Salerno: al Teatro Antonio Ghirelli “Fuori”

Il Teatro Antonio Ghirelli di Salerno ospiterà, martedì 15 ottobre 2013 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 20), il debutto di Fuori, la nuova creazione scenica di Renato Carpentieri, dal romanzo À la porte di Vincent Delecroix, nella traduzione di Valeria Cipolloni. Prodotto da Fondazione Salerno Contemporanea Teatro Stabile di Innovazione, l’allestimento si avvale della presenza, in scena, oltre allo stesso Carpentieri, di Valeria Luchetti e Stefano Patti. Le luci sono a cura di Cesare Accetta, i costumi di Annamaria Morelli, la realizzazione scene di Antonio Franco, Anna Verde, Sissi Farina. Un Professore di filosofia, grande accademico, un po’ eccentrico e di pessimo carattere, rimane fuori di casa per la sbadataggine d’un suo allievo, e non sa come fare a rientrare. All’inizio la situazione sembra divertirlo. Il Vicino non è in casa, potrebbe telefonare a sua Sorella, ma è domenica. Il suo rozzo Portiere non risponde alla richiesta d’aiuto.  Espulso dalla sfera domestica, il vecchio professore, non è preparato ad affrontare il mondo di fuori, che deforma i cervelli ed erode le più sottili intelligenze. E poi, il suo abito è troppo leggero per la stagione, e gli mancano le cose essenziali della vita d’oggi: denaro e telefono. Il restare fuori dalla porta diviene la metafora dell’emarginazione, dell’indifferenza del mondo nei confronti del sentimento di solitudine e di sradicamento del vecchio filosofo che, vittima di disgrazie terribili, perseguitato dalla trivialità e dall’istupidimento di una società che lo mette da parte, cerca rifugio in un mondo fantastico ed irreale. Mentre pensa al da farsi, intraprende un “viaggio” domenicale nel corso del quale si racconta, incontra persone sgradevoli, vive situazioni penose o assurde, ricorda il proprio passato.  Nella sua solitudine e nei suoi incontri, si interroga sulla nostra epoca egoista e indifferente: un’umanità legata alla logica del potere economico, la bruttura del mondo, la stupidità come legge.

Nel suo vagabondare, due soli incontri lo rasserenano: quelli col padre e con la figlia, morti entrambi da tempo. Attraverso la figlia, approda, finalmente, a qualcosa di simbolicamente salvifico: l’Arte. Il suo ragionare si alterna alle visioni allucinate, fino ad identificarsi con un ritratto di Van Dick. Ma in questo viaggio ci sono piccoli dettagli dissonanti. È la sua memoria indenne che inserisce nella sua mente strane immagini importune. Immagini che non gli danno tregua, in un crescendo insistente e sempre più articolato. Fuori è una passeggiata nelle circonvoluzioni di un cervello lucido, forse stanco. Ma poi, è vera questa passeggiata, sono veri gli incontri o è un faccia-a-faccia con la morte?