Sassano: Esposto avvelenamento randagi e mancato completamento canile

Ci sono dei frangenti in cui un’associazione è chiamata a svolgere fino in fondo il proprio compito. In questo caso particolare facciamo riferimento al fenomeno del randagismo nel Vallo di Diano e a due questioni specifiche: il mancato completamento del canile comprensoriale di Sala Consilina e l’avvelenamento di otto cani a Sant’Arsenio. Per queste due vicende abbiamo presentato un’integrazione al nostro esposto, inviato il 12 luglio 2012 al Comando della Polizia Forestale di Polla, autorità competente per territorio. In questa integrazione abbiamo evidenziato che, da recenti notizie di stampa, nonostante il considerevole investimento di danaro pubblico nel canile comprensoriale da parte della Comunità Montana (“la spesa totale sostenuta per entrambi gli appalti ammonta a € 520.453,27”) non è stato ancora risolto l’annoso problema del randagismo nel Vallo di Diano. Per quanto riguarda la questione dell’avvelenamento dei cani randagi, abbiamo chiesto al Comando del Corpo Forestale dello Stato di effettuare indagini volte non solo a risalire all’autore (o agli autori) del reato, ma anche a chiarire la triste e alquanto oscura vicenda del seppellimento, prima, e del disseppellimento, dopo, dei cani avvelenati. Abbiamo infine preso visione dell’ordinanza del Ministero della Salute del 12 febbraio 2012, recante norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati. In questa ordinanza, all’art. 4 (commi 3 e 4) leggiamo: 3 E’ attivato presso le Prefetture, un tavolo di coordinamento per la gestione degli interventi da effettuare, e per il monitoraggio del fenomeno, al fine di garantire una uniforme applicazione delle attività.  4 Il tavolo di cui al comma 3, coordinato dal Prefetto o da un suo rappresentante, e’ composto da un rappresentante della provincia, dai sindaci delle aree interessate e dai rappresentanti dei Servizi veterinari delle aziende sanitarie locali, del Corpo forestale dello Stato, degli Istituti zooprofilattici sperimentali competenti per territorio, delle Guardie zoofile, delle Forze di polizia locali e un veterinario libero professionista nominato dall’Ordine provinciale dei medici veterinari. Avendo dovuto testimoniare – con un nostro esposto – questo episodio di avvelenamento di cani randagi, ci chiediamo se sia stato già istituito il tavolo tecnico presso la lontana Prefettura di Salerno, così come previsto dall’ordinanza riportata sopra.

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