A Papa Francesco libro angeli e stigmatizzati di don Stanzione

Il giorno 17 settembre in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica delle stimmate di san Francesco d’Assisi, Papa Francesco in Vaticano dopo la santa Messa in Santa Marta ha ricevuto la dott. Anna Maria Turi coautrice del libro con don Marcello  Stanzione “ Angeli e stigmatizzati” edito dalla Sugarco. Il Santo Padre ha molto gradito il dono del libro ed ha mostrato vivo apprezzamento. L’episodio relativo alle stimmate di San Francesco avvenne aLa Vernacon un riferimento anche alla Porziuncola. Nell’agosto del 1224, Francesco, con Masseo, Angelo, Silvestro Illuminato e Leone parte per il monte Verna (due anni prima della sua morte) per trascorrere in quel luogola Quaresimain onore della Vergine madre di Dio e del Beato Michele Arcangelo e la preparazione alla festa dell’Esaltazione della Croce (14 sett.). L’intento era anche quello di cercare di guarire il fisico ormai debole e lo spirito per tante amarezze subite. Il 14 settembre probabilmente Francesco riceve la visione e le parole del Serafino alato e crocifisso e successivamente “l’impressione delle stimmate di Cristo” sul suo corpo: mani, piedi e costato. (prova questa della sequela Christi). Un riferimento può essere trovato anche alla Porziuncola, nel senso che frate Elia, allora vicario generale dell’ordine in una “lettera circolare” diretta a tutti i frati dava notizia del miracolo delle stimmate e della morte di Francesco. Nella lettera di Elia non c’è alcun collegamento tra il fatto straordinario che annuncia e quello che è avvenuto sul monte della Verna. La studiosa Chiara Frugoni ritiene che il tono “trionfale” e “sicuro” con cui Elia dà la notizia è segno evidente di come Elia avverta di affermare un qualcosa di inverosimile, destinato a scontrarsi con un ambiente non pronto a riceverlo.La Frugoniparla di “forzatura” nel presentare quelle piaghe come vere stimmate. Inoltre le testimonianza originarie non accomunano il fatto stimmatico con la visione del Serafino. Secondola Frugonii testimoni hanno una diversa percezione del fenomeno. E’ evidente che la discussione sulle stimmate è legata proprio al libro di Chiara Frugoni: “Francesco e l’invenzione delle stimmate”. Secondo la studiosa, inoltre Leone scrive dell’evento stimmatico in chiave metaforica. Chi risponde adeguatamente è lo studioso di storia della Chiesa dell’Università di Trieste: Giovanni Miccoli intervenuto, alla tavola rotonda tenuta alla Porziuncola di Assisi il 17 sett 1996. Secondo il nostro studioso per le stimmate di San Francesco disponiamo di tre testimonianze originarie:

–          l’Epistola enciclica di Elia

–          le annotazioni esplicative di leone nella Chartula diu Assisi le Laudes Dei Altissimi e la benedizione a Leone fatta proprio da Francesco

–           la Vitabeati Francisci o Vita prima di Tommaso da Celano.

 

La VitaPrimaviene considerata dal Miccoli una testimonianza originaria in quanto, relativamente all’episodio delle stimmate, si basa sulle testimonianze di Elia e quella dei quattro amici, che furono vicino a Francesco negli ultimi anni della sua vita e tra questi c’era anche Leone. Tutte le altre fonti non possono essere accreditate, in quanto fanno parte dello sviluppo agiografico, che si arricchisce di nuovi contributi con il crescere della devozione intorno al santo e della conseguente riflessione teologica. Lo stesso dicasi dello sviluppo di quelle rappresentazioni iconografiche che ritraggono il fatto straordinario. Intanto il testo di Elia per il nostro autore non è un testo unitario, né un falso (nonostante gli attacchi mossi dai protestanti nel 600). Difatti un falsario non avrebbe ricordato che Francesco, prima della morte, non solo avesse benedetto ma anche rimesso le colpe. Ciò sembra più un voler ricordare quelle incomprensioni che si ebbero alla fine della sua vita. Pur tuttavia la lettera di Elia non è un testo unitario e può essere originata da due lettere differenti. Il fatto importante è che Elia scrive ai frati per annunciare l’evento stimmatico e per questo motivo ne è primo testimone anche se non si d’accordo sulla stesura del testo. Non così si presenta il testo di leone che spiega nella Chartula di Assisi l’origine delle laudes Dei Altissimi, quale ringraziamento per i benefici di Dio (la visione e il discorso del Serafino e la comparsa delle stimmate sul corpo di Francesco). Il testo di leone, quale testimonianza diretta, precisa circostanze di tempo e di luogo e con il termine “post impressionem stigmatum” interpreta le stimmate come segni tangibili dell’amore di Dio. Anche Tommaso da Celano nella stesura della seconda parte della vita, parlando delle stimmate, ripercorre l’itinerario offerto da Leone nella Chartula. Egli precisa quanto attesta Elia in riferimento alle stimmate e certamente non le presenta come ferite spirituali anzi addita la “croce” e la “passione” di Cristo. Secondo il nostro autore Tommasi parla delle stimmate in occasione della Quaresima della Verna al momento della morte e non fa parlare il Serafino perché di questa visione si sapeva ben poco. Tale assenza si ripete nella vita di Giuliano da Spira e nella Legenda ad usum chori, anch’essa di Tommaso di Celano. Secondo Chiara Frugoni, l’apparizione del Serafino e la comparsa delle stimmate costituiscono due storie diverse, ma per Leone, così come risulta dall’annotazione sulla Chartula, sono due aspetti diversi appartenenti ad un’unica storia. Perla Frugonielemento decisivo per il riconoscimento delle stimmate fu la testimonianza di leone riferita da Salimbene nella sua Cronica : “videbatur recte sicut unus crucifixus de cruce depositus”. Certamente Leone non voleva dire che Francesco era talmente mal messo da sembrare come un uomo crocifisso. Ma quello che è certo è quello che i testimoni “videro” e “riconobbero” sul corpo di Francesco. Le fonti primarie, secondo il Miccoli, offrono una testimonianza unitaria che concorda sul fatto che il corpo di Francesco presentava le stimmate. Per quanto riguarda, i rapporti difficili di Francesco con il suo stesso ordine, si evince una straordinaria sofferenza e le stimmate costituiscono un segno tangibile di una vita vissuta nella povertà assoluta per seguire Cristo. I suoi scritti sono prova evidente di quanto Francesco amava Dio e raggiungono il punto più alto nella Laudes Dei Altissimi. E’ un’azione di grazie e di perfetta unione a Dio. Secondo San Francesco di Sales l’anima era “addolcita” e “intenerita” per aver visto Nostro Signore Gesù Cristo sacrificarsi sulla croce, tanto da essere pronta a riceverne i segni della sua passione. L’amore divino rese possibile l’esteriorizzazione dei “tormenti interiori” di San Francesco, procurandogli una ferita d’amore nell’anima e similmente producendo i segni della sua Passione con l’opera di un Serafino.