Suor Maria Pia Giudici e le poesie agli angeli

 don Marcello Stanzione

Maria Pia Giudici, suora salesiana, è nata a Viggiù, Varese nel 1922 e quindi ha superato i 90 anni di età. E’ zia del vescovo di Pavia  mons. Giovanni Giudici. Ha insegnato e si interessata di educazione e di mass media. Dal 1977 si è stabilita a Subiaco (Rm) per abitare con un pugno di consorelle Figlie di Maria Ausiliatrice l’eremo di san Biagio, sul monte Taleo, posto sopra il santuario benedettino del Santo Speco. Tra le sue pubblicazioni:  Angeli. Note esegetiche e spirituali (Città nuova 1995); Piccole storie dal Monte Taleo (Appunti di Viaggio 1997), Ritorniamo mal cuore. Lectio divina di pagine bibliche e pensieri dei Padri (Ivi 1999), Il viaggio irrinunciabile. Lectio divina sul passaggio dalla dispersione all’essenzialità (Paoline 2007); Elogio della vita (Paoline 2009). Nel suo libro “ Gli Angeli. Note esegetiche e spirituali” che ha avuto un grande successo editoriale, alla fine del testo la religiosa salesiana riporta alcune poesie da lei composte:

Gli angeli

Dalle nostre chiuse dimore

Dove troppo spesso

Giochiamo a una parvenza di vita

Prigionieri di beni

Caduchi e fallaci,

afferrateci voi,

Angeli,

fulgidi Fratelli

d’immateriale forza e beltà.

Nel vostro essere gorgo di luce

Attorno a “colui

Che è che era e che viene”,

possiamo essere

anche noi attirati

e polarizzati

e finalmente centrati in lui

con la mente e col cuore,

fino alle radici dell’essere.

Dalle nostre opache dimore

Dove l’ “io”

Malato di tenebra

Sempre più svigorisce

Si chiude e s’affanna

In beni di bitume e di paglia,

liberateci voi,

Angeli,

vivili e amorevoli Fratelli.

Nel vostro essere spirale di luce

Attorno a colui

Che è “il Primo e l’Ultimo”,

l’Alfa e l’Omega,

il Principio e la Fine”

d’ogni più riposto desiderio

del cuore umano

e della storia

e del cosmo,

possiamo esser anche noi attirato

e vivificati

e pacificati

fino a diventare

lode della sua immensa gloria.

All’angelo custode

Nel tuo silenzio

La mia vita dispersa si raccoglie

Come calmo scorrere d’onda

Nel canto dell’ultima luce.

 

    Nella tua preghiera

La mia sete infinita si placa

Come per vena d’acqua improvvisa

Sull’erta d’arido monte.

 

    Nel tuo amore

Il mio cuore illimpidisce in fiducia

Come lucerna avvivata

Dal fluido calarvi dell’olio.

 

    O Angelo della lode

E della contemplazione eterna,

Angelo adorante,

prendi nel cavo delle pure mani

il guizzo breve della mia vita

e fanne un osanna di fuoco

che non si estingue più.