Le armi come vergognoso mezzo di guadagno

Giovanna Bergamasco

Il pericolo di un’imminente guerra in Siria tiene con il fiato sospeso persone di tutto il mondo e, nell’Angelus di Domenica 8 Settembre, Papa Francesco ha parlato senza mezzi termini del fatto che le guerre nascondano in pratica il bisogno di ottenere vantaggi immensi attraverso il commercio delle armi. Tutto ciò naturalmente a detrimento di coloro che sono più deboli, donne e fanciulli, a favore dei quali si fa ben poco da parte di chi abbia voglia di conformarsi invece al disumano bisogno di arricchirsi e porre il proprio ego al centro dei personali interessi. Conseguenza di ciò è l’ignorare del tutto il senso di umanità e fratellanza che dovrebbero essere al primo posto nella scala dei valori e questo perché ogni bene di consumo, accumulato senza sosta o in qual si voglia maniera, è diventato il solo scopo primario nell’attualità corrente ancor più che in quella passata. A questo punto verrebbe da pensare che l’umanità tutta abbia finito con l’essere rappresentata da due specie di insetti cosiddetti sociali: le formiche e le api. Partendo dalle formiche, da sempre rispettate per la loro industriosità, non è però difficile rendersi conto che la loro esistenza sia volta essenzialmente all’ingordigia mai sazia di afferrare e portare con sé tutto ciò che possa essere utile alla propria sopravvivenza e continuità. Ed infatti raccolgono ovunque qualsiasi cosa che poi accumulano nelle dispense del personale benessere né si fermano davanti ad alcun ostacolo, perseguendo il solo scopo di assoggettare e mettere fuori competizione gli insetti più deboli. Ed ora passiamo alle api. Anch’esse sono industriose ma in una maniera che sembrerebbe differente, quasi etica. Quando infatti succhiano il nèttare dai fiori o dalle piante potrebbero voler rispondere, istintivamente, alla necessità di produrre un bene ( pappa reale, cera o miele) che risulti favorevole ad altre forme viventi. Esemplificando brevemente quanto appare all’occhio di un osservatore  comune e non di uno studioso di insetti, si potrebbe giungere alla conclusione che nel mondo esistono uomini con il cervello di una formica, cioè pronti a raccogliere dappertutto i beni di consumo per arricchirsi ma anche depredare ( cosa più grave) le idee di pregio altrui per farle diventare proprie, mirando in definitiva in tutto e per tutto ad attuare il malvagio scopo di assoggettare a sé i più deboli. E nel contempo ci sono altri esseri umani, quelli che potrebbero rientrare nella specie delle api perché non danno spazio unicamente al personale egocentrismo ed egoismo – aspetti innegabili ed esistenti nella natura di ognuno di noi – ma sanno riportare in vita l’unico retaggio in grado di farli diventare uomini tramite quell’eredità compiutamente divina che  hanno ricevuta alla nascita e che li rende partecipi del dono di saper donare e di conseguenza amare.