Denaro pubblico ai partiti

di Rita Occidente Lupo

Democrazia e costi: quelli che i partiti incassano profumatamente, soprattutto dai privati. Per restare giornate intere in panne, nel dialogare e rovistare tra gli spiccioli del tempo, su come oziare profumatamente. Su come continuare ad essere profumatamente remunerati dagli alti scanni, senza aver ancora riformato la legge elettorale o messo mano all’aratro disoccupazionale. Mentre l’esasperazione monta la rivolta dei singoli, di giorno in giorno, tingendo di nero le pagine quotidiane. La querelle, la sa lunga a riguardo. E veste toni contemporanei sempre più accesi. Pare infatti che, nel recente ventennio, i partiti politici italiani abbiano ingrassato il loro borsino di oltre cinque miliardi di euro. Made, tasche privatie! La formula, all’ombra di rimborsi elettorali, ma circa 1,9 miliardi € provenienti da quasi 29.000 donazioni di aziende, fondazioni, cittadini e altre organizzazioni. I dati specifici, anche delle diverse donazioni in direzione camerale, fanno sussultare chi riesce a malapena a giungere a fine mese. Così va l’Italia: ancora, malgrado tutto, sotto la pioggia d’un incipiente autunno o al sole dell’alta stagione estiva. Ed il denaro pubblico, sempre più unidirezionale, per tenere in vita dibattiti mefistofelici o picconate scissioniste. Mentre il Paese, che ancora incassa falangi immigrate, dallo sguardo non più lieto, lancia tra disoccupazione e crisi economica, un unico appello “Pane!”