Il futuro d’Italia

Giuseppe Lembo

Può apparire come un chiodo fisso parlare dei mali d’Italia, mali così profondi da determinare la catastrofe annunciata di questo nostro grande ma malcapitato Paese. Nei lunghi anni di attenzione antropologica per l’Italia non c’è stato mai occasione di compiacimento per le amare cose dette; una grande tristezza, una grande sofferenza ne ha sempre accompagnato la narrazione, con uno spirito fortemente positivo e con la speranza di vedere trasformata la crocefissione in resurrezione. Al momento guardando il clima da sepolcri imbiancati e di un tutti contro tutti attivamente impegnati alla costruzione del male comune, c’è da sperare veramente poco nella rigeneratio umana, sociale, politica, economica e culturale del nostro Paese.

Siamo ad una speranza disperata; ma nonostante queste tristi condizioni, facendoci forza, non cancelliamo almeno la speranza. Facendoci forza, evitando di preoccupare di quello che fanno gli altri, concentriamoci attivamente e con l’orgoglio dell’appartenenza, su quello che facciamo noi; su quello che dobbiamo fare noi per non tradire la nostra condizione di uomini della Terra che va assolutamente oltre gli orizzonti di un vivere egoistico basato sul tutto per sé, non sapendo vivere una dimensione umana con al centro l’altro; quella del pensare agli altri è una strada molto in salita nel nostro Paese.

Con forza ci viene in aiuto il messaggio del Papa Francesco che, preoccupato per i mali del mondo e molto da vicino per i mali d’Italia, ci invita a costruire insieme un’umanità nuova, con al primo posto la pace e quel diritto alla vita per tutti, sempre più cancellato da chi, ubriaco di privilegi, pensa che tutto gli è dovuto e che egoisticamente si realizza come uomo della Terra, attraverso il possesso delle cose, attraverso il consumo sconsiderato dei beni; tanto, togliendo agli altri del mondo la possibilità di avere il necessario per vivere; il necessario per vivere la propria vita terrena con dignità e con l’orgoglio di essere parte viva della grande famiglia umana.

Il nostro Paese per come si comporta, per come pretende di vivere con i privilegiati da una parte, sempre più forti e più attenti ai loro privilegi e dall’altra i malcapitati del niente, indifferenti a tutto ed a tutti, è un Paese assolutamente infedele; è un Paese assolutamente poco solidale.

Neppure l’Unita d’Italia è riuscita a costruire un vero insieme italiano; un insieme unitario nei fatti più che nella sola facciata.

L’Italia del Nord è di fatto rimasta tale; tanto grazie ad una crescente commistione tra la finanza e la politica che ha segnato il destino di questo nostro Paese, incrementando l’Italia del Nord a discapito del Sud che per molti versi è rimasta come parte d’Italia dalle illusioni perdute, basate sulle sole promesse tradite, che sono state così tante da costruire nel tempo una parte incancellabile della storia d’Italia, una storia oggi al capolinea per le difficili condizioni in cui è stata trascinata da un potere egoistico, assolutamente miope, del tutto indifferente al bene comune.

Che fare? Rassegnarsi al non c’è niente da fare? Piangersi addosso?

Niente di tutto questo. È un alto dovere di chi, nonostante tutto, si ostina a pensare al futuro, attualizzare al fine di un cambiamento possibile, ciò che è avvenuto nel passato e riportarlo all’attenzione del presente; è necessario decodificare la realtà di ieri per capire da dove veniamo e dove andiamo domani; è necessario per evitare che l’anarchia dei mali del presente, con l’occupazione in crescente crisi, continui a deprimere la società italiana che è sempre più brava a farsi male e ad innescare nuovi ed efficienti meccanismi di autodistruzione, tra l’altro, sepolta da una cementificazione selvaggia, in gran parte dei territori, sottraendo spazi vitali al futuro dei nostri figli e consegnando nelle loro mani un’Italia abusata, un’Italia violentata, un’Italia dal futuro negato.

È l’Italia dell’apparire assordante; è l’Italia dal destino segnato con una sua storia ufficiale ad usum dephini assolutamente menzognera che c’è stata tramandata di generazione in generazione, con atteggiamenti di assoluta indifferenza per i protagonisti silenziosi, di sole illusioni perdute, trattati da sempre come cortigiani, ad uso e consumo del potere costituito.

Il primo grave male d’Italia è data da un trasformismo politico che non conosce limiti; oltre al trasformismo c’è una profonda caduta di stile e soprattutto di etica politica e partitica.

L’ultima trovata delle larghe intese a cosa ci porterà? Ma è mai possibile che dal bipolarismo, espressione di una forte democrazia dell’alternanza si passi ad una innaturale ammucchiata dalle larghe intese (larghe per il consenso parlamentare del 65%), che hanno creato diffusamente il clima del qui non comanda più nessuno, come ci rappresenta a fosche tinte la copertina del settimanale l’Espresso.

Quali garanzie di una buona politica può venire al Paese da scenari confusamente equivoci che rappresentano il tutto ed il suo contrario, con uno stare insieme di comodo che non nasconde le due anime protagoniste di fatto di intese finalizzate a portare acqua al proprio mulino, con una conflittualità latente da ambo le parti che sono sempre pronte a guerreggiare; sempre pronte a sfidarsi?

Ma sono veramente contrapposte ed in attesa di un’autonoma leadership di governo, oppure intendono sbarcare la loro provvisorietà di insieme a forme ipocritamente guerreggiate di lungo corso badando a difendere sine die privilegi e ruoli?

Sarebbe un fatto assolutamente grave ed intollerabile per il Paese; scomparirebbe se non del tutto cancellato ogni residua forma di credibilità politica.

Altro che buona politica! Altro che governo saggio al servizio del Paese!

Avremo sempre più, scenari con caste e privilegi che si contendono il potere, dominati dai poteri forti che, facendola da padroni, hanno indebolito ed indeboliscono giorno per giorno la politica, rendendola, con grave danno, serva sciocca del potere.

In Italia il potere soprattutto della politica è un potere assolutamente debole; un potere che ha ridotto il Paese in una condizione di altrettanta profonda debolezza, dove ancora fluidamente in movimento la fanno da padrone la burocrazia, le caste ed un egoistico insieme che ha per solo e dichiarato obiettivo la difesa dei privilegi; dei tanti e diffusi privilegi che rendono sempre più difficile la vita di chi non ha più il necessario per vivere.

Siamo in un Paese, purtroppo, politicamente balcanizzato.

C’è un tutti contro tutti; c’è il ricatto anche da parte di piccole cellule di potere che fanno valere la propria arrogante influenza per garantirsi e garantire i privilegi che diventano privazioni e sofferenze per i tanti altri; per i tanti altri italiani tartassati come non mai, vittime di un sistema di potere sempre più disumanamente infame.

La politica non è assolutamente protagonista; ripiegata su se stessa, è priva di autorevolezza per mancanza di figure leader che, per essere tali, devono essere in possesso di una genialità, assolutamente non riscontrabile in un mondo dal potere fluido e dalle forti caratteristiche di mediocrità, ormai preda delle agguerrite lobby italiane.

La casta della politica non è assolutamente capace di esercitare una funzione di guida; a tenerla in pugno è quella burocrazia canaglia che ha come unico obiettivo quello di agire per il proprio bene e di conservare i propri privilegi e con i propri privilegi, lo status quo con conseguenze sempre più drammatiche per il funzionamento della Pubblica Amministrazione, che ha l’attenzione di un niente; che non produce assolutamente niente, per cui sempre più, non riesce a fare il bene della collettività,così come previsto dalla Costituzione e dalla Carta dei Diritti del cittadino.

La P.A. del nostro Paese funziona sempre peggio.

La burocrazia italiana fortemente borbonica per comportamenti, pur di difendere i propri privilegi di casta, si è sempre opposta fermamente a qualsiasi tentativo di riforma.

Oggi siamo veramente al capolinea; la casta politica sta dando il peggio di sé.

I risultati di questa maledetta deriva, risultati annunciati sono sotto gli occhi di tutti.

L’incertezza è sovrana; il debito pubblico cresce facendo crescere i debiti che dovranno poi pagare i nostri figli.

Abbiamo un Paese ingessato; per la soluzione dei suoi problemi di sopravvivenza, chi governa si rivolge sempre ai soliti noti, con nuove manovre e manovrine (i più penalizzati sono i pensionandi ed i pensionati) che consentono di tenere a galla l’Italia, anche se è sempre ferma sull’orlo del precipizio che inevitabilmente, prima o poi la inghiottirà.

Chi governa l’Italia, non pensando minimamente di caricarsi di parte dei sacrifici imposti ai soliti noti, è sempre più bravo a mettere in mille modi le mani nelle tasche degli italiani; lo scandalo più evidente è quello delle pensioni portate a sei volte l’assegno minimo, pari a circa 3.000 euro lordi (poco più di 2.000 netti), congelate dal 2011 e non più adeguate al caro vita.

Tanto viene pensato come intervento per calmierare la ricchezza.

In Italia con 2.000 euro di reddito, poi aggredito da tutte le parti, si è considerati ricchi.

Che strano questo nostro Paese!

Mentre si fa questo, niente, ma proprio niente si fa per contenere la spesa stratosferica delle pensioni d’oro un vero e proprio schiaffo alle povertà del nostro Paese.

È proibito, è assolutamente proibito toccare le pensioni-privilegio di caste che per una vita hanno goduto di grandi benefici e di grande ricchezza, alla faccia dell’Italia povera.

L’Italia, sulla via del tradimento è sempre più mala Italia; è sempre più mala società; tanto anche nei settori primari e di rilevante importanza sociale per il vivere civile; dalla sanità alla scuola, al lavoro che non c’è, tanto per evidenziare alcuni aspetti dei mali d’Italia, è tutto un disastro del pianeta Italia che, sgarrupato com’è, è assolutamente difficile se non impossibile da poter salvare.

L’Italia che soffre e non poco nel presente è soprattutto un Paese dal futuro negato.

Un particolare allarmante sul futuro italiano ci viene dal mondo della scuola, presupposto e pilastro per la cultura, la comunicazione e la formazione.

L’OCSE in una recente indagine sulle capacità fondamentali della popolazione adulta (dai 16 ai 65 anni) riguardante 24 Paesi sviluppati, ha riconosciuto gli italiani ultimi in italiano e penultimi in matematica.

Siamo ormai alla fine; non sappiamo né leggere né fare di conto.

Non abbiamo, con queste debolezze culturali, la capacità di apprendere quelle abilità e quelle conoscenze nuove alla base della diffusa rivoluzione tecnologica in atto; per tutte queste negatività siamo sempre più un Paese dal destino ormai segnato.

Abbiamo, tra l’altro, un forte vuoto di formazione.

Un italiano adulto su due è senza un diploma contro il 27% della media OCSE; l’obiettivo di Lisbona, raggiunto dalla Germania, lo aveva fissato al 15%.

I diplomati italiani sono il 34% ed i laureati sono solo il 12%.

L’indagine OCSE ci mette di fronte un’amara realtà; purtroppo un milione e mezzo di italiani al di sotto dei trent’anni non ha le competenze adeguate per muoversi nel mondo del lavoro.

Il pianeta Italia è veramente pieno di acciacchi. Considerato il presente ed i suoi mali inguaribili, non si può avere fiducia in un’Italia futura, rinata; tanto, perché gravemente compromessa dai tanti ed inguaribili mali dell’Italia di oggi.

Mentre l’Italia sta morendo e vive in grave sofferenza la sua lunga agonia, così com’è sotto gli occhi di tutti gli italiani, tuonanti voci autorevoli della loro autoritarietà, in primis quella del Capo dello Stato, parlano di forti segnali di ripresa.

Ma sono proprio certi di parlare dell’Italia? Non si tratta forse di un altro Paese o di un Paese fantastico del tutto inventato che non ha niente a che fare con la nostra sofferente Italia?

La crisi, dicono i padroni della nave Italia, è ormai passata; tutto dell’economia italiana tornerà di nuovo a prosperare elargendo a piene mani benessere e sviluppo a tutto il festaiolo popolo italiano che vuole vivere tranquilli e non essere disturbato dai problemi, un rompicapo che si preferisce non avere e di trasferire ben volentieri ad altri che si compiacciono di averli per poi risolverli.

Ma considerati gli scenari tristi in cui gli italiani vivono dal Nord al Sud del Paese, di quale “Italia” i lorsignori vanno mai parlando? Hanno una concreta e diretta conoscenza dell’Italia vera, un Paese in forte crisi e purtroppo morente?

Forse hanno l’intelligente capacità di vedere e di sentire solo quello che fa comodo vedere e sentire.

Per il resto, come pietrificati, preferiscono assolutamente non vedere e non sentire; così facendo, stendono un velo pietoso sui mali d’Italia, coprendoli di un silenzio assordante e licenziandoli con un “poi si vedrà”, inteso come naturale, dannato trasferimento per le nuove generazioni, già sulla scena della vita protagoniste fallite per colpa dei loro padri.

Ma i bei tempi del pensiero fantastico, sono assolutamente anacronistici per il nostro tempo; oggi più che mai servono le certezze di un mondo reale e non le fantasiose invenzioni dei mondi assolutamente inventati che sono ormai lontani, tanto lontani dalla reale condizione umana del Paese Italia.

Vicino a tutti noi, nel nostro Paese, può essere consentito ed esserci il solo canto triste dei poeti, se ancora ce ne sono, che hanno in sé la grande autorità umana di cantare del loro popolo, di cui ne custodiscono l’anima impressa nelle cose che dicono poetando.

Ai falsi osservatori che danno per certe cose assolutamente false, non è consentito più oltre, ingannare il popolo italiano, ormai stanco di subire in silenzio le chiacchiere-vangelo delle promesse non mantenute da parte del teatrino della politica-spettacolo, sempre più affollato di clown simpaticamente burloni, assolutamente inaffidabili, circondati da figuranti, con un falso comunicare; senza fermarsi mai, tanti galli, inamovibili persone del potere si rimbeccano facendo spettacolo; uno spettacolo indegno che è solo fine a se stesso, non servendo a risolvere nessuno dei problemi gravi dell’Italia, sempre più ammalata di uomo e soprattutto di uomo di un potere inossidabile che sa quasi di eterno.

Basta, ma veramente basta con questi pericolosi ed indecenti teatrini.

Chi parla dell’Italia in ripresa non dice il vero, per cui va sbugiardato.

La ripresa vera dell’Italia è cara a tutti; la falsa ripresa come quella propagandata per l’Italia di oggi, è purtroppo una maledizione ed un danno per tutti.

Chi si smanica a salutare come rinata l’Italia, assolutamente vittima di una falsa ripresa, non fa il bene dell’Italia e degli italiani in gravi difficoltà.

Per non tradire più oltre la gente italiana, gente assolutamente per bene, quanti inopportunamente blaterano a sproposito, farebbero bene a documentarsi ed a conoscere da vicino i profondi mali d’Italia, aggredita come non mai da un grave crisi del lavoro, con milioni di italiani senzalavoro e con altrettanti milioni di giovani che hanno ormai perso anche la speranza del proprio futuro.

Nei gravi mali d’Italia c’è una quotidianità disperatamente disumana; in tanti abbassano le saracinesche e poi per disperazione, avendo perso tutto, compresa la speranza del futuro, decidono di farla finita con la vita, un peso insopportabile per colpa di un boia eccellente che è protagonista dei tanti suicidi italiani di Stato, per non aver saputo garantire il diritto alla vita dei suoi cittadini.

Le famiglie italiane, tante famiglie italiane oggi mancano del piatto a tavola, sopravvivendo di sola solidarietà umana ancora viva e presente in tante parte del Paese, dove cresce il malessere e la sofferenza per il comportamento sempre più disumano della politica dei poteri forti e di una burocrazia borbonica, assetata di privilegi che, egoisticamente pensa solo a se stessa; il tutto è condito con la salsa piperina delle istituzioni che non funzionano e che sono sempre più lontane dalla vita reale della gente.

L’attuale momento italiano è veramente difficile.

I messaggi rivolti al popolo italiano, sempre più abbandonato a se stesso, devono essere messaggi di speranza con alla base le sole verità; non devono assolutamente contenere bugie e false promesse, incorniciate in falsi scenari, al fine di ingannare, tradendoli, gli italiani che, creduloni quali sono, devono prendere per vera un’altra Italia, ossia l’Italia inventata ed assolutamente falsa.

L’Italia del potere egoisticamente fine a se stesso e senza prospettive vere di sviluppo, sa solo promettere mondi incantati; le promesse, nella logica del potere, non costano niente e saranno poi cancellate dal tempo galantuomo.

Alternativamente a tutto questo, gli italiani vogliono certezze; vogliono un’Italia vera, con prospettive certe di sviluppo e di crescita; non vogliono tradimenti, false promesse e/o scenari inventati, in contrasto con la realtà del Paese, una realtà difficile da lacrime e sangue, dove la gente non gioisce, ma soffre, sperando solo di poter avere un giorno una vita normale, garantita nel lavoro, nella cultura, nella comunicazione e nella piena libertà umana in un consesso di uomini civile e garantito nei diritti fondamentali della persona, partendo dal diritto alla vita.

Per il bene dell’Italia e per una sua serena continuità di futuro è bene non esasperare le situazioni; non tirare la corda più di quanto è consentito tirarla.

Se si insiste a tirarla, il rischio reale è quello che si può spezzare.

Allora niente sarà come prima. Tutto diventa conflittualmente contrapposto.

Per il bene dell’Italia evitiamo di fare un uso abusato delle sole parole; da sole non possono risolvere i problemi.

La gente del nostro Paese più che di parole e di messaggi tranquillizzanti ha bisogno di fatti; ha bisogno di cose concrete, le sole che possono alimentare le certezze di futuro.

È necessario ed urgente dimostrare, da parte del potere, di essere concretamente virtuoso; tanto, per smontare quel vecchio detto popolare “o’ sazio nu crere o’ riuno” (il sazio potere non crede al popolo digiuno).

La gente italiana non vuole soluzioni miracolistiche e/o assistenziali per vivere; la gente italiana, vuole il lavoro e quella dignità sempre più maltrattata di uomo nei suoi diritti fondamentali del lavoro, della libertà e della dignità umana.

Il futuro italiano è oggi con il presente, in grave difficoltà; per garantirlo bisogna cambiare.

Bisogna riportare all’ordine il disordine italiano; bisogna ridare la giusta dignità alla politica, con uomini all’altezza di farla funzionare, riportando al primo posto nel governo del Paese la politica e la sua capacità di scelte coraggiose, oggi in mille modi compromesse da poteri sempre più degenerati che si incontrano sul cammino della politica e prepotentemente agiscono per proprio conto, poi avvallato dalla politica, imponendo scelte che non giovano al popolo italiano, in quanto trattasi di scelte finalizzate a conservare i privilegi.