Riscrivere la Costituzione

Angelo Cennamo

Dire che l’Italia è un “Paese di merda” è reato. Lo ha stabilito pochi giorni fa la Corte di Cassazione con una sentenza dalla sensibilità mediorientale ( direbbe Ilda Boccassini). Immagino che dire la stessa cosa della Costituzione italiana potrebbe portare alle medesime conclusioni, inducendo il magistrato solerte ad aprire un fascicolo e a sguinzagliare uno stuolo di reporter e scribacchini. E allora mi guarderò bene dall’esprimere simili giudizi, nell’attesa che l’Italia torni ad essere una nazione libera e degna dei suoi avi illustri, da Giordano Bruno a Cesare Beccaria. O meglio, proverò a dire quella cosa lì, usando un linguaggio più consono, più corretto e perbene, giusto per non incappare nelle maglie dell’ipocrisia e della Santa inquisizione. Bene. E’ di queste ore la notizia che la Corte Costituzionale ha bocciato l’abolizione delle Province, varata dal governo Monti nel 2012, perchè introdotta con decreto legge e non con legge ordinaria. Per non tediare chi non è avvezzo alle tecniche legislative e alle sue farraginose articolazioni, eviterò di spiegarne la differenza. Mi limiterò a ricordare che la Consulta espresse un parere completamnete opposto in una circostanza molto simile alla precedente, quando si è trattò cioè di confermare il taglio delle sedi giudiziarie, operato anch’esso con lo strumento del decreto legge. Come dire : eliminare i tribunali è un atto urgente, abolire le Province no. Che dire poi della sentenza, sempre della Consulta, intervenuta contro la Fiat per dichiarare l’illegittimità costituzionale dell’art. 19 dello statuto dei lavoratori, fino ad oggiAggiungi un appuntamento per oggi vero e proprio totem per la Cgil, ed ora considerato una norma inutile e discriminante solo perchè impedisce la rappresentanza sindacale della Fiom nello stabilimento di Pomigliano? E del legittimo impedimento negato a Berlusconi perchè l’anticipazione del consiglio dei ministri non venne “motivato” al giudicante? E vogliamo infine parlare del caso Ilva, ovvero della vanificazione di quel decreto legge con il quale l’ex ministro Clini era riuscito  a difendere la sopravvivenza del più grande impianto siderurgico d’Europa salvaguardando allo stesso tempo la salubrità dell’ambiente circostante? Insomma, viene da chiederci : ma che Paese è quello in cui una legge ( la Costituzione) e il suo organo di garanzia ( la Consulta) intralciano il regolare svolgimento della politica, impediscono alla nazione di governarsi con efficienza e tempismo, e intervengono in vicende economiche che andrebbero lasciate e regolamentate dal mercato? La risposta ci sarebbe, ma non è lecita.