità, pensa a farsi male; percorre in questo senso strade che vanno diritte all’obiettivo prefissato.Pur avendone le capacità è sempre meno creativa; avvitata su se stessa pensa a vivere senza impegnarsi a costruire un futuro possibile soprattutto per le nuove generazioni; preferisce l’apparire all’essere; preferisce pensare a sobbarcare il lunario giorno per giorno, assolutamente indifferente del proprio domani. È, il nostro, un Paese sempre più svagato ed edonista. Le teste pensanti non hanno l’entusiasmo e tanto meno il coraggio di un impegno civile proiettato nel futuro. C’è un Paese da reinventare partendo dal confronto; partendo dal coinvolgimento dei giovani a cui compete di essere prima di tutto ottimisti nel pensare al futuro come un mondo possibile ed assolutamente non negato. Occorrono per tutto queste idee e creatività; tante idee nuove e tanta creatività, la cui unica fonte può essere solo quella del sapere, della conoscenza e della cultura che può produrre quelle idee forti, per una generazione in cerca di sé attraverso un rapporto diverso con il mondo e con se stessi. È questo l’insieme umano che pensa ad utilizzare il laboratorio della vita per progettare il proprio domani, frutto di un lavoro a più mani, il solo che può cambiare la vita di ciascuno e dare quella tensione morale che è alla base del buon vivere individualmente inteso e di un mondo più equilibrato, utile a contenere i guasti di un consumismo sfrenato e di un egoismo umano che porta sempre più a pensare solo per sé, indifferenti delle altrui sofferenze. In Italia la cultura del futuro è in forte crisi; tanto, per effetto, tra l’altro, di un’altrettanta forte crisi generazionale che vede il mondo adulto barricato in difesa dei propri privilegi ed il mondo giovanile assolutamente privo di certezze ed in una crisi assordante per un futuro sempre più negato, per un futuro cancellato dagli orizzonti umani che, così facendo, diventano sempre più disumani. Gli italiani sono la causa e l’effetto dei propri mali; ne sono la causa per i loro comportamenti sbagliati; per le loro sbagliate scelte di vita; per la loro ostinata volontà di farsi male, senza poi sapere come uscirne. La causa delle cause è la scelta mortale di comportamenti che tendono sempre più al solo apparire, cancellando l’essere; di comportamenti che mettono in primo piano la sola materialità della vita, dimenticandosi e cancellando quei valori etici senza i quali c’è inevitabilmente la crisi dell’uomo dovunque viva e qualunque cosa faccia. Tanto ci sta cadendo addosso, ci sta capitando per effetto di un vero e proprio male oscuro che si chiama umanità dell’apparire sempre più distaccata ed indifferente all’essere. Perché tutto questo da noi? Perché l’Italia ha smarrito le certezze di una saggezza antica che rendeva gli italiani saggiamente attenti al proprio essere; all’etica come ai saperi; alla cultura, come valore e collante d’insieme, come alla conoscenza, presupposto e base del percorso del fare per costruire insieme, un futuro possibile. L’Italia dell’apparire purtroppo non sta per niente bene; è in una condizione di grave sofferenza oltre che materiale, umana, culturale e soprattutto etica. Avendo il nostro Paese smarrito la saggezza antica, non riesce più a capire l’importanza dei saperi; non sa amare, così come si conviene, la conoscenza. Il monopolio italiano per quanto riguarda la conoscenza, i saperi, la comunicazione e tutto quanto appartiene all’homo sapiens, è della televisione che, con le sue false verità, il suo fare idiotamente anticulturale, il suo pensiero fotocopia, il suo messaggio finalizzato a promuovere l’assordante apparire, assolutamente indifferente all’essere ed al pensiero dell’essere, è la causa prima di una disumanità diffusa da cui derivano i tanti mali d’Italia. Gli scenari italiani sono scenari tristi; rappresentano in sé gli aspetti di una crisi profonda da cui è veramente difficile venirne fuori. I mali di cui soffre l’Italia sono soprattutto mali prodotti da una profonda crisi di cultura. Ne consegue una profonda crisi di mercato dei prodotti culturali (libri, riviste, quotidiani); si legge sempre meno; sempre meno si acquistano i libri, le riviste, i giornali. Sempre meno c’è attenzione per i buoni prodotti culturali, utili strumenti di conoscenza e di crescita umana e sociale. Siamo di fronte ad un sempre più vicino declino della cultura italiana. Anche se non siamo al default, le condizioni non sono per niente buone. 

 

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