Finanziamento pubblico ai partiti: 1×1000

 Enzo Carrella     

Stop al finanziamento pubblico ai partiti? Anzi no..finanziamolo con l’1 per mille  . Pronto il disegno di legge  che, forse,  lo vedrà applicato tra qualche anno. Presentato dal Premier Letta  un piano con linee guida  per funzionamento e trasparenza dei partiti politici.  In un  conseguente successivo  (e laconico ) comunicato ne anticipa i contenuti, tra cui  
– l’abrogazione delle vigenti norme sul finanziamento pubblico dei partiti;
– la definizione di procedure rigorose in materia di trasparenza di statuti e bilanci dei partiti;
– la semplificazione delle procedure per le erogazioni liberali dei privati in favore dei partiti, ferma l’esigenza di assicurare la tracciabilità e l’identificabilità delle contribuzioni;
– l’introduzione dei meccanismi di natura fiscale, fondati sulla libera scelta dei contribuenti, a favore dei partiti;
– la disciplina di modalità di sostegno non monetario al funzionamento dei partiti in termini di strutture e servizi».

Apprezzato   il  solo formale  impegno  del nuovo governo perché sul piano    sostanziale nulla cambierebbe sia per i tempi ( chiarito da Letta che si interverrà con disegno di legge i cui tempi di promulgazione saranno  “tipicamente” lunghi per il coinvolgimento di entrambi i rami del parlamento) che per “il gettito” derivante dall’ipotetico 1 per mille irpef ( difficilmente discostante dall’attuale fiume di denaro  depositato nei forzieri “politici). C’è – inutile negarlo –  chi commenta criticamente  la scelta di Letta  del disegno di legge quale strumento per la modifica dell’attuale  piattaforma del “finanziamento a pioggia dei partiti “  anche se è opinione diffusa che tale indicazione non sia  sia intervenuta casualmente.  Togliendosi dagli impicci  ( rectius  da un collettivo  impeachment politico ) il Leader letta ha preferito scaricare  ai partiti  il compito di attenuarne  l’esagerato   volume  attribuendone ai medesimi   tempi  e modalità  di applicazione. Ci sarà, pertanto,  tutto il tempo per ripercorrere Il trend degli anni scorsi con un  progressivo aumento della somma  che ha visto  moltiplicare   l’unità di misura ( contributo) sulla base del  numero degli elettori alla Camera (da 800 lire nel 1993, a 4000 lire nel 1999, fino a 5 euro dal 2002 in poi),   rimborso delle spese per il Senato alla inclusive  e  la non interruzione del rimborso in caso di scioglimento anticipato delle Camere a partire dal 2005.   Misure che hanno determinato il deciso innalzamento della contribuzione pubblica riportato in tabella Tabella 1. Spese riconosciute e contributi erogati ai partiti 2004-2008 (valori in euro)

Elezioni Contributi Spese Contributi –Spese Contributi/Spese
Europee 2004 246.625.344,75 87.243.219,52 159.382.125,23 282,69
Regionali 2005 208.380.680,00 61.933.854,85 146.446.825,15 336,46
Politiche 2006 499.645.745,68 122.874.652,73 376.771.092,95 406,63
Politiche 2008 503.094.380,90 110.127.757,19 392.966.623,71 456,83

Fonte: Corte dei Conti (2009), Collegio di Controllo sulle spese elettorali

Come potrà notarsi la riforma della disciplina dei rimborsi elettorali ha progressivamente innalzato non solo l’importo dei fondi ma anche il numero dei beneficiari che hanno avuto accesso  al finanziamento pubblico. Nel periodo 2001-2008, infatti, le forze politiche che hanno ricevuto rimborsi sono più che triplicate, passando da 30 a 94 (Pacini 2009). Pur vero , però, che negli ultimi quattro anni  è risultato vistoso  il  “taglio dei costi della politica”  ( pari a quasi il  30 per cento) culminato nel luglio del 2012  ( legge n. 96/2012)   con un contenimento di  contributi pubblici che  per il 2012  ha visto scendere l’asticella ( dai 182 ) ai 91 milioni ( con progressive   riduzioni  anche per gli anni successivi). A favore  della legge 96 votarono Pd e Pdl con  Lega astenuta e , addirittura ,  Idv contraria. Il risparmio  così ottenuti  con i tagli del 2012 e del 2013 ( pari a 165 milioni di euro) sono stati trasformati in aiuti alle regioni colpite dai terremoti dell’Abruzzo e dell’Emilia. Ora – con la novella di Letta – si punta ad abrogare tali  norme  per sostituirlo con un meccanismo fondato sui liberi contributi dei cittadini ,  l’1 per mille per l’appunto. Cambierà qualcosa? Probabilmente poco   e a confermarlo intervengono   in nostro aiuto    i dati Cei sulla “distribuzione del business 8 per mille” .

 

           INCASSI TOTALI CEI 2008 – 2012

                       8 per mille    

Anno

 

Milioni di euro

2008

  1.003

2009

  968

2010

  1.067

2011

  1.119

2012

  1.148

 

A conti fatti , pertanto, se su un potenziale gettito annuale  irpef   di 143,5 miliardi di euro , la Chiesa ne “guadagna”  1148 milioni, ai partiti politici  il relativo “incasso” ( al netto delel spese)  potrebbe  assestarsi attorno ai  143,5 milioni di euro. C’è però da aggiungere che tali analisi è corrispondente ad un totale “introito” per lo Stato di un prelievo irpef in tempi , per così dire, normali e non – come quelli attuali- di profonda crisi   economica /finanziaria  che ha visto- negli ultimi due anni –  allineare il reddito medio degli italiani nella “zona franca” dei 10 mila euro  dove non esiste tassazione per  il mix  di detrazioni spettanti ai contribuenti( con  conseguenti mancati  introiti all’erario)    Spetterà ai politici stessi aumentarne le potenzialità con un accorto  ( e incisivo) programma di sviluppo “economico”   coniato su  un  calzante  slogan  del tipo  “ più  lavoro uguale più tasse  e maggior benefici ai partiti politici “.     

 * dottore commercialista e giornalista economico  vcarrel@tin.it

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