Salerno: Confsal, Morrone su piano industriale

Siamo rimasti sconcertati nell’apprendere, dalla lettura di una comunicazione della SMA, che nelle previsioni della Società il lavoro individuato per le prossime settimane, per circa 700 dipendenti, 18 Basi operative e 8 SOUP, è di soli due cantieri per provincia. Contemporaneamente ci ha colpito la protervia e l’ostinazione con cui si è voluta avviare la consultazione sindacale di legge, finalizzata al collocamento in cassa integrazione in deroga di centinaia di dipendenti: strada evidentemente impraticabile, sprecona ed estremamente onerosa. E’ovvio, se si proseguisse in questa direzione, che l’intenzione è quella di spegnere lentamente l’azienda dimostrandone artatamente l’inutilità. Perciò riteniamo che sia giunto il momento, molto più responsabilmente, di entrare nel merito della discussione, che reputiamo urgente, sulla riorganizzazione della SMA Campania. Con la fine della campagna antincendi boschivi bisogna rapidamente individuare, con la Regione Campania, le attività più utili per il nostro territorio e più consone al profilo produttivo dell’azienda. Quindi, è certamente inadeguata la strada indicata dalla Società, indubbiamente condivisa con la Regione, di due miseri cantieri per provincia, che evidenzierebbe, tra l’altro, anche problemi di sicurezza, dovendo convogliare in pochi spazi centinaia di dipendenti, nonché il paradosso di un sottoutilizzo umiliante per tutto il personale. Facciamo notare che, se persistesse tale atteggiamento di disinteresse ed incertezza, il rischio per centinaia di dipendenti e per le loro famiglie è di rimanere senza stipendio per periodi ancora più lunghi di quelli registrati ormai con sistematicità fino ad oggi e, nella breve prospettiva, senza posto di lavoro. Se vogliamo cominciare a ragionare seriamente di tutto ciò dobbiamo partire dall’assunto che il piano industriale presentato dall’azienda è assolutamente superato, non armonico con il profilo della SMA, eccessivamente costoso e fondato su alcune missioni produttive irrealizzabili. Per dare sostanza a queste osservazioni proviamo a segnalare alcuni rilievi salienti:

  • l’ipotesi di attività ulteriori a quelle tradizionali, da ricercare sul mercato, contraddice la natura e gli obblighi di legge di una società in house come la SMA ed è quindi inattuabile;
  • la previsione di una riduzione del personale di circa il 50%, che passerebbe comunque a carico delle risorse pubbliche regionali (cassa integrazione in deroga), stride con la quantità enorme (quasi identica agli anni passati) di finanziamenti chiesti alla Regione per le attività da espletarsi; così come la mancata indicazione di riduzioni di spesa superflua e dell’azzeramento degli sprechi in ordine a contratti, compensi, consulenze e acquisti di beni vari – alcuni palesemente illegittimi ai sensi delle leggi vigenti – fa apparire ancora più irragionevole l’impianto del piano industriale;
  • sia l’oggetto sociale che il nuovo statuto, nonché il piano industriale, in nessun punto si richiamano ai principi, obbligatori per una società in house, di efficienza, economicità e trasparenza; né tantomeno essi sono esplicitamente espressione della stretta connessione tra l’azienda e gli interessi pubblici della Regione (requisito primario di legge per le società in house).

A fronte di queste sottolineature sembra addirittura impossibile che la Regione abbia seriamente letto il piano industriale e la documentazione allegata, considerato pure che per queste società essa deve esercitare il cosiddetto “controllo analogo”, il quale rende fuori luogo la stessa previsione di poteri ordinari e straordinari affidati all’Amministratore Unico dal nuovo statuto societario. Facciamo questa affermazione poiché non percepiamo quale sia la strategia vera messa in campo dalla proprietà, osservato che molti degli obiettivi su cui si basa lo stesso piano sono o di incerta realizzazione o impossibili da conseguire perché totalmente incompatibili con il contesto SMA o del tutto slegati dalle attività svolte fino ad oggi dalla Società. I requisiti imprescindibili di un piano industriale, a nostro modesto avviso, devono essere coerenza, sostenibilità finanziaria, attendibilità: connotazioni, queste, che appaiono perlomeno “carenti” nel piano presentato. Tutto ciò premesso ci appare obbligatorio partire, per qualunque pianificazione di sviluppo aziendale, dal recupero e dalla valorizzazione delle capacità e delle esperienze già formatesi all’interno di SMA. Dunque, prima di tutto è necessario affinare la preparazione alla sicurezza e le professionalità per la nostra missione primaria, che è l’antincendio boschivo da esercitare da giugno a settembre. I restanti periodi devono essere coperti per lavori che siano di sgravio alla spesa regionale e che rispondano al criterio dell’interesse pubblico. Ripristinare e rimboschire le superfici percorse dal fuoco; rendere il patrimonio forestale regionale fruibile con percorsi pedonabili, palizzate in legno, panchine e servizi igienici; riqualificare parchi e giardini pubblici, che sarebbero impossibili da manutenere con le attuali dotazioni finanziarie pubbliche; bonifica e pulizia di aree degradate e inquinate; ci appaiono, questi illustrati, impegni coerenti con una società come la SMA e con le finalità pubbliche a cui deve attenersi la Regione Campania per l’affidamento alla medesima di servizi. Ciò permetterebbe l’utilizzo proficuo anche di quei lavoratori che, a causa dell’età e delle precarie condizioni fisiche, non sono più abili alle funzioni antincendio, poiché tante sarebbero le mansioni produttive ricavabili all’interno delle molteplici attività indicate. Perciò, a nostro giudizio, invece di sprecare soldi per la cassa integrazione in deroga – che non avrebbe alcuna finalità produttiva e neppure quella di riduzione durevole dell’organico, se non quella di dilapidare risorse dello Stato – è necessario avviare un intervento formativo di massa e selettivo per specializzazioni.

Per esempio, occorre addestrare i nostri Responsabili di SOUP e di Base (strutture con decine di dipendenti) alle tecniche di gestione e coordinamento del personale, valorizzando la loro già elevata qualificazione; come per la bonifica dei siti inquinati è necessario specializzare un certo numero di dipendenti, oltre che per gli interventi, anche per la sicurezza da assicurare a loro stessi e ai cittadini nel corso delle delicate operazioni. L’azienda, inoltre, può vantarsi di avere un nutrito gruppo di dipendenti con alta scolarizzazione, il quale, con un minimo di formazione, può far risparmiare alla SMA fior di quattrini investiti attualmente per costosi appalti e consulenze esterne (obiettivo già colto, ad esempio, con la internalizzazione del servizio di elaborazione delle paghe).

Se andassimo a quantificare in termini di risorse finanziarie quanto la Regione e gli enti locali economizzerebbero a loro volta, non dovendo più rivolgersi ad appalti esterni finalizzati alla difesa del territorio, della salute dei cittadini e del patrimonio naturale, quanto migliorerebbe l’accoglienza turistica regionale e come risulterebbero più agili i predetti interventi avendo un’azienda sempre a disposizione e evitando così di passare per tante strettoie burocratiche, ci renderemmo conto che SMA Campania è un affare vero e non un mero costo per le casse regionali.

Se si perseguisse questa strada, l’azienda, oltre ad assicurare regolarità e stabilità ai propri dipendenti e alle loro famiglie, potrebbe porre fine all’autentica ingiustizia consumata nei confronti di quei giovani, assunti da oltre tre anni presso la SMA, che sono ancora utilizzati ad orario e salario ridotto.

Questa ci appare la strada migliore per ragionare concretamente del bene della nostra regione e per addivenire a percorsi che, nel riorganizzare l’azienda, creino, magari, anche le condizioni per alcuni dipendenti per accettare un esodo incentivato, volontario e concordato: dunque, una riduzione stabile e non episodica dell’organico, che potrebbe coinvolgere peraltro il personale più anziano e logorato.

L’alternativa, proseguendo testardamente nell’annuncio di strade impraticabili, è l’instaurazione di un enorme contenzioso e di una lotta durissima a difesa di tutti i dipendenti – principalmente di quelli part – time e di coloro che, a causa della loro sottoutilizzazione, vengono deprivati sistematicamente di professionalità, dignità ed equilibrio psicofisico – con un conseguente spreco di risorse finanziarie ed umane e di una grande opportunità produttiva come la SMA.

Nell’attesa di cogliere auspicabili cenni di inversione di tendenza, salutiamo distintamente.

 

 

 

I delegati della R.S.A.                                                     p. la segreteria regionale

Fausto Morrone                                                                     Agostino Arguto

Roberto Iavarone

Giuseppe Peccia