La reputazione online: la necessità di curare il look virtuale

Amedeo Tesauro

Se è vero che l’uomo è “animale sociale”, come sosteneva Aristotele, allora è assodato che alimentare una considerazione positiva di sé e salvaguardare la propria immagine sia fondamentale. Del resto la costruzione di un’adeguata nomea è esigenza umana da sempre, ma lo è tanto più oggi in un’epoca accelerata e frenetica in cui troppo spesso manca il tempo per conoscere e bisogna colpire al primo istante con la propria apparenza. Non si tratta, però, soltanto di una necessità estetica, esistono ripercussioni concrete per il mancato “impatto”, conseguenze che si traducono in occasioni perse a vantaggio di chi invece è riuscito a impressionare meglio. Del resto lo testimonia la nostra ansia prima di un colloquio di lavoro (e i migliaia di manuali dedicati all’argomento), le problematiche prima di incontrare qualcuno e tante altre situazioni in cui desideriamo presenziare bene e subito stabilire un contatto in maniera convincente. Se dunque costruirsi una reputazione è importante e nessuno lo negherebbe, allo stesso modo sussiste oggigiorno la necessità di lavorare alla propria immagine in un mondo non fisico ma tremendamente presente come è Internet. Sono però pochissimi coloro i quali comprendono la “memoria lunga” della Rete, quelli che capiscono come ogni parola spesa ed ogni frase buttata su un blog rimangano alla vista di tutti. C’è innanzitutto un problema di privacy con cui l’utente deve rapportarsi con gli strumenti adeguati, tenendo presente come oggi il diritto alla privacy non sia più inteso come il non voler far sapere nulla di sé, ma si fondi sull’avere potere su ciò che si lascia trapelare (chi ha accesso ai miei dati? come? a che scopo?). Un’esposizione simile, tante informazioni che prima rimanevano conoscenza di pochi, oggi sono potenzialmente alla mercé di tutti e bisogna saper “filtrare”; nessuno vuole che il proprio capo sappia di come si è a alzato il gomito la sera precedente o che veda delle nostre foto in situazioni familiari e “informali”, si desidera che certe cose di sé non arrivino al grande pubblico. Il connubio tra la Rete e la realtà è ormai tanto forte che le questioni valide nel mondo fisico si ripercuotano nel virtuale e viceversa, vale per il nostro curriculum e la possibilità che ad esso sia associato un profilo di un social network, ma vale tristemente anche per i casi di cyber-bullismo di cui spesso leggiamo. Tutelarsi è fondamentale, leggendo bene i contratti e non aderendo alla cieca a qualsiasi condizione, pensando a ciò che si voglia sia noto e agli effetti collaterali della nostra scelta. Seppur sia fortissima l’esigenza per il singolo, a fare i conti con lo spietato giudizio della Rete sono anche le grandi aziende e gli esercizi commerciali. La rivista inglese Guardian riferisce del crescere costante del business dell’online reputation management, ovvero servizi per la salvaguardia della propria immagine online. Nascono infatti società che si occupano di gestire la reputazione online dei soggetti che lo richiedono, cercando di limitare la visibilità dei commenti negativi, lavorando di propaganda lì dove non sembra tale, incrementando la considerazione del cliente. Andreste a cena in un ristorante di cui tutti vi hanno parlato male? Comprereste mai un prodotto in Internet che ha perlopiù giudizi negativi? Ambiti diversi, stesse problematiche.