Cava de’ Tirreni: Bomba Sociale “Città Unita”

Abbiamo ritenuto doveroso rappresentare alle massime autorità dello Stato la questione connessa agli incarichi rivolti dall’Autorità Giudiziaria ai sindaci per l’abbattimento dei manufatti realizzati senza titolo edilizio che, secondo le disposizioni dettate dall’art. 31 del D.P.R. n. 380/2001 (Testo Unico Edilizia), “vanno demoliti a cura del responsabile dell’abuso oppure del Comune, in caso di accertata inottemperanza da parte del privato all’ordine di demolizione”. Onesta la situazione attuale:

Pratiche diniegate ai sensi delle legge   47/85: n.95,  da demolire

Pratiche diniegate ai sensi delle legge 724/94: n.67, da demolire  

Pratiche diniegate ai sensi delle legge 326/03: n.63, da demolire

Pertanto restano da definire ai sensi delle legge 47/85:n.413

Pertanto restano da definire ai sensi delle legge 724/94: n.475

Pertanto restano da definire ai sensi delle legge 326/03: n.1144

Ancora sub iudice e a rischio abbattimentoA queste vanno aggiunte circa 1.000 abusi edilizi realizzati dopo il 31/03/2003, senza condono e quindi sicuramente di demolire.Per un totale complessivo di case  a rischio abbattimento, pari a  2.369. “Gli abbattimenti delle case abusive e/o parzialmente abusive in Campania ed a Cava de’ Tirreni (SA), sono una vicenda senza precedenti e di una immane complessità, pertanto, inviamo un accorato appello al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro per le Politiche Sociali, al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, al Presidente della Regione Campania, al Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Salerno, al Procuratore Generale presso il Tribunale di Salerno, affinché sia concretamente individuata ogni possibile soluzione. Il tema tocca una vasta gamma di complesse situazioni esistenziali, in cui si intrecciano interessi pubblici primari che entrano in conflitto tra di loro, ponendo l’ Amministrazione Locale e tante altre sparse per la Campania  in una condizione di impossibilità giuridica a provvedere nel senso richiesto dalla norma e dall’Autorità Giudiziaria, per non comprimere beni fondamentali e cagionare un danno sociale ed economico maggiore di quello che si vorrebbe rimuovere con gli abbattimenti”. “Attualmente la vicenda degli immobili abusivi è vista in una prospettiva mono dimensionale: la tutela dell’interesse pubblico urbanistico. È agevole affermare che la loro sorte è l’abbattimento. Ma se si cambia prospettiva e si effettua un’analisi più approfondita ed imparziale, che tenga conto della fitta trama di interessi pubblici coinvolti nella vicenda, questi immobili assumono ai nostri occhi le sembianze di entità materiali dotate di vitalità, similmente agli organi pulsanti ed animati del corpo umano, poiché al loro interno trovano riparo e vivono centinaia di famiglie composte da uomini, donne, bambini, anziani e soggetti deboli che in quegli spazi realizzano la propria esistenza e dignità umana e non da adesso, ma da lungo tempo”. “Di certo l’abusivismo di necessità è un male da condannare ma non può essere ignorata la circostanza che l’esecuzione degli incarichi di demolizione ad opera dell’Amministrazione comunale, doverosamente sollecitata dall’Autorità Giudiziaria, si tradurrà nella perdita dell’abitazione per migliaia di persone, ovviamente se quantificato nell’intero territorio Campano, il numero sale vertiginosamente. È proprio in tale passaggio che si svela il cuore e la portata dirompente del problema consistente nel fatto che l’adempimento scrupoloso da parte di questa Amministrazione delle prescrizioni di legge, contenute nel T.U. Edilizia, si risolverà nella compressione o meglio nella totale distruzione di un bene di primaria importanza, la casa, che costituisce l’oggetto del diritto sociale fondamentale all’abitazione. La rilevanza costituzionale di tale diritto si fonda sui vari riferimenti espliciti ed impliciti alla casa contenuti in alcune disposizioni della Costituzione (art. 14, 29, art. 47), ma soprattutto discende dal carattere strumentale di tale bene rispetto al godimento degli altri diritti inviolabili dell’uomo di cui all’art. 2 della Carta fondamentale”. “Peraltro il fondamento giuridico del diritto all’abitazione affonda le sue radici nel diritto internazionale che, attraverso diversi trattati e convenzioni ratificati, riconosce e protegge la casa: tra le fonti internazionali può ricordarsi l’art. 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell´Uomo, l’art. 11 della Convenzione Internazionale sui Diritti economici, sociali e culturali; l’art. 27 della Convenzione sui Diritti dell´Infanzia, gli art. 14 e 15 della Convenzione per l´eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, l’art. 8 della Convenzione per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la Carta Sociale Europea e l’art. 2 della Carta dei Diritti fondamentali dell´Unione Europea. Intanto, la drammatica vicenda si trasforma in un drammatico dilemma se si pensa che, stante l’inottemperanza da parte del privato, l’Amministrazione comunale per demolire gli immobili dovrà agire con la forza se non addirittura ‘violenza’ allo scopo di vincere l’intuibile resistenza degli interessati, evenienza questa che non solo porrà seri pericoli per l’ordine pubblico e la convivenza civile, ma esporrà l’Amministrazione locale ad un emergenza sociale non gestibile. In un tempo di crisi economica mondiale, come si potrà dare una risposta alle istanze di tutela e protezione provenienti dalle famiglie, che all’indomani degli abbattimenti si troveranno prive dell’abitazione, e come sarà possibile tutelare i diritti dei minori, degli anziani e degli altri soggetti in condizioni sociali o economiche svantaggiate coinvolti dalle demolizioni? Occorre domandarsi dove potrà l’Amministrazione reperire alloggi a basso costo o terreni accessibili ad un equo prezzo da offrire agli sfollati? Come cittadini non possiamo ignorare che le recenti ricerche hanno dimostrato che la disponibilità di un alloggio è condizione essenziale per la salute ed il benessere psico-fisico della persona e che, viceversa, la mancanza di un’abitazione ingenera, in chi è rimasto senza tetto sentimenti di fallimento, commiserazione e disprezzo di sé che frustrano il pieno sviluppo della persona umana. Occorre ammettere che le Amministrazioni locali interessate al problema sono poste di fronte ad un bivio: attentare ai valori primari tutelati dalla Costituzione pur di rispettare le prescrizioni di cui all’art. 31 DPR n. 380/2001, oppure esporsi a responsabilità per inadempimento della norma sopra citata, pur di salvaguardare i diritti e libertà fondamentali dell’uomo”. “L’abusivismo costituisce una cancrena e piaga della comunità ma è altrettanto vero che la risoluzione della problematica relativa al giusto contemperamento tra l’interesse urbanistico e i diritti fondamentali della persona non può essere scaricata sulle Amministrazioni locali, ma è demandata all’Autorità Giudiziaria e prima ancora compete allo Stato e prioritariamente al Legislatore nazionale cui spetta il compito di bilanciare gli interessi, fissando le regole di comportamento. Infatti palese e marchiana e’ la violazione del diritto costituzionale per il diverso trattamento tra chi vive in immobili condonati o preesistenti e chi invece vive in immobili considerati abusivi, pur ritrovandosi tutti in zone a grave rischio idrogeologico. La stessa cosa dicasi per il divieto dovuto al vincolo paesaggistico. Non si capisce, infatti, come può costituire e provocare un impatto ambientale una casa abusiva edificata a confine con case condonate e  case preesistenti da tempo immemore, o addirittura fabbricata in prossimità o all’interno di centri abitati ?Infine con il riconoscimento del vincolo idrogeologico è stato riconosciuta la consapevolezza del grave rischio idrogeologico per le comunità ivi installate.Tale presa d’atto comporta l’obbligo, da parte degli organi competenti, –(pena la violazione penale per rifiuto di atti di ufficio. Omissione. art.328 c.p, -), di mettere in sicurezza i luoghi, in quanto, in caso di calamità naturale, a rischio e pericolo per l’incolumità pubblica vi sono non solo le case abusive, ma tutte quelle che si ritrovano nel sito incriminato. La messa in sicurezza obbligatoria, farebbe venir meno il vincolo idrogeologico, – (allo stato, comunque troppo esteso e insensato)-, consentirebbe la sanatoria di moltissime case abusive,impedendo il verificarsi di una  sicura e preannunziata strage di innocenti, i cui colpevoli sarebbero tutti quelli che pur sapendo non hanno fatto nulla.Auspichiamo che le istituzioni:  Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio dei Ministri,  Ministro per le Politiche Sociali,  Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione,  Presidente della Regione Campania, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Salerno,  Procuratore Generale presso il Tribunale di Salerno, per quanto di rispettiva competenza ed interesse, vogliano fornire il loro contributo per la risoluzione della complessa problematica che, a nostro modesto  avviso, se non affrontata metterà a dura prova l’architettura democratica e solidale dello Stato Italiano”.

 avv. Alfonso Senatore presidente associazione di “Città Unita”

avv. Marco Senatore consigliere comunale di “ Città Unita”