Il sogno americano di Martin Luther King

Giuseppe Lembo

Ha ormai 50 anni, il grande sogno americano di eguaglianza razziale di Marthin Luther King. Un sogno avverato come conferma la presenza di Barack Obama, primo presidente nero degli Stati Uniti d’America. Era il 28 agosto 1963 quando Luther King organizza una marcia per il lavoro e per la libertà; è la  data di un forte cambiamento umano, sociale e soprattutto di eguaglianza razziale. Mezzo secolo di vita americana all’insegna del cambiamento in America e nel mondo. Nel memorial, al Lincoln di Washington, presente Barck Obama, il presidente degli Stati Uniti, così come nel sogno di Luther King, sono stati ricordati i grandi risultati fin qui raggiunti. In 50 anni tanto è stato fatto, ha detto Barack Obama; ma tanto resta ancora da fare, in un percorso in salita pieno di tante difficoltà. Obama ha giustamente ricordato l’importanza di quella marcia; una data importante per l’America e per il mondo, avendo segnato l’inizio di un mondo nuovo in quanto ai diritti civili sanciti da una legge, con la possibilità di accesso ai neri d’America, all’istruzione in tutti i suoi gradi ed al futuro dei nuovi figli d’America, non più disumanamente discriminati in quanto razza inferiore, dalla storia condannati allo schiavismo, alla sottomissione umana, il frutto disumano della violenza dell’uomo sull’uomo. Una marcia che ha segnato l’inizio di un nuovo cammino umano per l’America e per il mondo, non più violentemente ostile all’altro perché diverso per il colore della pelle, per la lingua parlata e/o per la religione professata. Ha detto Obama che, quella marcia ha segnato in America l’inizio di un profondo cambiamento nei consigli comunali, nelle scelte più determinate e condivise dei legislatori, nella vita del Congresso Americano e nella stessa Casa Bianca. I 250.000 di Luther King in marcia per un nuovo insieme umano, sono i padri costituenti di un’America libera e più giusta, con riflessi importanti per il resto del mondo, dove si sono andati diffondendo i principi di un mondo nuovo, di un mondo universalmente condiviso, con diritto di cittadinanza non solo per gli afro-americani, ma anche per le tante altre diversità umane (ebrei, mussulmani, omosessuali, disabili). Altro, altro c’è comunque ancora da fare, ha detto Obama, per dare in senso pieno, concretamente valore al sogno americano del reverendo Luther King. Occorre ridurre le distanze tra i ricchi ed i poveri; occorre non tradire la speranza per quel lontano sogno americano, un sogno ormai adulto, avendo superato la soglia del mezzo secolo. Occorre vigilanza; tanta vigilanza per evitare che l’America ed il mondo possano tornare indietro, se, come si evince da un recente sondaggio del Pew Reserch Center, per il 45% di americani, l’eguaglianza razziale resta ancora lontana; un vero e proprio sogno proibito. Tanto è conseguente al crescere delle distanze umane; ovunque, in America e nel mondo, crescono le disuguaglianze; la colpa di tutto è soprattutto degli altri; dei tanti altri “diversi”, in cammino per le vie del mondo, impegnati a chiedere il loro sacrosanto diritto alla vita,  un diritto che ancora gli egoismi umani rifiutano a tanti, ritenendosi nel giusto il non essere disturbati nel corso della loro vita, in cui si riducono sempre più gli spazi umani per un insieme che unisce e non divide pretestuosamente, tenendo in piedi forme di razzismo vecchie nuove, con violenze che covano nelle ceneri, sopite ma non del tutto spente. Luther King può stare tranquillo; il suo sogno americano, per altro avverato con Obama presidente degli Stati Uniti d’America, non sarà cancellato. Sono tanti i guardiani del mondo che sognano come King di difendere in America e nel mondo, i diritti fondamentali dell’uomo. È una lotta dura ed impari, ma va combattuta; va umanamente sostenuta per evitare all’uomo del mondo nuove e sempre più pericolose forme di violenza degli uni contro gli altri. Il pericolo maggiore è oggi quello di considerare il successo di pochi come un fatto che soddisfi tutti. Tanto succede in tutto il mondo; tanto è alla base delle nuove ineguaglianze che comportano in senso diffuso il falso modo in cui, sulla base dell’appartenenza (prima di tutto per colore della pelle, per lingua e per religione professata) ci giudichiamo l’un l’altro, trovando le radici del proprio giudizio sull’altro, proprio e soprattutto nella razza e nella cultura che divide; che separa le “diverse” umanità, permettendo che, tante cose umane accadano, diventando sempre più disumane, per effetto di un’ingiustizia basata sui preconcetti che sono la parte dominate di un’umanità che non crede a niente e fa da guastatore a tutte le cose belle del mondo, compreso il sogno americano di Luther King che non crollerà perché sono i tanti del mondo che ci credono e lo vogliono come sogno-guida della propria vita, nonostante tutto, animata da una fede incrollabile per i tanti valori – miti alla base dell’essere umano, che vuole conservare le sue caratteristiche di essere, riducendo i danni dell’apparire e della sete di possesso, il primo dio del mondo.

 

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