Il caro prezzo d’esser donna

  Vincenzo Petrosino

La cronaca ci regala quasi ogni giorno squallide storie di violenza che interessano le donne. Molti programmi televisivi ci raccontano storie di “ delitti annunciati ” , esiste una buona bibliografia sulla violenza sulle donne fino all’estremo “ femmicidio”, si discutono leggi e si  pensa a tavole rotonde e giornate dedicate. Il “ femminicidio ” una parola alla quale ci siamo quasi abituati e che ha fortemente dentro di se la parola “ Femmina “ non sembra bella, e in realtà non lo è per tanti motivi , ma fu coniata per indicare tutte le forme di violenza verso la donna in quanto “ donna ” , anche se attualmente è  spesso usata per le forme estreme di violenza che dovrebbero chiamarsi “ femmicidio”. Questi due termini sono in uso comune da circa un ventennio ed esprimono  comunque atti  di estrema violenza di genere contro le donne , esprimono comportamenti fisici e morali messi in atto per annientare la propria libertà di espressione , di vita sociale e di comportamento. Se si vuole parlare di comportamenti che riducono e comprimono la libertà della donna , dobbiamo sottolineare che la nostra società , non solo in Italia ma in tutto il mondo ha “ concesso ” dei diritti e delle libertà  alle donne solo da pochissimi anni. La donna in quanto tale , identificata con l’Eva della famosa mela , è sempre stata identificata nei secoli come soggetto diverso dal maschio e in situazione di inferiorità sia fisica che sul piano sociale, giuridico e politico. Conosciamo la storia delle donne nelle varie epoche. La donna data in sposa, la donna obbligata a non frequentare i luoghi dei maschi, la donna che non poteva uscire da sola , la donna che doveva essere praticamente subalterna se non succube dell’uomo, sia esso padre, marito fratello o tutore. Saltando almeno gli ultimi 1900  anni giungiamo in Italia al 1919 anno in cui con il decreto di Vittorio Emanuele III , “Le donne sono ammesse , a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le professioni ed a coprire tutti gli impieghi pubblici, esclusi soltanto, se non vi siano ammesse espressamente dalle leggi, quelli che implicano poteri pubblici giuridisdizionali o l’esercizio di diritti e di potestà politiche, o che attengono alla difesa militare dello Stato secondo la specificazione che sarà fatta con apposito regolamento ”. Il diritto al voto anche se gia richiesto nei primi anni dell’ 800 divenne una realtà solo dopo la guerra. Infatti le donne in Italia esprimono il loro voto solo dal 1945 e solo negli anni 60 la donna conquistò il diritto di libero accesso a tutte le cariche pubbliche e successivamente furono abolite altre discriminazioni. Questa breve descrizione dei secoli passati deve farci meditare su una cosa importante : “ La donna si trascina migliaia di anni di storia nella quale la sua posizione era di “ sottomessa ” o perlomeno di soggetto in secondo piano rispetto all’uomo , inoltre velocemente e giustamente ha acquisito in meno di un secolo e forse molto velocemente negli ultimi anni, posizioni che seppure dovute e giuste, non sono state “ digerite o diciamo metabolizzate ” da una grande parte del sesso maschile. Questa non può essere una giustificazione al “femminicidio”, ma è un tentativo di analisi ad ampio respiro del fenomeno sociale. Molti maschi non hanno accettato la scalata delle donne , le donne oggi sono libere tanto quanto gli uomini , vivono da ragazzi le stesse passioni e libertà degli uomini , sono libere di fare scelte e di prendere decisioni importanti, possono confrontarsi liberamente con il mondo circostante, avere le proprie passioni e le loro storie. Oggi molte donne occupano posti importanti nella vita sociale, sono nell’esercito guidano aerei e hanno una cosa importante “ La vera libertà di esprimersi ” . Tutte queste cose così belle purtroppo creano in alcuni uomini uno stato di “ perdita di comando ”, alcuni uomini non riescono ad accettare alcune posizioni assunte dalle donne , non riescono a digerire l’abbandono, non riescono a sopportare il “ no ”. Molti uomini raccontano del proprio “ raptus ” , ma molti episodi non sono questo, sono veri e proprie azioni premeditate , vere e proprie vendette e punizioni che spesso coinvolgono anche altri famigliari e figli. Questi uomini si sentono umiliati e frustati dalle decisioni o comportamenti delle donne . La psicologia del femminicidio non è cosa facile da descrivere ha una sua complessità , quello che preoccupa è la frequenza con la quale esso si verifica nella popolazione. Certamente bisogna analizzare altri fattori che non sono meno importanti. Innanzitutto esiste una palpabile generale tendenza alla violenza , questa è evidente nella nostra società specialmente negli ultimi decenni . Vorrei senza inimicarmi nessuno, puntare il dito verso i programmi televisivi e film vari che troppo spesso propongono a nuove e vecchie generazioni episodi di violenza che spesso passano come segnali di “ eroicità ”. Troppo diffusi sono tra le nuove generazioni e in parte divenuto “ status simbol ” anche di adulti , la diffusione di videogiochi  improntati a violenza percosse e altro. Insomma a mio parere il fenomeno “ femminicidio “ è un miscuglio di comportamenti che spesso vengono ritenuti normali. Una specie di frontiera tra realtà e gioco, tra  ciò che è lecito e ciò che è illecito, sembra ascoltando alcune dichiarazioni che molti non hanno la percezione della gravità di alcuni comportamenti. Gli ultimi decreti legge sul femminicidio hanno inasprito alcune pene e hanno cercato di spezzare la catena che conduce a fatti estremi.  Penso che una forte virata può ottenersi solo con una “ prevenzione Primaria ” , incentivando in qualsiasi modo e  realmente tutte le forme di  azione intese a diffondere comportamenti diversi nel rapporto uomo donna. Incentivare la formazione di operatori che possano intervenire nei vari centri di ascolto e specialmente presso le scuole e istituzioni varie. Bisogna concordare una linea educativa che deve essere trasmessa  ai giovani e alla popolazione tutta. In realtà con l’ultimo decreto sembra che ci sia questo orientamento sperando  che sia perseguito con forza e con determinazione da tutte le forze Politiche. La violenza esercitata dagli uomini sulle donne ha come ho detto  radici ancestrali . Attualmente , in un momento di “ crisi Maschile ”e di crisi di educazione alla non violenza e all’amore e al rispetto per gli altri, alcuni maschi  per riproporsi esprimono e ripropongono schemi di sottomissione e relazionali che non esistono e non devono esistere  più. La difficoltà e la fragilità di non accettare abbandoni  , la difficoltà di accettare una donna in modo diverso da come la vorrebbero , fa crollare spesso il loro mondo immaginario patriarcale determinando il  disgustoso “ femminicidio”.

Un pensiero su “Il caro prezzo d’esser donna

  1. Pingback: Bartolomeo Pepe

I commenti sono chiusi.