Lo stato spende 1 miliardo al mese in affitti: buona parte per immobili agenzia territorio

 Enzo Carrella

Ci sono storie che  -siamo convinti- da sole spiegano come ha fatto la nostra spesa pubblica a superare il 50 per cento del Prodotto interno lordo  aiutando il nostro  Paese  a scivolare  in un baratro senza fondo  con scarse possibilità di risalita. Tutto ha inizio nel settembre del 2010. In tale periodo il governo di Silvio Berlusconi è stato costretto a una dura manovra economica per decreto (dl 78/2010): la speculazione internazionale aveva assalito  rosicchiando  i patrimoni e allargano gli sconfinati ambiti del debito pubblico complessivo  dei  Paesi più deboli dell’eurozona ed era pronta anche ad aggredire   e invadere i confini  italiani, resasi nelle more  vulnerabile  per totale  mancanza  di un valido piano di ristrutturazione del debito. Era dunque necessario difendersi e proteggersi con  uno  inventato – al momento-  “scudo virtuale”   , che sarebbe tuttavia  stato tolto  dopo qualche mese: così si spiegavano le frettolose norme ( solo apparenti, come si vedrà)  avente quale comun denominatore  un  giro di vite alle   pensioni,  agli  stipendi più alti dei dirigenti pubblici e il primo timido tentativo di  dare una sforbiciatine  ai costi della politica. In altre sedi politiche , invece , c’èra già chi   pensava di spendere altri soldi e a “lucrarvici”. In che modo? Affittando da “improvvisati” privati nuove sedi di uffici e locali  per l’amministrazione pubblica già – si badi bene – appartenenti allo Stato e enti pubblici  territoriali : privati che – approfittando del momento- avevano avviato un’autentica  strategia di attività speculativa  acquisendo  un “pacchetto immobiliare “  rappresentato da  394 immobili  sede di uffici locali di Ministeri, Agenziefiscali e enti previdenziali per  la “modica e allettante cifra “ di 3,6 miliardi di euro: tali  immobili sono stati trasferiti  tramite specifici decreti del MEF anche di concerto con altri Ministeri

La  creazione della FPI, fondo immobiliare pubblico e la società di gestione Investire Immobiliare

  

C’è però un fondo immobiliare, a capo della cabina di regia  di gestione dell’immane patrimonio immobiliare italiano.Vediamo in sintesi cosa è accaduto finanziariamente e economicamente. Lo Stato vende “il pacchetto immobiliare ” ed incamera  subito i 3,6 miliardi di euro “cash” attraverso un “canale”  appositamente istituito rappresentato dal Fondo  immobili pubblici ( Fip, per l’appunto). Unico  particolare rilevante di  questa compravendita è l’obbligo assunto formalmente  dallo Stato ( rectius dagli amministratori governativi per suo conto)  nei confronti degli acquirenti   di  far  continuare la conduzione  di tali  immobili  venduti  per almeno altri 18 anni agli originali “affittuari”  (per lo più tutti gli  uffici finanziari, nda) garantendo “affitti da importi  stratosferici”. Il fondo Fip (primo Fondo di investimento promosso dalla Repubblica Italiana  con placet del MEF)  e’ posseduto da Banche Assicurazioni, investitori istituzionali italiani e stranieri ( guarda caso tutti gli amici di MONTI e PASSERA) e a gestirlo   è una societa’ che si chiama Investire Immobiliare: gli azionisti rispondono al nome di Banca Finnat (famiglia Nattino) e  la  famiglia Benetton.  Il pagamento degli immobili acquisiti al fondo  avviene attraverso “un’operazione di ristoro “  dei fitti introitati annualmente dallo Stato con  un rendimento ben superiore al costo annuale  ( rappresentato dal complessivo  mutuo contratto ). E preferibile, prima di andare avanti,  fare due conti per capire meglio “l’affare” e intuirne i risvolti.  Lo stato deve pagare tutti gli anni, e fino al 2022 , un canone annuo di 270 milioni. Quindi, in breve, se lo  Stato ha venduto  nel 2004 per 3.6 miliardi un patrimonio immobiliare primario ma si e’ obbligato a pagare un canone di affitto pari a 270 milioni per anno si deduce che i proprietari di FIP (banche e assicurazioni) riceveranno non soltanto   un  incasso totale di 4,850 miliardi ( con guadagni di  circa 35   milioni di euro l’anno “puliti” al netto degli interessi ristorati sui mutui  )  ma  anche con –  alla fine del periodo –   proprietari a pieno titolo del  più grande “ impero immobiliare di tutti i tempi”. C’è da aggiungere – e scusate se è poco- che la media dei 35 milioni  di euro  annui  di “guadagno ” è  “pulito” nel senso che  su tali Fondi  non esiste   normativamente      un benchè minimo briciolo di tasse ( ires, irap e iva) sul rendimento spuntato. Sarà un caso? Per la dispensa dall’Imu fu coinvolto addirittura l’intero parlamento che rispondendo ad un’interrogazione ( la nr 5-06800 del 9 maggio 2012)   ne confermò l’esenzione   dal tributo locale perché immobili che quale finalità   hanno quella  dell’erogazione dei servizi pubblici prescindendo  di chi  “fosse il proprietario” ( privato e non pubblico in questo caso). Fatto sta che  risultano così   chiari e evidenti   le  dimensioni “speculative”  dell’ “affaire concluso”  dai suoi autori ( complici il sistema di rete  politico-finanziario intrecciato e creato all’occorrenza  di chi era gestore della “cosa pubblica” ). Una “genialità”  passata inosservata anche al “guru della finanza”  Monti :  “distratto”  di quanto avvenuto  con il Fip  e forse ( anche per correggerne il tiro)  per “riparare”  avviava con la “spending review “ del 2012 un piano  straordinario col condizionale d’obbligo di  risparmiare sugli affitti passivi pagati dalla pubblica amministrazione:  la  sua  prospettiva dichiarata normativamente era quella  di realizzare economie per 56 milioni di euro l’anno entro il 2015. Vistoso e plateale il “controsenso”. Veniamo alle stime : lo Stato italiano ha in affitto dai privati qualcosa come 10.108 immobili, con un costo annuale di un miliardo 215 milioni di euro. Ovvero, poco meno di un terzo del gettito dell’Imu sulla prima casa. E’ pur certo che  questa stima è stata  considerata  per difetto, se si considera l’immenso capitolo degli affitti passivi delle Regioni, delle Province e dei Comuni. Voci che potrebbero addirittura moltiplicare per dieci quel numero, facendolo salire all’incredibile valore, secondo valutazioni che circolavano  tra i ministri dell’ex governo di Mario Monti , di 12 miliardi di euro. Il triplo dell’Imu sulla prima casa.. Tutto questo, per giunta, in assenza della doverosa trasparenza nonostante una legge approvata il 24 marzo dello scorso anno imponga a tutte le amministrazioni l’obbligo la pubblicazione online dei contratti d’affitto. La casistica è semplicemente sterminata. Bastino due esempi  nostrani su tutti: quello dell’agenzia delle entrate di Salerno, il cui fitto annuale dell’immobile di 21.365 mq  per il 2013  che lo Stato dovrà versare   al Fip    è di “appena”  € 1.940.110,00 (  unmilionenoventoquarantamilacentodiecieuro) e l’altro di via Allende , sede ospitante del comando della Guardia di Finanza, con un canone  di “piccole dimensioni”  di € 300.660,40 per  3458 mq. Bazzecole rispetto a quanto pagherebbe la concessionaria equitalia  per la sede salernitana: circa 200 mila euro l’anno.

 Nel frattempo lo stato paga   taglia le pensioni e alza le accise sulla benzina, l’Iva e tante altre nefandezze…con le banche   complici e alleate al “ sistema” . Mentre c’è chi muore per un debito bancario di 10  mila euro mascherandosi dietro alla propria dignità .. con la filiera creditizia miserabilmente trasformata in ignobili assassini” 

* dottore commercialista e  pubblicista economico