KAZI lavoro

Padre Oliviero Ferro

Il lavoro è sempre una cosa faticosa, quando viene fatto malvolentieri. Mi ricordo che nel mese che erano venuti i miei genitori a trovarmi a Luvungi(Congo rd), sono rimasti meravigliati dal modo di lavorare dei fratelli africani. Un giorno, mia mamma vede l’operaio che insieme a un suo amico decidono di tagliare un tronco. Li guarda e vede che lentamente, lo segano. Poi si riposano, poi continuano. Alla fine, se ne vanno, senza aver finito il lavoro. Lei chiede loro perché non lo hanno finito. La risposta è molto semplice “Ne conserviamo un po’ per domani”. A questo punto non si sa più cosa dire. Ma, per la verità, bisogna dire che quando lavorano, lo fanno bene. Mi ricordo, ad esempio, il segretario parrocchiale era un tipo che lavorava ed era molto preciso. Il cuoco e il lavandaio della nostra casa avevano i loro ritmi e i loro modi di lavorare. Si cercava di velocizzarli un po’. Ma perché sudare troppo, quando si può fare la medesima cosa con calma? Che cosa cambia. L’importante è che il lavoro sia fatto. Non c’era modo di farglielo capire: due mentalità a confronto. Noi dell’Europa ci saremmo già stressati. Loro invece, con la loro calma, facevano le cose (e spesso anche bene). “Pole pole ndiyo mwendo (piano piano è il modo di fare) oppure “haraka haraka haina baraka (il troppo il fretta non è benedetto)”!