E-BOOK OdM Il post 9/11 tra realtà e fiction

Il post 9/11 ha generato nel mondo una inattesa e vasta letteratura – sociale, politica, economica, religiosa storica, culturale, saggistica, giurisprudenziale,  fictional in ordine agli eventi tragici del terrorismo internazionale.

Se il fenomeno del terrorismo non è nato con l’11 settembre 2001, gli attacchi concentrati che hanno mietuto negli Stati Uniti le circa 3.000 vittime delle Torri Gemelle rappresentano un fatto in sé senza precedenti.

La reazione che ne è conseguita è stata di varia natura. Ciascun paese ha risposto nel riflesso della propria storia e della propria cultura. UK e USA, in particolare, e con loro altri Paesi, hanno messo in campo le migliori risorse intellettuali per analizzare il fenomeno del terrorismo moderno da molteplici angolazioni.

Da Croft a Dalacoura, da Roach a Simpson, da Spiegelman a Treverton nel settore della storia e della saggistica storica,[1] da Delillo a Foer, da Updike a McInerney, da Hosseine a Franzen e così via, in quello della narrativa,[2] la cultura ha reagito con maggiore successo rispetto alle reazioni in armi messe in campo in vaste aree del mondo, soprattutto nei più pericolosi focolai del terrorismo internazionale; con leggi spesso inefficaci promulgate di qua e di là nel tentativo maldestro di frenare, a dire dell’Occidente, un fenomeno globale e penetrante.

I principali bersagli – Osama bin Laden, al Qaeda e i Talebani – si sono visti e continuano a vedersi infliggere perdite pesantissime grazie all’impiego di armi micidiali, così come autentiche umiliazioni personali Si pensi agli episodi inqualificabili sul Corano da parte di soldati americani di stanza in Afghanistan, che hanno scatenato pesanti massacri da una parte e dall’altra nella primavera del 2012.

Il riequilibrio internazionale degli standards minimi dei diritti umani ha orientato gran parte dell’opinione pubblica occidentale e degli esperti del ramo (recentemente de Londras, 2011), verso una rivisitazione critica della gestione dei prigionieri di Guantanamo o trattati altrove alla Guantanamo.

L’immagine di un’America cinica e prepotente, che spia perfino i propri alleati europei ed occidentali, esaspera conseguentemente il bisogno di autodifesa, in nome del terrorismo islamico e fanatico.

Nel modello narrativo qui proposto, la ‘Guerra al terrore’ ovunque e comunque – dalle Torri Gemelle a Madrid, da Londra a Damasco, alla Città del Cairo all’Italia – trasforma una vicenda apparentemente a senso unico in una delle più semplici e travolgenti storie d’amore del nostro tempo: tra realtà e finzione, fiducia e speranza, in un mondo spietato eternamente proiettato alla ricerca di se stesso, della propria identità.

 

 

 

 

 

 



[1] S. Croft, Securitizing Islam. Identity and the Search  for Security; K. Dalacoura, Islamist Terrorism and Democracy in the Middle East; K. Roach, The 9/11 Effect. Comparative Counter-Terrorism, D. Simpson, 9/11. The Culture of Commemoration; A. Spiegelman, In the Shadow of No Towers, G. F. Treverton, Intelligence for an Age of Terror..

[2] Don Delillo, Falling Man, J.S. Foer, Extremely Loud and Incredibly Close; J. Updike, Terrorist; J. McInerney, The Good Life; K. Hosseine, The Kite Runner; J. Franzen, Freedom.