Renzi è la rivincita di Berlusconi

Angelo Cennamo

La sensazione che la seconda Repubblica ( perlomeno quella che abbiamo conosciuto nel dopo tangentopoli) abbia i giorni contati è forte. Le turbolenze che da qui a poco attraverseranno i due maggiori partiti italiani, Pd e Pdl, saranno, infatti, così vibranti da minacciarne unità e consistenza oltre ogni ragionevole dubbio. I motivi che hanno portato il centro destra di Berlusconi a dividersi tra “innovatori governativi” e “lealisti antigovernativi” sono note. La decadenza incombente del Cavaliere, sancita dal voto palese e per effetto di una norma inapplicabile alla sua vicenda processuale, sommata alla delusione per una manovra economica fatta di pochi tagli alla spesa e di nuove tasse, hanno aperto nella coalizione liberale uno squarcio difficilmente sanabile in tempi brevi. Le schermaglie tra Alfano e Berlusconi, che si  punzecchiano attraverso giornali e tv come due ex amanti, sono la rappresentazione plastica di un addio amaro ed imprevedibile che rimanda di un mese il parricidio che tutti prevedevamo il 2 ottobre scorso, in occasione del voto di fiducia al governo di Enrico Letta. Quella operata da Alfano, o da Berlusconi, a seconda dei punti di vista, è la seconda scissione nel centro destra a distanza di tre anni dalla ribellione di Fini. L’esito di quell’addio lo conosciamo bene, così come conosciamo i numeri che hanno accompagnato l’avventura della destra “legalitaria, moderna ed europeista” che l’allievo di Almirante propugnò contro il regime del padre padrone di Arcore. Se il destino di Alfano sarà lo stesso del suo delfino predecessore è difficile prevederlo oggi, ma le consonanze rispetto a quella drammatica direzione nazionale ci sono tutte. E al Cavaliere non dispiace ricordarle ogni volta che Angelino lo invita a desistere. Così stando le cose, Forza Italia non avrà forse i numeri roboanti del Pdl di inizio legislatura; sarà verosimilmente costretta ad un ruolo di opposizione nell’attesa di future sfide elettorali, a cominciare dalle europee del 2014. Potrà però mostrare ai propri elettori il volto della coerenza, rispetto ad una linea programmatica che non può prescindere dal binomio “meno spesa, meno tasse” e continuare ad affidarsi all’uomo che di quel partito è la vera incarnazione. Sia chiaro, l’addio di Alfano e dei suoi ministeriali sarà un trauma del quale il centro destra farebbe volentieri a meno. Ma la storia a volte riserva delle sorprese. La più clamorosa sarà l’affermazione di Matteo Renzi alle primarie del Pd il prossimo 8 dicembre. Dire cosa c’entri il sindaco di Firenze con il partito di Epifani, Cofferati, D’Alema, Cuperlo, Bersani, è come spiegare il quarto mistero di Fatima. Eppure il guascone fiorentino pare proprio non avere rivali nella corsa per la segreteria. Sarà come un elefante che entra in una cristalleria, ha detto qualcuno : romperà tutto. Renzi segretario del Pd è come Vendola alla presidenza di Forza Italia : la beffarda metempsicosi di un Berlusconi che, dopo essere morto, riappare nelle vesti del giovane liberale, deciso a sconfiggere i comunisti, una volta e per sempre, sottraendogli il partito. Chissà che non diventi lo spunto per un nuovo film di Nanni Moretti sul Caimano. Di Firenze.

 

8 pensieri su “Renzi è la rivincita di Berlusconi

  1. Io voterò Renzi ma è il caso che Renzi si doti di un programma: il caimano originale non ha realizzato praticamente niente di rivoluzionario (tutt’altro), ma un programma, anche se posticcio, ce l’aveva.

  2. Mi sta dicendo che lei vota senza sapere per cosa vota? Anche questo è un segno dei tempi. La capisco.

    1. No, al contrario, so cosa voto:

      – voto un giovanotto simpatico ex-democristiano prodiano riverniciato liberale che attualmente non sembra avere un programma definito (tranne la questione delle rottamazioni, ma quella è presumibilmente fuffa che piace all’elettore del centrodestra deluso e terrorizzato nel 2013 dal solito pericolo comunista, dalle tasse, ecc.ecc. Che poi il caimano originale non le abbia abbassate praticamente mai a questo elettore non interessa minimamente e il giovanotto ovviamente lo sa);

      – voto la possibilità che possa vincere il PD con i voti degli elettori di cui sopra e avviare una fase di serie riforme che tengano conto delle condizioni in cui versa la nostra società. Ovviamente, ciò comporta la fine del PDL, il cui elettorato secondo me non terrà e finirà, quando non astenuto, mezzo mangiato da Grillo e mezzo dal giovanotto;

      – voto contro la possibilità che il suddetto paese possa essere consegnato nelle mani del comico Beppe Grillo e del suo movimento, nel quale non credo per niente, anzi, temo svolte autoritarie;

      Insomma, penso che, pur turandomi il naso, le ragioni possano essere sufficienti.

      In alternativa, mi andrebbe benissimo che il PD si dividesse in due e si formasse a sinistra del PD un nuovo soggetto simile ai DS, ma temo che ciò non avverrà mai o comunque non sarebbero le persone giuste (i GIOVANI) a fare una mossa del genere (e Grillo continuerebbe a raggranellare consensi, spingendo sul fatto che il centrosinistra non ha mai fatto cose di sinistra ma ha fatto le liberalizzazioni di Bersani, la precarizzazione del lavoro, l’Europa delle banche, ecc.ecc.ecc.).

  3. Fa bene a votare Renzi. Mi chiedo, però, come abbia fatto tutti questi anni a votare per una sinistra che a Renzi non gli somiglia per niente : socialista, conservatrice, sindcalista, statalista, dirigista.

    1. Come può vedere, il mio non è un voto PER, è un voto CONTRO, per le ragioni sopra esposte. Tuttavia, non ci vedo niente di incoerente: a guardare obiettivamente gli ultimi 20 anni ha fatto più cose apparentemente “di destra” il centrosinistra che il centrodestra. Anzi, questo è il motivo per cui gran parte dei voti del PD è finita al M5S: il PD (e sue precedenti “incarnazioni”) non sembrano aver difeso il lavoro (creazione di contratti precari), ha buttato fuori dalle competizioni elettorali l’estrema sinistra (RC) prima e Di Pietro poi, avrebbe deriso formazioni come quella di Ingroia, avrebbe “fornicato” con le banche, avrebbe “inciuciato” con il centrodestra, avrebbe agganci con l’Europa e con grandi imprenditori di vari settori. Insomma, oggi come oggi, la sinistra che sinistra è? Per me è una sinistra che può cogliere l’occasione di diventare definitivamente qualcosa di più moderno, cosa che già fa a passi lenti da almeno 35 anni costantemente (con il rischio costante di finire nel campo della destra, che però secondo me da anni è tristemente vuoto).

      Poi, se lei mi chiede se la sinistra che ho in mente io passa per Epifani o Fioroni, diciamo che tendenzialmente preferirei di no, ma se pensa che il centrodestra cerca di far ricandidare il leader a 80 anni e che senza quel leader pare non esistere proprio…

    1. Su questo concordo. A pensarci bene, non è un male, direi che si è toccato il fondo. Secondo me si dovrebbe ripartire dai programmi, evitando accuratamente di votare per le persone.

      Ma credo che questo paese non sia pronto.

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