Societa’ civile e politica

Date una pistola ad un uomo, e potrà rapinare una banca. Date una banca ad un uomo, e potrà rapinare il mondo. (Anonimo)

Giuseppe Lembo

Che sta succedendo al nostro Paese? Quale il rapporto tra società civile e politica? L’incantesimo di un falso cammino d’insieme sembra ormai al capolinea. Si è rotto e senza possibilità alcuna che le cose possano tornare ad essere quelle di prima. Siamo ormai di fronte a mondi separati. Un divorzio necessario; un divorzio assolutamente non traumatico, ma consensuale, di cui non si conoscono minimamente le conseguenze possibili.

A darci la giusta dimensione del rapporto società civile – politica, è l’intelligente e puntuale analisi sociologica più che politica di Giuseppe De Rita, uno studioso attento della vita italiana, osservata e spesso, in tutte le sue parti. Per Giuseppe De Rita il rapporto società civile – politica, proprio come un matrimonio in crisi, è ormai al capolinea. Siamo di fronte a mondi inevitabilmente separati.

Potrebbe anche non essere un male per il Paese, il trovarsi oggi di fronte alla separazione consensuale della società civile dalla politica.

Ma affinché tale traumatica condizione non si traduca in un male ancora più devastante per l’intero sistema Paese, è necessario che la politica, trovi la sua giusta via e si organizzi funzionalmente per il bene della società civile, ristrutturandosi e ristrutturando, come si conviene, gli apparati, forti di nuove e necessariamente capaci leadership.

La società civile, in assoluta autonomia, deve saper pensare a crescere, come corpo separato dalla politica da cui non deve assolutamente dipendere, ma deve avere tutte le garanzie democratiche e dei diritti fondamentali della persona, per un insieme umano e sociale capace di vivere la propria orgogliosa via di sviluppo costruendo, passo dopo passo il futuro, guardando attentamente al passato.

La società civile, senza ulteriori indugi, deve pensare alla sua necessaria autonomia della politica.

Le forme di un confuso meticciato di mondi per loro natura diversi e contrapposti, sono un esperimento italiano da ricordare per evitarne il nefasto ripetersi.

Entrambi le parti devono attivamente impegnarsi per evitare che, un falso mito di unità, possa tenere in vita un sistema ammalato da lungo tempo ed assolutamente inguaribile.

Ogni parte, in autonomia, deve agire per il bene di tutti.

La politica deve agire per il bene della società civile e per il protagonismo dell’insieme sociale; tanto per un governo della politica, capace di promuovere il cambiamento e di trovare, sperimentandone le azioni, processi e strade nuove al fine di una crescita diffusa, senza zone d’ombra, tale che, con i risultati raggiunti, possa esaltare, come si conviene e non più deprimere la dualità politica – società civile, due mondi necessariamente non separati, ma interagenti ed attivamente impegnati per un cammino d’insieme basato sul fare, per il necessario cambiamento e sviluppo, che dipende interamente dal buon ed equilibrato rapporto dell’una verso l’altra e da una reciprocità che deve essere forza condivisa e non stanco e sterile rapporto d’insieme, come quello vissuto dal falso matrimonio italiano fatto di politica e società civile, un matrimonio ormai al capolinea, con una inevitabile separazione e con altrettanto inevitabili e gravi danni per tutti.

Il mix di politica e società civile non deve produrre, cammin facendo, quelle miscele esplosive che possono mandare all’aria tutto; deve, piuttosto, favorire intelligentemente, quel camminare insieme in cui la convivenza deve portare ad agire ed interagire non come corpi separati, ma come parte di un unicuum, con una reciprocità condivisa, finalizzata al raggiungimento della crescita e dello sviluppo umano.

Così deve attivamente, saper pensare la politica, interpretando a fondo le attese della società civile che pensa di potersi realizzare attraverso il proprio fare condiviso.

Questo è l’obiettivo di un Paese che sa intelligentemente guardare al proprio futuro.

Se non si fa questo non si pensa assolutamente positivo; ci si fa male e molto, con conseguenze gravi soprattutto per quelli che verranno a cui sarà negato il futuro per colpe gravi dei tanti ladri di futuro che, giorno dopo giorno con indifferenza cancellano, pensando egoisticamente solo al proprio maledetto presente che non ha alcun senso se non proiettato come si conviene, nel futuro possibile, un’impresa di umana intelligenza che ha necessariamente per protagonisti la politica e la società civile insieme e non corpi fragorosamente separati ed indifferenti l’una all’altra.