Salernitana, ancora una sconfitta all’Arechi

Maurizio Grillo

La rincorsa al primo posto, appena accennata domenica scorsa a Benevento, ha già subìto un brusco arresto con la sconfitta 1-0 contro il Grosseto. Si dice, le partite vengono decise da episodi, come ha sottolineato anche Ricci in sala stampa dopo la sconfitta di ieri, ma quando si perdono tre gare in casa su cinque in uno stadio come l’Arechi, vuol dire che gli episodi c’entrano ben poco o comunque ci sono altri problemi che assillano questa squadra. Non è nostra intenzione fare processi in questo momento, ma una riflessione si. A guardare le distinte dei giocatori in campo c’era una notevole differenza di età media tra le due formazioni. Avere un tocco d’esperienza in una squadra è fondamentale, soprattutto se si punta a vincere un campionato, ma averne troppa può essere talvolta controproducente. La dinamicità e la carica agonistica mista alla voglia di emergere di alcuni giovani in Prima Divisione spesso prevale sulla tecnica di giocatori esperti, ma con le gambe non più tanto veloci. E allora si spiegano i risultati come quello di ieri sera all’Arechi. Perrone ha tanto da lavorare. Un vantaggio però, rispetto al suo predecessore ce l’ha. Conosce molto bene la maggior parte dei calciatori che compongono l’organico, visto che li ha avuti alle sue dipendenze l’anno scorso e altri addirittura due stagioni fa. Deve “solo” riportare ordine sotto il profilo tattico, ricostruire la squadra sotto il profilo psicologico, in ripresa domenica scorsa (forse anche troppa euforia fa male), ma colato a picco ieri sera e limare, secondo noi, qualche ruggine rimasta nello spogliatoio dalla passata gestione. Anche a costo di operare esclusioni eccellenti. Perrone ha la società dalla sua. Sa che la sua posizione è solida e che, indipendentemente dai risultati che otterrà, resterà in sella. Vanno in campo i più in forma, i nomi e i curriculum non contano. Almeno finora, per quello che abbiamo visto, è stato così.