Salerno: Confsal, lettera ai vertici regionali
Con la presente, innanzitutto, vogliamo esternare tutto il nostro disappunto rispetto ad un comportamento aziendale che appare sempre più paragonabile a quello del vecchio padronato dell’immediato dopoguerra, piuttosto che ad un’impresa pubblica operante ad avanzato inizio degli anni duemila. Infatti, si susseguono numerose riunioni che parlano del futuro della SMA e dei suoi dipendenti, senza che questi ultimi possano venire a conoscenza di nulla di ufficiale e di certo. Sono costretti, insomma, ad affidarsi alle varie interpretazioni – alcune veramente grottesche e strampalate – di decisioni che non hanno alcun collegamento con la realtà delle cose veramente fattibili per recuperare alla produttività la SMA Campania. Tale incertezza, associata al dover recarsi al lavoro sapendo già di non aver alcun compito da svolgere e di dover semplicemente aspettare il lento scorrere delle otto ore di impegno quotidiano, sta gettando i dipendenti in una prostrazione psicologica frustrante che è foriera di stress nervoso e della possibile sopravvenienza di malattie ansioso- depressive. Non ci stiamo appellando al diritto all’informazione della organizzazione sindacale che rappresentiamo, sul quale, a breve, dovrà essere il Giudice adito a pronunciarsi, ma di quello inalienabile dei dipendenti, loro dovuto per rispetto del senso civico e delle regole più elementari della democrazia nei luoghi di lavoro.
Ciò detto, in primis ribadiamo la nostra radicale contrarietà a qualsiasi forma di cassa integrazione poiché non ne esistono i presupposti, in quanto la SMA è stata totalmente partecipata dalla Regione al fine di delegarle l’esercizio in economia di servizi di competenza dello stesso Ente proprietario, che, si presuppone, quest’ultimo avesse già individuato all’atto della pubblicizzazione della società.
La situazione attuale aziendale non è configurabile, peraltro, né con una crisi strutturale né con una congiunturale, poiché, in ogni caso, per dichiararla occorrerebbe un parametro di riferimento che non può che essere l’andamento della produzione e, nel caso della SMA, delle attività da svolgere delegate dalla Regione.
E’ curioso volerla dichiarare rispetto al nulla: ovvero in coincidenza dell’azzeramento attuale di ogni attività ed della completa incertezza dell’impegno aziendale futuro.
Allo stato dei fatti, anzi, con un’azienda inoperosa e con le norme inerenti le società in house che le impediscono di ricercare sul mercato impegni alternativi all’affidamento diretto regionale, ogni ammortizzatore sociale eventualmente utilizzato potrebbe rivelarsi addirittura sanzionabile come una frode allo Stato.
In questi giorni, inoltre, nell’ambito delle molteplici interpretazioni, stravaganti e bizzarre, delle volontà aziendali abbiamo sentito dire che i vertici della società ipotizzano il trasferimento dell’inquadramento contributivo dal settore agricolo a quello del commercio, sicché la SMA avrebbe accesso alla cassa integrazione straordinaria e non più solo a quella in deroga.
Se rispondesse al vero questa ipotesi ci troveremmo di fronte all’irresponsabilità ed all’incompetenza più totali.
Irresponsabilità, perché sarebbe evidente che l’intento che si vuole perseguire è quello di espellere definitivamente dalla produzione centinaia di dipendenti, i quali non saprebbero come sopravvivere con le loro famiglie con la misera indennità spettante e come arrivare alla pensione.
Incompetenza, poiché la cassa integrazione straordinaria nel settore commercio è riservata alle aziende commerciali in senso stretto e non a quelle, come la SMA, che espletano servizi.
Per cui il passaggio si rivelerebbe del tutto inutile, anzi l’azienda avrebbe un aggravio di spesa contributiva di circa tre milioni di euro l’anno, senza alcun vantaggio per il personale: somma questa molto superiore ai risparmi che si vorrebbero conseguire.
Immaginiamo che tutto ciò sia frutto unicamente di notizie trasferite con notevole approssimazione e perciò auspichiamo che i vertici aziendali contribuiscano a diffondere un minimo di informazioni corrette ai lavoratori e ad evitare così l’attuale confusione che determina solo uno stato d’animo ulteriormente negativo tra i dipendenti.
Cogliamo l’occasione per rinnovare il nostro appello ai vertici regionali affinché siano conseguenti alle responsabilità ed agli impegni che si sono assunti allorquando hanno deciso, lodevolmente, di acquisire l’intero pacchetto azionario di SMA. Allarghiamo la sollecitazione anche ai vertici societari, in modo che tralascino discussioni che non portano da nessuna parte e si concentrino ad offrire alla Regione il supporto del ventaglio delle notevoli e molteplici attività a cui può essere adibita la SMA con efficacia, produttività ed efficienza, cosicché si tenda potenzialmente ad un futuro incremento occupazionale e non alla espulsione di manodopera. Per una questione di equità, come abbiamo già chiesto reiteratamente, si dovrebbe partire dalla trasformazione a full time dei contratti dei giovani assunti ben tre anni fa. Ovviamente, esortiamo l’azienda a presentarsi alla Regione dimostrando di aver messo in campo risparmi di spesa consistenti, sopprimendo consulenze, incarichi e costosi e sproporzionati appalti. Certi della Vostra sensibilità, rimaniamo in attesa di valutare proposte di maggiore concretezza e coerenza e più idonee per un’area del mezzogiorno già così tanto sofferente sul piano sociale.
I delegati della RSA p. la segreteria regionale
Fausto Morrone Agostino Arguito
Roberto Iavarone
Giuseppe Peccia
Alfonso Sollazzo