Riflessioni sul ventennio. Che verrà!

Angelo Cennamo    

Non mi accodo alla schiera degli editorialisti che in questi giorni si cimentano nella rappresentazione gaudente e premonitrice del funerale politico di Berlusconi. E’ già accaduto altre volte, nulla di diverso. Non c’è dubbio, però, che lo strappo di Angelino Alfano e dei suoi ministeriali, lo scorso 2 ottobre, abbia segnato l’inizio di una nuova stagione per il centro destra, i cui contorni sono ancora tutti da definire. L’operazione di Alfano è stata registrata dai media e dall’opinione pubblica dominante come un gesto di responsabilità volto a salvaguardare la stabilità del governo e a tutelare gli interessi nazionali contro il cupio dissolvi del Cavaliere, ripiegato piuttosto sui  processi e la decadenza incombente. Quanto il “sacrificio” di Alfano farà bene alla causa del Paese lo scopriremo presto, anche se i segnali più recenti non lasciano margini all’ottimismo. Ma se il governo Letta è uscito indenne, se non addirittura rafforzato dal voto di fiducia del 2 ottobre,  resta da capire cosa accadrà e come evolveranno al loro interno i partiti che il governo lo sostengono. A dicembre, il Pd celebrerà un infuocato congresso. La leadership del partito se la contenderanno : Pittella, Cuperlo, Civati e il favorito Renzi. Il sindaco di Firenze mastica amaro dovendo, nella migliore delle ipotesi, limitarsi al solo ruolo di segretario e non più ( come si prevedeva nei giorni della bufera) di candidato premier. La differenza non è di poco conto. Il giovane rottamatore, infatti, in questi mesi si era conquistato la ribalta soprattutto per il suo spirito di riformista liberale e trasversale. Nel ruolo striminzito di segretario del Pd, invece, Renzi  rischierà di farsi cooptare dalla solita nomenclatura tardoberlingueriana dei Bersani, Epifani e Cofferati, che ne sbiadirà inevitabilmente l’immagine blairiana e postberlusconiana che lo aveva reso simpatico anche a destra. Se a sinistra il tema del logoramento di Renzi appare centrale, alla vigilia del congresso, nel Pdl, trattino, Forza Italia, stanno per aprirsi scenari e mondi nuovi dopo il ventennio carismatico del capo fondatore. Abbiamo già detto dello schiaffo di Palazzo Madama, con Berlusconi costretto ad abbassare il capo e farsi incudine sotto i colpi dei suoi ministri. Quello che non è stato ancora scritto è in che modo Alfano riuscirà ad ottimizzare i risultati del parricidio del Cavaliere fuori dalle stanze istituzionali del parlamento e del governo. Il fido Angelino sa che l’avventura di vicepremier primo o poi si concluderà e che il confronto elettorale con il popolo del centro destra potrebbe rivelarsi impietoso. Chi prima di lui ha pensato di scavalcare o di prendere le distanze da Berlusconi ( Fini, Casini, Storace, Meloni, Giannino) ha dovuto pagare un prezzo altissimo. Senza il traino e l’appeal elettorale del Cavaliere,  Alfano, Quagliariello e Lupi ( se dovessero prefigurare una nuova formazione centrista, fuori dagli attuali assetti del partito) rischiano di aggiungersi a quella Schindler’s list di ex delfini costretti a sperare nei ripescaggi dell’odiato porcellum. Berlusconi uscirà dal senato, questo è indubbio, ma chi ha votato per lui dal ’94 ad oggi  non smetterà di seguirlo, in tv, nei comizi o altrove. Il dato già trova riscontro in molti sondaggi, e nel Pdl c’è una vasta schiera di “lealisti” che lo ha approfondito con giudizio. Raffaele Fitto è tra questi.

 

3 pensieri su “Riflessioni sul ventennio. Che verrà!

  1. il guaio italiano è – a parte l’incapacita di fare le cose, il politichese, la promessa e il senso di appartenenza partitico che assume caratteri tipici familistici e delle faide – che nessuno dei due “poli” è riuscito a governare per più di cinque anni e almeno dieci anni sarebbero necessari per fare un qualcosa di quello che ci hanno detto che avrebbero fatto. la maggior parte del tempo è stata persa per legiferare contro quello che era stato fatto dai predecessori con l’idea assurda che i conti non fossereo una cosa matematica ma un desiderata ideologico, e qui fattelo dire caro angelo, i tremonti e i brunetta hanno creato una scuola di aria fritta che ci ha portato sull’orlo di un burrone.
    ora se forza italia e un pd 2.0 sapranno essere maturi dopo che avranno cambiato leaderschip è da vedere, io credo che questo cambiamento rischia di essere tardivo perchè potrebbero prevalere altre fazioni e partiti di tipo più trasversale, meno personalistici e più concreti. saranno questi i veri competitor e alfano, renzi e anche il tuo “riferimento” -secondo me tu hai una fotografia nel portafogli o magari una calamita sul cruscotto della macchina del tipo proteggimi tu- rischiano di rimanere fuori gioco e fuori dalla realtà di un paese che ormai non ne può più di tutte queste fesserie politiche e fatterelli personali.

  2. Si dovrebbe capire certi lealisti (ma anche non lealisti) senza Berlusconi cosa sarebbero mai.

  3. Forza italia o Partito della libertà? Secodo il mio modestissimo modo di pensare, credo che, molto spesso, non vale nè il primo nome ne il secondo nome di una associazione. perchè se non c’è dietro ad esso l’uomo carismatico che ne maneggia le redini, non si va da nessuna parte. Per questo io credo che sarebbe auspicabile che a Berlusconi gli venisse concessa piena libertà affinché si potesse evitare di perdere “Pedine” , quelle dei votanti che con lui simpatizzano.Ma se ciò non avverrà, mi viene da immaginare che il partito di sinistra non avrà grossi avversari ed avrà la possibilità di governare l’Italia per lunghi anni . Cordialità, Alfredo

I commenti sono chiusi.