I pensieri di madre Teresa di Calcutta

Alfonso Giusti

E’ da poco nelle librerie il libro di don Marcello Stanzione intitolato “ 365 giorni con madre Teresa di Calcutta”, edito dalla Segno di Udine al prezzo di euro 15. Un’autentica scoperta la figura di Madre Teresa. Non che non la conoscevamo, almeno pubblicamente, ma leggere i suoi pensieri giornalieri ed impregnarsi dello stato d’animo che ha pervaso la sua missione tra i poveri più poveri della Terra, ha qualcosa di sconvolgente. Ella si pone ai piedi del Maestro, nella sequela della Madre di Dio, di San Giuseppe e della luminosissima figura del Principe degli Angeli, San Michele, per scalare la vetta della santità. Sì, perché Madre Teresa è una “Santa”, del come la intendiamo noi, ossia come modello da additare e da seguire per conseguire la santità nel quotidiano, nel rapporto col vicino, prima ancora di andare in missione in terre lontane. La vita cristiana è una grande corrente in un’anima. Non abbassiamola, non minimizziamola su di un piano dove tutto è grande, insieme e dettagli, progetto e costruzione. E’ quanto ci lascia intendere Madre Teresa, perché ogni anima ha la sua storia, vivendo nella successione degli avvenimento umani che la riguardano e che ne inquadrano la sua esistenza. Essa riceve ugualmente, dal punto di vista soprannaturale, una serie ininterrotta di grazie, di molteplici favori divini a suo riguardo, grazia di prima giustificazione al momento del battesimo, grazie dall’educazione cristiana, dalla vocazione propria ad ognuno, grazie sacramentali varie così ricche per delle responsabilità in senso differente, grazie di misericordia e di perdono, grazie tutte personali, grazie collettive unite ad un apostolato e ad una missione da compiere, grazie di luce, di sostegno fino alla grazia suprema della perseveranza finale. L’anima veramente cristiana è semplice: essa non si lascia ingombrare dal male delle cattive affezioni, pericolose od imprudenti. “Non temete dunque le minacce dei cattivi e non lasciatevi turbare, ma nei vostri cuori mettere al disopra di tutto Nostro Signore Gesù Cristo”, ci dice la Madre di Calcutta, senza paura, senza rimpianto: Cristo prima di tutto! L’amore di Gesù che sorpassa tutti gli altri legami del cuore, tutti gli altri sentimenti, ecco la vera perfezione cristiana, “tutto il Vangelo in tutta la vita”, il ritratto ideale del vero discepolo, l’immagine del Santo di Dio.“Facciamo del bene a tutti”. Ecco il comandamento dell’Apostola missionaria. Esso è l’eco della grande legge di Cristo. Il cuore del cristiano, l’azione del cristiano devono essere orientati in permanenza verso il prossimo, verso il bene da fare ad altri. Nessuna restrizione, nessuna eccezione. Chi amare? Chi servire? A chi fare del bene? A tutti, risponde Madre Teresa come eco a San Paolo. L’amore egoista ed interessato non è secondo lo spirito del Vangelo. Il bene fatto a tutti come la carità universale per tutti gli uomini, compresi i nostri nemici e quelli che ci hanno offesi, hanno la loro sorgente in Dio, nel nostro amore di Dio. Questo primo comandamento è il fondamento, la garanzia e l’animazione del secondo comandamento, l’amore del prossimo, il servizio di tutti gli uomini. La montagna che è Cristo è una altitudine in carità, ma anche in verità. San Paolo dirà un giorno: “Verità nella carità”. Cristo non concepisce la sua carità, il suo grande comandamento, al di fuori  della verità, Lui che si è presentato come la Verità e che ha stabilito i rapporti e le esigenze tra queste due idee fondamentali della sua dottrina. Quanto all’ascensione, alla quale l’orazione e la preghiera ci rimandano, questa salita progressiva verso Cristo, è tutto uno sforzo di santità che ci è offerto. Il cristiano non potrebbe limitarsi all’ammirazione di Cristo ed alla fede, per quanto sincera ed intera che possa essere. Essere cristiano è essere un cammino, in cammino verso Cristo e da Lui verso “il Padre che è nei cieli”, in cammino verso il prossimo per amarlo, fargli del bene, in cammino verso la santità per far sempre più e meglio. Tutto ciò che è immobile rischia di diventare un elemento di ritardo e di sterilità in tutti gli ordini, quello del pensiero e quello dell’azione, sotto tutte le forme.

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