Pontecagnano-Faiano: orti urbani

Gli orti urbani del parco eco-archeologico di Pontecagnano nello studio annuale dell’OCSE (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).Questo studio è eseguito nell’ambito del programma di lavoro 2011-2012. Esso fornisce informazioni ai paesi OECD che è
volto a creare una panoramica delle politiche che favoriscono attività comunitarie da parte di coltivatori e non-coltivatori nel loro procacciarsi beni di consumo con un’agricoltura sostenibile. Seguendo il dibattito degli incontri tenutisi nell’ottobre 2011, nell’aprile e nel novembre 2012 presso il tavolo di discussione coordinata sull’agricoltura e sull’ambiente, il report allegato a tali
incontri è La versione finale del “Recupero beni pubblici
agro-alimentari attraverso un’azione collettiva”. Scopo dello studio è quello di analizzare le dinamiche comunitarie legate alla condivisione e alla collettivizzazione degli orti sotto il profilo sociale.
Il caso degli orti urbani in Campania -Fin dal 2001 , un gruppo locale di Legambiente( la più diffusa organizzazione non governativa per l’ambiente) a pontecagnano, vicino Salerno, è stato coordinato un progetto chiamato Parco
eco-archeologico che include orti condivisi.

Il parco è situato in una importante area archeologica, l’antica città
di Picentia, un insediamento etrusco-campano e romano, e occupa circa
22 ettari, con una parte più piccola del sito che è stata scavata ed
aperta ai visitatori come sito archeologico.

Il gruppo locale di Legambiente gestisce sei ettari, creando uno
spazio verde pubblico e orti condivisi che hanno avuto un grande
successo tra i cittadini. L’intera area gestita da Legambiente è
divisa in 2 parti: uno spazio pubblico aperto per il quale c’è
l’ingresso libero per il pubblico e un’area delimitata che contiene i
lotti degli orti condivisi.

La parte degli orti condivisi include i lotti degli orti. Ce ne sono
54 singoli assegnati a pensionati, uno grande assegnato ad
un’associazione che adotta un progetto di agricoltura biodinamica e di
integrazione sociale, un orto terapeutico dedicato alla terapia
orticolturale, un orto pedagogico per bambini, e un orto coltivato da
persone che soffrono di reumatismi.

Questo progetto degli orti condivisi coinvolge una ricca e varia gamma
di utenti con diversi retroterra sociali e culturali . La maggior
parte dei coltivatori non aveva alcuna esperienza di giardinaggio o
coltivazione. Quando il progetto partì c’erano solo 10 persone con una
reale conoscenza dei metodi di coltivazione che da subito sono
divenuti i referenti per l’intero gruppo ( circa 80 persone).

A dispetto della loro eterogeneità , i membri del gruppo sono legati
dalla stessa passione per la coltivazione. Ciò permette loro di
sviluppare una forte, comune identità, e di creare un vero gruppo
comunitario che li ha resi in grado di condividere idee, risorse,
conoscenze, informazioni, solidarietà. Questo capitale sociale li ha
stimolati e ha migliorato la loro capacità per un’azione collettiva.
Il valore aggiunto di quest’esperienza proviene inoltre dal fatto che
il parco è collocato in una zona peri-urbana dove l’incremento
urbanistico sta rapidamente aumentando e rappresenta l’unica area
verde di Pontecagnano. Gli orti condivisi di Pontecagnano possono essere considerati come
un’azione collettiva che fornisce allo stesso tempo beni esclusivi per
pochi e beni puramente pubblici, e la loro produzione strettamente
collegata. Insieme con il procurarsi opportunità di coltivazione per i membri
locali, questo progetto aiuta a mitigare la crescente disconnessione
dei residenti cittadini dalla natura. Il contatto con gli spazi verdi
migliora il benessere psicologico e la salute mentale. Per molti
coltivatori che hanno sperimentato l’isolamento e la solitudine,
l’orto condiviso è diventato un importante elemento di studio delle
loro vite contribuendo al loro benessere, anche per le persone con
particolari problemi mentali che usano gli orti per la terapia verde.
infine, per i coltivatori, essere parte di una comunità è di per se
stesso un vantaggio, una specie di simbolico bene pubblico che
potrebbe essere considerato un importante modello di esperienze
collettive.

Gli orti condivisi non apportano miglioramenti alla qualità della vita
solo ai coltivatori ma forniscono notevoli vantaggi ecologici, sociali
e culturali per l’intera popolazione. Da una prospettiva ambientalista
, questo progetto su una piccola scala contribuisce alla bellezza del
paesaggio e al miglioramento dei servizi dell’eco sistema in diversi
modi: migliora la qualità dell’aria in un contesto urbano inquinato,
riduce la distanza di trasporto dal produttore al consumatore ,
promuove la biodiversità all’interno dei limiti della cinta urbana,
dal momento che gli orti urbani incoraggiano l’impollinazione, e sono
un rifugio per la vita libera come piante selvatiche, insetti,
uccelli.

La costruzione della comunità è un altro fattore chiave per il
successo dei giardini condivisi dal momento che essi permettono di
sviluppare relazioni, capitale sociale e di fiducia tra i locali
utenti. In questo processo , la conoscenza esterna del fenomeno (oltre
la comunità locale) gioca un ruolo importante nel promuoverne la
diffusione : i mezzi di comunicazione di massa enfatizzano lo
stimabile ruolo dell’orto condiviso nella sostenibilità urbana,
apprezzando la sua funzione come spazio pubblico aperto con positivo
valore ambientale. Questo progetto è stato anche oggetto del film
documentario I giorni della Merla.