Liberali: abbandonare le formule e fare alcune riforme

Nel tentativo di rimediare, il conformismo dei vincitori che non hanno vinto, propaganda due scenari obbligati. Che però non stanno in piedi. Uno è la tesi di un governo di minoranza. Per la fiducia sarebbe necessario che  i grillini uscissero dall’Aula del Senato. Tuttavia, essendo il numero legale 160 (metà di 315 + 4 a vita), il centro destra (che ha 118 senatori) risponderebbe alla mossa facendo uscire  106 dei suoi da sommare ai 54 grillini (in tutto 160, cioè il numero legale) lasciando in Aula i restanti  suoi 12 a richiedere come da regolamento l’irraggiungibile numero legale. Dunque governo di minoranza impossibile. L’altro è la tesi delle dimissioni anticipate di Napolitano e la nomina del successore prima di quella del Governo. Questo scenario  ­– che suppone Napolitano pedina dei partiti – sarebbe un espediente per congelare il gabinetto Monti, incapace di concepire meno tasse e reduce dal flop elettorale. Non vedo vantaggi e comunque spetterebbe sceglierlo al Presidente, non ai partiti. Ai partiti occorre realismo. La maggioranza di governo può esserci solo su temi concordati. Le priorità del paese e le posizioni dei gruppi, selezionano due temi possibili: Europa e riforma elettorale. Sulla prima, confermando la prospettiva europea e indicando i cambiamenti democratici nella sua gestione. Sulla seconda, definendo il doppio turno insieme a semipresidenzialismo e al ridurre i costi della struttura politica nazionale e periferica. Un governo è fattibile  (stando ai programmi) abbandonando i tabù di chi si reputa destinato a vincere e non ne è capace.

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