Agropoli: ospedale, rinviata chiusura, ma solo questione di tempo!

Amedeo Tesauro

I più attenti alle news locali avranno sicuramente colto la gravità di quanto sta succedendo ad Agropoli, dove si sta combattendo una dura battaglia in nome dell’ospedale. La vicenda: in applicazione del decreto 49/2010 viene prevista la riconversione del plesso agropolese, un declassamento delle sue funzioni con conseguente necessità di smistare le emergenze altrove; i cittadini e le istituzioni si mobilitano, ne segue una vicenda legale il cui ultimo atto è il provvedimento del TAR di Napoli che sancisce la sospensione delle misure al 19 giugno quando vi sarà una nuova udienza. Alla base della decisione dell’Asl di Salerno la necessità di tagliare i costi e evitare gli sprechi: i dati in possesso dell’Azienda Sanitaria Locale testimonierebbero un’inefficienza nella gestione tale da costare ogni anno, parole del direttore generale Antonio Squillante, 7 milioni di euro. Oltre alla cattiva economia anche l’efficacia dei trattamenti viene messa in discussione: con riferimento a un’indagine del Sole24Ore si è definito l’ospedale il secondo peggiore d’Italia nel trattamento degli infarti e patologie similari, rilevando come in pochi giorni i degenti decidessero di spostarsi in altri luoghi di cura. L’opposizione tra l’ente locale e gli agropolesi è però una battaglia fatta anche di cifre, così ai dati dell’ASL fanno seguito quelli del comitato pro-ospedale che rivela l’importanza strategica di una struttura che ha accolto più codici rossi rispetto ai plessi di Eboli o Vallo della Lucania, un nosocomio forse gestito male ma non più di altre realtà nel quadro campano che in toto si rivela desolante. Certo è paradossale la storia di un ospedale che va incontro alla chiusura dopo meno di un decennio di attività (dal 2004), laddove l’apertura ne ha richiesti ben tre di decenni, trent’anni in attesa che una città di oltre 20 mila abitanti stabili, con un turismo estivo di dimensioni piuttosto larghe, potesse pregiarsi di un centro locale per le emergenze. Il rinvio di una decisione definitiva al 19 giugno permette di sviluppare qualche ultima disperata iniziativa nel tentativo di modificare un esito già scritto, tuttavia appare ovvio che la chiusura di un ospedale si realizza non solo ufficialmente con atti pubblici, ma anche concretamente con il depotenziamento dei servizi; il presidio agropolese si avvia verso questa strada, senza il rinnovo dei finanziamenti si prospetta una “morte lenta” che prefigura la futura riconversione. Quest’ultima consisterebbe  in un potenziamento degli ambulatori e la formazione di un Psaut, ovvero un pronto soccorso per piccole emergenze, con tre ambulanze pronte a stabilizzare i pazienti per poi trasferirli dove compete; poca roba per la domanda e troppi i chilometri (trenta) dal più vicino ospedale. Se il sindaco Franco Alfieri ha invitato gli altri amministratori locali a unirsi alla causa, la popolazione, già scesa in piazza in oltre tremila unità lo scorso 6 aprile, è pronta a occupare reti ferroviarie e autostradali, come annunciato dall’avvocato Giovanni Basile, capo del comitato civico pro ospedale.