La missione impossibile del soldato Bersani
Giovedì Bersani salirà al Colle per riferire sull’esito del mandato esplorativo conferitogli dal Capo dello Stato. In queste ore il segretario del Pd è alle prese con le consultazioni degli altri partiti e delle parti sociali, allo scopo di trovare una quadra che si preannuncia però complicatissima, se non impossibile. L’idea la conosciamo, è quella di mettere su una maggioranza piddina e grillina, lasciando fuori dal governo la destra berlusconiana, sconfitta per poche migliaia di voti, al prezzo di una vittoria monca al senato. Il Movimento 5 Stelle, salvo improbabili casi di “scouting” ( per chi non è avvezzo a simile terminologia, lo “scouting” è quello che più rozzamente nell’ambito del centrodestra viene definito “mercato delle vacche grasse” o più coraggiosamente “compravendita di parlamentari”), ha più volte sostenuto che non cederà alla pressante (Grillo ha usato la parola “stalking”) attività di corteggiamento del candidato premier, dato addirittura per “morto parlante” ( il copyright è dello stesso Grillo). Ma Bersani non pare curarsi di tanto sberleffo, e, anzichè desistere o considerare la sola alternativa (numericamente) possibile, cioè intavolare una trattativa a breve termine col nemico di Arcore, prova a stuzzicare la setta dei pentastellati muovendosi goffamente sul suo stesso terreno politico. E così, dopo gli annunci di dimezzamento dello stipendio proclamati dai presidenti di camera e senato, Bersani gioca al totoministri reclutando nei posti chiave dell’ipotetico governo, non esponenti della sua nomenclatura tardoberlingueriana o renziana, ma personaggi della so-cie-tà ci-vi-le. Ecco allora comparire in una sorta di Telethon della politica i nomi di Roberto Saviano, Stefano Rodotà, del costituzionalista di Repubblica dal cognome impronunciabile, di Milena Gabanelli, don Ciotti, e chi più ne ha più ne metta. L’iniziativa, che ha già scatenato sui social network una ridda ironica di altre candidature, da Zorro a Topo Gigio, mostra di per sè la fragilità di un’operazione che non sta in piedi, nè in termini aritmetici nè in termini di credibilità. Inseguire l’insultatore Grillo lungo il sentiero dell’antipolitica sarà anche un metodo ammiccante, ma lo è solo per farsi beffeggiare oltremodo da chi non ha alcuna intenzione di mescolarsi con la casta dei vecchi partiti ed ha fatto della purezza parlamentare il suo principale biglietto da visita. Bersani si trova quindi isolato in un vicolo cieco, incapace o impossibilitato per ragioni elettorali a tendere la mano al Pdl, e pressato da un pezzo consistente del suo partito perchè si faccia da parte e lasci ad altri l’arduo compito affidatogli da re Giorgio.