Riceviamo e Pubblichiamo: Nocera Inferiore- Come l’aggressione ad una donna mi fa un sacco bello

 Gentile Direttore, Le scrivo per commentare, insieme a Lei e ai suoi lettori, l’aggressione di cui è stata vittima una dirigente medico di Chirurgia d’Urgenza del PO “Umberto I” di Nocera Inferiore dell’ASL/SA,  alla fine del turno pomeridiano di lavoro, ad opera di due sconosciuti, nel parcheggio dell’ospedale.  Un fatto che nella sua gravità si è ben prestato ad essere occasione  e passerella per chiunque, noto e meno noto, volesse – con frasi fatte e al prezzo di una  spicciola solidarietà – mostrarsi al pubblico, senza essere poi nella sostanza utile ai fatti, ma  restando in sostanza inchiodato, più che al minuto di visibilità, alle proprie responsabilità e alle proprie inadempienze. Partiamo dal  Direttore Generale. Affettuoso, premuroso e puntuale, per primo rilascia un comunicato stampa ufficiale, pubblicato sul sito dell’Azienda e sui  quotidiani. Peccato che con caratteri indelebili abbia scritto di trovare ”inconcepibile   che un medico si debba difendere sul luogo di lavoro”, noi invece diciamo che avrebbe dovuto considerare tali professionisti a rischio di aggressione e difenderli da questa eventualità con una opportuna organizzazione. Peccato che pensi solo ora “di mettere in campo gli interventi necessari per porre un argine deciso  per fare in modo che gli operatori possano lavorare con tranquillità e sicurezza”, perché gli vogliamo ricordare  che  la sicurezza ed il benessere sui luoghi di lavoro sono un obbligo del datore di lavoro, come recita il D.Lgs 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.  Passiamo ai Direttori Sanitario ed Amministrativo del PO. Anche loro tra i primi a correre al capezzale della Dott.ssa e sulle pagine dei giornali, e bravi anche a trovare le falle nel sistema  di sicurezza: “Il problema sicurezza si può mitigare con la rimodulazione del front office. Per intervenire bisogna comunque  fare degli investimenti ed interventi di una certa complessità che stiamo predisponendo. Abbiamo un sistema di video sorveglianza obsoleto che alla luce di quanto è accaduto va rivisto se non rifatto con ancora più urgenza”. Peccato che, per rimodulare il front office nel PS, la Direzione Aziendale dal 7 febbraio scorso, senza lasciare  traccia di atti deliberativi, senza informare gli Organi Regionali – che sovraintendono alla organizzazione del sistema di emergenza e l’utenza -, abbia trasferito i medici specialisti in Medicina di Emergenza e PS presso la Oncoematologia del plesso di Pagani e abbia abolito la figura del chirurgo del PS nell’ospedale di 3° livello – sede di una unità complessa di chirurgia d’urgenza -,  peccato che il rapimento del neonato, avvenuto non meno di un anno fa,  non sia bastato ad indicare l’urgenza dei provvedimenti in questione. Arriviamo ai  sindacati, pronti  a sventolare la loro  vecchia sigla e il nome e cognome di tutti i loro segretari e rappresentanti, per chiedere – adesso un po’ arrabbiati –  maggiore vigilanza,  con una forza che si esaurisce in un numero di caratteri pari alla lunghezza del  loro nome e cognome. Poi  si esprimono i colleghi, nelle vesti di politici di turno, tutti di una certa area, tutti in prima pagina, compresa qualche donna, con trafiletti rassicuranti per  la Direzione Generale e invocando punizioni esemplari per i delinquenti. Infine, il Primario del PS: “E’ stato un vero e proprio attentato alla vita di una dott.ssa integerrima e precisa mai caduta in situazioni equivoche ed estremamente precisa” ; “una persona, una donna molto brava e seria”, gli fa eco il Direttore Sanitario, peccato che si tratti di requisiti che, insieme alla sicurezza dei luoghi di lavoro, sono indispensabili per erogare un LEA (livello essenziale di assistenza). Gentile Direttore, Le scrivo per gridare a tutti che non solo è stata aggredita una donna medico – ed il fatto è di per sé già grave -, ma una donna medico speciale, della  cui storia siamo da sempre partecipi. E’ stata aggredita una donna medico, Segretaria Regionale del Sindacato Professionisti dell’Emergenza Sanitaria, di cui in Campania è socio fondatore, una sigla nuova per questa nuova figura della sanità. In questa veste, ha combattuto per il riconoscimento del lavoro usurante degli operatori dell’emergenza, per il riconoscimento delle malattie degli operatori a turno e degli operatori che si fanno carico dei problemi degli altri.   Come componente dei  Comitati Pari Opportunità  dell’Azienda e dell’Ordine dei Medici di Salerno, si è battuta per la progressione della carriera delle donne medico, per la conciliazione lavoro-famiglia, per la salute della donna e dei più deboli. All’interno della Federazione  Italiana dell’Urgenza, si  è interessata  del rischio clinico e della cultura dell’errore, presupposti di una medicina più sicura. Ha sempre espresso chiaro dissenso – nelle modalità consentite dai rapporti gerarchici e dalla democrazia  sindacale – sull’organizzazione del lavoro nel PS della sua Azienda. Con pubblicazioni e docenze, ha portato questi concetti di modernità, eguaglianza ed organizzazione del lavoro in ambiti  regionale e nazionale. Alla luce di tutto questo, l’aggressione ci sembra ancora più grave: non solo un reato contro la persona, ma anche contro quanto questa – la Dott.ssa Antonella Sica – rappresenta per la comunità, un patrimonio umano e professionale, lasciato ahimè incustodito.  Auguriamo alla Dott.ssa Antonella Sica di guarire presto, e bene, perché possa in prima persona riprendere le lotte per i diritti dei lavoratori e degli ammalati.

Il Segretario Generale di SPES

 (Sindacato Professionisti Emergenza Sanitaria)

   Massimo Magnanti