L’Italia chiede a viva voce, il presidente degl’ Italiani dalla grande storia

 Giuseppe Lembo

Il nostro Paese, si può salvare solo guardando al suo passato, di cui tanti esempi sono un importante valore di riferimento per il nostro futuro. La cultura del passato ci serve; ci deve accompagnare in modo virtuoso se non vogliamo cancellare ed in modo definitivo la nostra speranza di futuro. Ci serve, perché ricca di valori; ci serve, perché si esprimeva in modo compiuto attraverso il noi condiviso; ci serve, per vincere l’egoismo assordante dell’io che da padrone della scena, si impone prepotentemente e non permette né il dialogo, né la condivisione, né la partecipazione, ma solo e sempre, arroganti azioni di un titanico e sempre più feroce egoismo del tutto per sé, della sola universalità della propria persona, anche se trattasi di persone a volte con forti e marcate caratteristiche di inequivocabile imbecillità umana. Tutto questo crea fastidiosa indifferenza; crea sdegno e rabbia, soprattutto quando diventa una inopportuna e violenta spettacolarizzazione mediatica di un comunicare che, tradendo se stesso, agisce come potere del potere, cercando quel consenso avvelenato che è l’espressione di un fare italiano da ormai prossimo ed inarrestabile declino. Che fare? Prima di tutto, correre ai ripari cancellando almeno alcune delle più gravi distorsioni che sono alla base del nostro modello di società – potere, assolutamente fallimentare, la causa prima di un affossamento già da tempo annunciato e diabolicamente ed a passi veloci sempre più vicino.

Il primo responsabile dello sfascio Italia è il potere arrogante ed allo stesso tempo inconcludente della politica che, ormai messi da parte i progetti di una società nuova, sviluppata e culturalmente capace di allinearsi agli altri del mondo, sempre più attenti al cammino dell’uomo del nostro tempo, chiudendosi a riccio nell’ambito disumano del proprio essere potere, fonte di possibili privilegi, fa vivere il Paese alla giornata, con comportamenti diffusi del tutto per sé.

Ma così non si va da nessuna parte. Così non si fa altro che organizzare consapevolmente la fine di questo nostro malcapitato Paese.

Io sono positivo e nonostante i tanti segnali che ci dicono che i ladri di futuro ci hanno ormai rubato anche la speranza, voglio comunque credere nella speranza di una nuova Italia, con italiani veri e responsabili, capaci di conoscersi, di conoscersi bene e di saper pensare in modo unito e solidale ad un insieme italiano che, per il bene di tutti, sappia mettere da parte i tanti inciuci di un potere logorante e logorato, sempre più fine a se stesso e fortemente dannoso all’Italia ed agli italiani che pretendono, come loro diritto naturale, un futuro certo per sé e per i propri figli che, tanti malvagi soloni del niente vanno criminalmente cancellando giorno dopo giorno, lasciando come eredità non la Bella Italia, ma solo tanti e diffusi sepolcri imbiancati.

Che fare per salvare l’Italia? Prima di tutto guardare al suo passato; ai tanti esempi nobili dei nostri padri della Patria, dai costituenti ai protagonisti eccellenti dei primi e sofferti passi di italiani virtuosi da Ferruccio Parri all’avvocato napoletano Enrico De Nicola, il primo Presidente eletto dall’Assemblea Costituente che diede esempio di grande semplicità ed umiltà, rinunciando a tutti i privilegi, tanto da entrare al Quirinale con un cappotto che, quando ne uscì era lo stesso, rivoltato; e ancora, che dire di Luigi Einaudi, il Presidente degli italiani eletto nel 1948, con una vita eccezionalmente operosa; si impegnò in una battaglia liberista dai connotati fortemente etici prima ancora che economici, avendo come interlocutori una classe imprenditoriale dinamica e moderna ed una visione della vita, intesa come lotta e sacrificio, assolutamente sgombera da ogni forma di parassitismo; l’assoluta correttezza del suo settennato è testimoniata dal libro “Lo scrittoio del Presidente”, del 1956.

Continuando la grande storia, un ulteriore importante riferimento positivo per il Presidente che verrà è la figura di Sandro Pertini, una figura altamente umana e sempre attenta a svolgere un ruolo di primo piano a tutela dell’Italia e degli italiani; Pertini seppe saggiamente guidare unitariamente il Paese anche in momenti difficili e politicamente conflittuali.

Fu attento a costruire il futuro italiano, pensando in modo positivo al ruolo concretamente intelligente di una dinamica classe imprenditoriale.

Lungo è il discorso che si può fare sugli esempi virtuosi degli uomini del passato che hanno contribuito, passo dopo passo, a costruire in modo virtuoso il cammino della nostra storia recente, lasciando segni incontrovertibilmente importanti e ….. tutti da imitare.

Purtroppo, oggi viviamo un momento di grande confusione e di un fare senza prospettive della politica sempre più avvitata su se stessa e per niente attenta alla gente, alla società che soffre per i mali crescenti, colpa di chi, con arroganza, pone al centro della scena solo se stesso, escludendo sempre più il ruolo guida ed il cammino condiviso, eredità di un passato tutto da conservare se si vuole evitare l’avventura nefasta di un disastro finale, assolutamente senza appello.

Le grandi convergenze politico-istituzionali accompagnarono dal giugno 1945 al gennaio 1948 i lavori della Costituzione, permettendo al Paese di rialzarsi e di rialzare la testa dopo il lungo declino nazifascista.

Tutti insieme si trovarono a decidere per il bene dell’Italia e degli italiani; tutti insieme scrissero attraverso la Costituzione il loro testamento con parole e contenuti che, ieri come oggi, rappresentano la via maestra da seguire per il futuro che ha assolutamente bisogno, come per i padri costituenti, prima di tutto, dell’eguaglianza dei cittadini, del pieno sviluppo della persona umana, della condanna della guerra, della promozione delle autonomie locali, di nuova funzione sociale della proprietà, del diritto al lavoro, alla salute ed all’educazione.

Nasceva, per loro forte e decisa volontà, il nostro Stato democratico fondato sul lavoro e sul rispetto del cittadino, parte attiva della società italiana guidata dalla buona politica chiamata ad agire per il bene del Paese e ad impegnarsi per rinnovare rinnovandosi e realizzando tutte quelle riforme necessarie allo sviluppo ed alla crescita; tanto, rincorrendo attivamente il più generale sviluppo che si andava intanto realizzando in altre parti del mondo e soprattutto in Europa ed in Occidente.

Purtroppo, ancora sono rimaste in piedi situazioni incompiute che oggi diventano altrettante ed inopportune occasioni di scontro tra le diverse parti politiche.

Le une sono contrapposte alle altre; così facendo, non garantiamo la governabilità del Paese e, più da nemici che da oppositori, si guerreggia senza risparmiarsi colpi, rendendo così sempre più distante la politica dai cittadini che a proprie spese, pagano un alto prezzo, il frutto di una malapolitica o ancora peggio di un vuoto assordante di politica che non sa più garantire assolutamente niente agli italiani, oggi più che mai, alle prese con una sopravvivenza sempre più difficile.

Il bene comune dell’Italia unita e degli italiani è un bene assolutamente intoccabile; a nessuno, è dato ostacolarne il corso, ritardando il necessario rinnovamento dello Stato e dei suoi rapporti con il cittadino, per rispondere positivamente ai bisogni concreti della società dovuti, tra l’altro, all’incapacità del fare ed alla poca credibilità della politica, tutta attenta a garantire se stessa ed a conservarsi i privilegi, a danno della gente, conservandosi mummificata attraverso la politica-potere.

Questa è l’Italia di oggi; è, purtroppo, ammalata di una ingovernabilità ormai senza via di uscita che non ci porta da nessuna parte se non al disastro finale.

Quest’Italia politicamente ammalata sta manifestando al mondo tutto la gravità di tutti i suoi mali; tanto, anche attraverso l’incapacità di dare al Paese, a 50 giorni dalle elezioni, un governo democraticamente eletto.

L’Italia è, ormai prossima al disastro finale; tanto, ci accadrà, complice la disumana indifferenza dei politici senz’anima anche di fronte ai ripetuti omicidi-suicidi di Stato.

In questo clima degli uni contro gli altri armati, tutti attenti ad inutili e pericolose rendite di posizioni, c’è da eleggere il Capo dello Stato.

Sarà il Capo di tutti gli italiani o avremo il Presidente di una sola sua parte che, poi strumentalmente, si cerca di utilizzare per i propri fini di potere? L’augurio da italiano vero, assolutamente al di fuori dei giochi di potere, è che i grandi elettori, in rappresentanza del popolo italiano sappiano almeno in questa occasione, capire gli italiani, capire che cosa chiedono gli italiani. Chiedono a viva voce all’armata brancaleone della politica, prima di tutto, il rispetto italiano tradito che viene a ciascuno dal diritto costituzionale di ogni cittadino italiano protagonista del proprio destino e quindi anche di un Presidente della Repubblica, unanimemente scelto, proveniente non dai ranghi parlamentari, ma da un’intelligente società civile da sempre umiliata, ma fortemente determinata e capace di ridare la perduta dignità alla politica ed una unitaria guida italiana assolutamente illuminata e capace di garantire al Paese, un futuro di pace, di sviluppo, di crescita umana, sociale, economica ed un nuovo cammino di speranza ormai rubata e non più di casa nella malgovernata società del nostro Paese dove, tra l’altro, nella più generale indifferenza non si dà nessun peso ai tanti morti suicidi che pesano come un macigno sulla coscienza di chi non sa assolutamente garantire la vita della gente costretta a scegliersi l’infame libertà del cappio al collo.